Sostenibilità

L’uomo e il clima

di Sara Bragonzi

‘La scienza ci dice che è in corso un cambiamento climatico, che questo è causato dall’uomo, che in futuro alcune risorse e alcune regioni del pianeta potrebbero non essere più utilizzabili nei modi in cui siamo abituati e che per arrestare questo processo occorrono interventi drastici’ sono parole che arrivano da Bruno Carli membro dell’Accademia dei Lincei, già direttore di ricerca al CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel suo libro ‘L’uomo e il clima’.

Dopo aver affrontato in modo comprensibile ai più i grandi processi in corso, naturali e antropici, che stanno cambiando il clima l’autore azzarda una prognosi su come potrebbe essere il clima al 2100. La quantità di innalzamento medio della temperatura e del livello del mare dipenderà da quanto sapremo fin da ora intervenire sulle emissioni di gas che alterano il clima. In ogni caso però l’aumento sarà consistente con conseguenze difficilmente prevedibili a livello locale, che impatteranno sulle vite dei nostri nipoti.

I cambiamenti climatici non sono affatto un problema scientifico. Come scritto chiaramente all’inizio del capitolo finale citato prima, il tema è tutto politico.

La scienza ha fatto da tempo il suo dovere e ha compilato migliaia di ricerche che concordano su cause, dinamiche e scenari su come sarà il clima del futuro, spesso condensate in articoli scientifici e libri più divulgativi di cui abbiamo parlato anche qui recentemente .

Anche la società se ne sta accorgendo e sono molte le aziende che puntano sull’efficientamento energetico, la ricerca di nuovi materiali meno inquinamenti e a migliori prestazioni a fronte di un uso minore di risorse.

Ora appunto il tema è tutto politico, come la presidenza Trump ci ricorda ogni giorno che passa.

La scienza ha parlato e tocca ora a chi abbiamo scelto di eleggere per rappresentarci dover decidere quanto e come impegnarsi per il benessere della collettività a lungo termine.

L’accordo globale che ha permesso negli anni 80 di mettere al bando il gas CFC che danneggiavano lo strato di ozono che ci protegge è stato il primo caso in cui una accordo globale ha funzionato. Grazie all’impegno che ha messo insieme le nazioni, il settore chimico che ha saputo in tempi brevi trovare prodotti sostitutivi e i cittadini che hanno imparato a usare i nuovi prodotti e dismesso i vecchi apparecchi il problema del buco dell’ozono si sta risolvendo, anche se ci sono volute decine di anni dai primi allarmi lanciati dagli studiosi.

Per il clima la faccenda è molto più complessa. Ci sono numerose cause in gioco, gli effetti si vedranno in tempi lunghi e le azioni da fare sono costose e difficili.

Limitare da una parte le emissioni grazie ad accordi globali come quello siglato a Parigi nel dicembre 2015, ma anche attraverso strategie energetiche nazionali, e dall’altra mettere in atto interventi costosi, lunghi e difficili per adattarsi agli inevitabili e poco prevedibili con precisione cambiamenti locali del clima sono le sfide che attendono la classe politica in questo decennio.

Un piccolo libro come questo fornisce alcuni strumenti e riflessioni utili a tutti perché come ricorda Carli nelle ultime righe

‘Non sappiamo ancora la conclusione di questa storia. Che dipenderà da quali strumenti di convivenza sociale sapremo sviluppare per affrontare le nuove sfide globali’.

Bruno Carli

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