Formazione

L’uomo che ce le fa bere (e mangiare) tutte

Ritratto di Romano Marabelli, il capo del Dipartimento sanità pubblica

di Gabriella Meroni

Nessun dorma, canta il principe Calaf nella Turandot. Dormite pure, sussurra da quindici anni Romano Marabelli, principe della calma, campione della serenità, testimonial ideale delle ditte di ansiolitici. Crisi da mucca pazza, scrapie ovina, polli alla diossina, maiali vescicolati, sementi ogm, pesticidi, lingua blu, influenza aviaria? «Nessun allarme», è il ritornello di Marabelli, che nella sua carriera di capo dipartimento della Sanità pubblica e veterinaria del ministero della Salute ha dovuto far fronte a tutte queste emergenze. Riuscendo sempre a venirne fuori tranquillo, rilassato, come dopo una bella notte di sonno. Attraverso 11 governi Eppure, i suoi guai li ha avuti anche lui. Venerdì 25 novembre è stato interrogato a Roma, come testimone, dagli investigatori della Forestale che per la procura di Ascoli si occupano della vicenda del latte per bambini contaminato dall?inchiostro itx. Non è la prima volta. Pavese di nascita, classe 1954, dirigente del ministero dal lontano 1991, un aspetto pacioso da omino di burro di collodiana memoria, Romano il Tranquillizzatore è stato messo sotto inchiesta dalla procura di Torino per la disastrosa gestione dell?emergenza mucca pazza e oggetto di un esposto a quella di Roma per disastro colposo; i Verdi e le associazioni dei consumatori hanno chiesto più volte le sue dimissioni e il Consiglio regionale della Sardegna ha impegnato con una mozione il governo a verificare le condizioni per un suo allontanamento. Ma ci vuol altro per scalzare un supertecnico che ha attraversato 11 governi e otto ministri, restando sempre in sella, anche se dietro le quinte. Quando deve per forza uscire dal cono d?ombra, perché lo trascinano davanti alle telecamere o Storace gli fa firmare querele contro il presidente della Nestlé, Marabelli soffre, si imbarazza, tentenna. Ma è un attimo. Anche perché in poco tempo l?ombra lo ringhiotte, con gli incarichi che hanno fatto di lui un vero mandarino della sicurezza alimentare: membro del Comitato scientifico per l?alimentazione animale della Ue, è stato vicepresidente dell?Emea (l?agenzia Ue sulla sicurezza dei farmaci), responsabile dell?Oie (organismo per la sanità veterinaria del Wto), consulente dell?Assalzoo (l?associazione di produttori di mangimi animali), commissario del Cnr sulle biotecnologie. Ha fatto parte di tutte le task force sulla Bse, dell?unità di crisi sulle quote latte, del gruppo di lavoro sui rischi biologici, del comitato sul benessere animale, della commissione per la ricerca sanitaria. Accanto agli incarichi ufficiali, Marabelli coltiva amicizie importanti: si sa, ad esempio, che è vicino ai produttori di carne e al presidente della loro associazione di categoria, Assocarni, che di nome fa Luigi Cremonini. Con lui si presentò a una memorabile puntata di Porta a Porta dedicata alla crisi di mucca pazza, scoppiata alla fine del 2000 con la scoperta di migliaia di casi di Bse in Europa. Allora il Tranquillizzatore diede il meglio di sé, dichiarando che «in Italia non si sono verificati casi di mucca pazza, grazie anche all?efficienza dei servizi veterinari». Peccato che i veterinari non potessero sapere se la malattia ci fosse o no, visto che gli unici test efficaci, che dovevano essere autorizzati da lui, non erano ancora partiti. Pagine al vetriolo Però l?omino di burro era sereno. A gennaio 2001, con i controlli ?veri?, si scoprono i primi casi, e lui finisce sotto accusa: il procuratore Guariniello a Torino lo mette sotto inchiesta, in Parlamento arrivano richieste di dimissioni, Repubblica gli dedica pagine al vetriolo e lui, in un?intervista, fa violenza a se stesso: «Non ho mai fatto dichiarazioni rassicuranti, ma i controlli non sono stati sufficienti». Il fatto è che Marabelli all?emergenza mucca pazza non ci aveva mai creduto. Come avrebbe fatto altrimenti ad autorizzare nel 1997 l?importazione di farine animali (vietatissime dalla Ue) dall?Irlanda? E perché avrebbe proposto di introdurre una soglia di tolleranza dell?1,5% sulla presenza delle stesse farine nei mangimi (come consigliato da uno studio del presidente di una ditta di mangimi)? Semplice: non c?era nessun allarme. Come non c?era stato nel 2002 sugli ogm, tanto che il Nostro revocò, con una circolare tranquillizzante, la rete di controlli anti semi biotech nei porti italiani. Un anno dopo in Piemonte si scoprirono colture tradizionali infestate da piante transgeniche illegali, e Marabelli fu al centro di un esposto alla procura di Roma per disastro colposo. Ma la cosa finì lì. Niente paura nemmeno sul vaccino contro ?lingua blu?, reso obbligatorio nel 2002 dal ministero ma accusato dagli allevatori di provocare disastrosi effetti collaterali. Marabelli minimizzò («danni pari all?1%»), rilanciando la campagna vaccinale, ma le morti di bestiame continuarono, tanto che all?inizio di quell?anno il ministro Sirchia dovette capitolare e revocare l?obbligo alla vaccinazione. Secondo uno studio della Asl di Sassari, il vaccino «sicuro» ha provocato danni nel 54,2% degli allevamenti che l?hanno utilizzato. In questi giorni l?Inamovibile affronta, con calma, l?ennesima emergenza, quella del latte per neonati all?itx. L?accusa è sempre la stessa: aver saputo di un pericolo per la salute, e non aver agito di conseguenza. Questa volta Marabelli ha affidato la replica a una nota, secondo la quale già in settembre il ministero aveva allertato l?Unione europea e l?Istituto superiore di sanità, che in ottobre aveva informato l?Authority di Parma, e che comunque l?eventuale ritiro del prodotto è di competenza delle Regioni e i controlli qualità delle aziende. A lui, il grand commis che non conosce l?ansia, spetta il compito più difficile: arginare il panico, favorire sonni tranquilli. E vi pare poco? Il caso Nestlé Un 2005 di guai planetari maggio – brasile La multinazionale svizzera contesta l?obbligo imposto dalle autorità giudiziare brasiliane di vendere la sua filiale Garoto, acquistata nel 2002, per monopolio. Giugno – Costa Rica La società portoricana Payco Foods cita in giudizio Nestlé S.A. e le sue filiali per violazione del contratto di compravendita. Payco Foods esige danni per 50 e 150 milioni di dollari. Agosto – Camerun è in sospeso la sentenza definitiva del processo che oppone lo Stato camerunense a Nestlé, accusata per frode fiscale e doganale per una somma pari a 427 milioni di euro. 27 ottobre 2005 – Stati uniti Una coalizione di ong per la difesa del commercio equosolidale denuncia la Nestlé per acquisti di cacao provenienti da Paesi in cui vengono sfruttati i minori. Novembre – francia La società Net Cacao, disposta a riprendere lo stabilimento della Nestlé Saint-Menet (Marsiglia) accusa Nestlé di non rispettare l?accordo sull?acquisto di 30mila tonnellate di cioccolato a Net Cacao


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