La notizia è stata folgorante: il tweet di @rbonacina mi ha informato dell’avvenuta conversione in legge del Decreto che estende l’IMU alle organizzazioni non profit.
Lo Stato (cioè noi) colpisce con una tassa i beni, anzi i “luoghi” di proprietà del Not For Profit (non No Profit!)
Si, perché per le Organizzazioni Non Profit questi non sono solo “beni” ma bensì dei “luoghi”; se ci avessero pensato forse non lo avrebbero fatto … chissà..
Se invece di pensare a dei muri e ad una cartina del catasto, avessero pensato ad un luogo .. si, un luogo dove accogli profughi, dove fai dormire i senza fissa dimora, dove un gruppo di mamme si trova a parlare di famiglia, dove una rete di volontari che fanno assistenza a malati terminali organizzano i turni settimanali, dove vengono immagazzinate le derrate alimentari da distribuire alle famiglie in difficoltà economica, dove lavorano disabili psichiatrici gravi, .. forse ci avrebbero riflettuto.
Un bene, per una organizzazione non profit, è tale se diventa un luogo cioè una dimensione spaziale abitata da qualcuno che attiva delle relazioni e risponde a bisogni della comunità. Se non sono “luoghi” gli immobili tassateli pure, diversamente cercate di valorizzarli. I luoghi hanno sì un valore, ma un valore d’uso e un valore di legame e non un valore di scambio (una volta acquisiti non si ri-vendono per speculare )
La seconda considerazione che faccio evidenzia, a mio avviso, un colpa ancora più grave. Non serve essere un “affezionato” del sociale come il sottoscritto per capire che disabilitare “l’uso” di questi beni ha un costo ben più alto delle entrate derivanti dal gettito che questa tassa produrrà… La cosa è troppo macroscopica e non merita neanche di essere declinata in numeri. Il valore di una parrocchia, di una casa protetta, della sede di una associazione di volontariato, il punto prelievi dell’AVIS, la sede del punto di ascolto della Caritas, il magazzino della Protezione Civile, il garage delle Misericordie …. … ecco il valore di tutti questi beni, sta nel loro valore d’uso, un uso per produrre beni pubblici… cioè di tutti, per tutti. Quanto “costerebbe” allo Stato la messa in campo di tutto ciò? ..lasciamo stare.
L’ideologia che porta a pensare che prima si produce, poi si tassa, poi si redistribuisce e poi si ripara (chiamando in campo il Terzo Settore) deve finire.. occorre portare il sociale dentro un nuovo modo di produrre e i luoghi sono strumenti essenziali per poterlo fare; in nome di un egualitarismo di facciata si rischia di offendere l’equità.
Recentemente sono stato a Nova Gorica in Slovenia ad un seminario internazionale per presentare il rapporto sull’impresa sociale; un deputato sloveno, con un inglese improbabile mi ha fatto i complimenti e con entusiasmo mi ha detto “…vede Venturi, anche noi stiamo elaborando una legge sull’impresa sociale. L’unico incentivo che avrà però sarà la possibilità di acquisire la proprietà e l’uso gratuito di molti beni immobili statali, per rigenerarli attraverso un uso sociale, supportare i servizi sociali e creare sviluppo economico…” .. .. diceva un cosa vera.
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