Politica

L’università e la società civile. E nel 2008 arriva anche il campus

Università e terzo settore. Quali i rapporti? Quali collaborazioni? Come l’una influenza l’altro? Lo chiediamo ai principali “attori sociali” presenti sul territorio forlivese

di Redazione

Università e terzo settore. Quali i rapporti? Quali collaborazioni? Come l?una influenza l?altro? Lo chiediamo ai principali ?attori sociali? presenti sul territorio forlivese, per scoprire se la giovanissima università di Forlì ha modificato il tessuto sociale della città. «L?università è stato il vero grande investimento degli ultimi 10/15 anni a Forlì», spiega Guglielmo Russo, di Legacoop, «ha creato uno sviluppo economico enorme, ha fatto crescere le imprese cooperative e ci ha aiutato in una corretta lettura delle dinamiche del territorio». Ora manca un rapporto diretto tra università e ricerca applicata, spiega Russo, «ma è difficile perché sul territorio sono presenti soprattutto piccole e medie imprese». E Confcooperative traduce la crescita delle coop di cui parla Russo in numeri: più 28 le cooperative sociali comparse sul territorio dal 1996 ad oggi, con mille soci. Ma, più che nei numeri, il terzo settore a Forlì è cresciuto in «competenza e rappresentanza», spiega Davide Drei, di Federsolidarietà. E non solo questo settore, ma tutta la città. «La convergenza a Forlì di diverse esperienze di non profit provenienti da tutta Italia», spiega, «ha diffuso la cultura di una società civile che si organizza e si impegna nella sua mission pubblica». «Sono aumentati i bilanci sociali», gli fa eco Pietro Berti, di Assiprov, il Centro di servizi per il volontariato di Forlì che conta oltre 120 soci, «la società si è aperta al terzo settore e il terzo settore alla città». Uno degli strumenti più usati per questo travaso di competenze tra aziende e università è proprio il tirocinio formativo. E Forlì, grazie all?università, è diventata anche una città più vitale, spiega Franco Marzocchi, assessore all?Università e presidente di Aiccon. «L?università innesta in città una popolazione nuova, più giovane», spiega, «che chiede cultura, ma anche approfondimento e riflessione». E questa popolazione ha bisogno di una ?casa? che troverà, spiega Marzocchi, nel nuovo campus universitario in arrivo nel 2008. Quella che si va costruendo grazie all?università è, dunque, una Forlì più giovane, ma soprattutto più ?internazionale?. Grazie ai corsi di laurea ad indirizzo internazionale della facoltà di Scienze politiche, arrivano a Forlì studenti da ogni paese d?Europa e anche oltre. Senza Serinar, l?azienda consortile che gestisce un a serie di servizi integrati a sostegno dell?università, l?accoglienza di studenti stranieri sarebbe quasi impossibile. Serinar gestisce infatti 600 appartamenti per studenti, stranieri e non, e accoglie i 200 stranieri iscritti regolarmente e i 190 Erasmus che ogni anno approdano all?ateneo forlivese. Sono numeri che raccontano «l?impresa culturale di questa città».


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