Cultura

L’università che insegna a essere bamboccioni

di Riccardo Bianchi

Ripensare il 3+2 universitario, eliminare il mito della laurea, un prestito statale fino a mille euro per 18 anni per ciascun bambino. Sono alcune delle idee del sociologo Massimo Livi Bacci, raccontate nel suo nuovo libro Avanti giovani, alla riscossa (Il Mulino, 10 euro).
La sua critica all’università è molto forte…
La riforma prevedeva che dopo tre anni lo studente fosse pronto per lavorare. Invece i laureati triennali non possono nemmeno accedere ai concorsi. Un paradosso. Così il lavoro rimane una chimera.
La politica ascolta gli anziani perché sono tanti e votano. Lei invece propone di abbassare l’età per essere eletti. Una provocazione?
Bisogna pensarci, specialmente se cadrà il bicameralismo. È diffusa l’idea che i ragazzi diventino maturi più tardi, un luogo comune che fa comodo a tanti…
E l’idea del prestito le sembra davvero praticabile?
Garantirebbe più equità sociale e una maggiore autonomia dai genitori. Certo servono le risorse, ma delle politiche giovanili di successo renderebbero moltissimo al Paese.


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