Welfare

L’università Cattolica porta l’inglese a San Vittore

E'un progetto di reinserimento nel mondo del lavoro organizzato dall'ateneo milanese e da Metis Spa, società di lavoro interinale

di Benedetta Verrini

Una speranza di recupero sociale e di reinserimento professionale per i detenuti è partito oggi da San Vittore, il sovraffolato carcere della città di Milano. Tredici classi di detenuti, che saranno rilasciati tra 6 – 12 mesi, hanno iniziato un corso d’inglese da utilizzare in vista di un inserimento professionale. L’iniziativa nasce dall’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con Metis Spa (una società italiana di fornitura di lavoro interinale), con l’obiettivo di offrire ai detenuti un’opportunità di formazione in vista di un reineserimento nel mondo del lavoro. Il progetto coinvolge inizialmente 260 detenuti dei penitenziari di San Vittore e Bollate. I corsi di inglese, per un totale di 42 ore per classe, termineranno il 20 luglio. A questi seguiranno corsi di italiano per i detenuti stranieri (che rappresentano il 30% della media nazionale) e corsi di informatica. “Può sembrare una piccola goccia nel mare” ha detto alla conferenza stampa di presentazione il direttore del carcere di San Vittore, Mario Pagano, “Ma se mettiamo insieme tutte le iniziative, individuali e collettive, attivate nel carcere possiamo trasformarle in un vero motore di recupero”. Il direttore si è soffermato anche a ricordare la drammatica situazione di sovraffollamento del carcere: “Con 1.800 detenuti per una capienza di 900, certamente non si può dire che stiano bene”. Presenti alla conferenza stampa anche il Rettore dell’Università Cattolica, Sergio Zaninelli, e il professor Federico Stella, ordinario di Diritto Penale presso l’Ateneo milanese e autentico sostenitore di una filosofia riabilitativa alternativa al sistema-carcere. Stella, che si adopera da anni per il miglioramento della condizione dei detenuti in carcere e che abitualmente accompagna gli studenti del suo corso a San Vittore, ha letto passaggi del libro “La coscienza di sè”, il memoriale di Kiran Bedi, la poliziotta indiana che ha cambiato radicalmente la condizione di vita dei carcerati di Nuova Delhi attraverso metodi di studio e meditazione. “Il problema più urgente e drammatico, qui ha San Vittore – ha detto Stella – E’ il tempo. Il tempo che trascorre nella noia e nella disperazione. Bisogna dare a queste persone un progetto, una possibilità di recupero e miglioramento di sè stessi”. Stella ha anticipato un progetto più ambizioso, quello di coinvolgere molti altri docenti dell’Università Cattolica e della Statale di Milano in programmi di formazione all’interno del carcere. A conferma di ciò, il rettore ha dichiarato: “Siamo qui a svolgere il ruolo istituzionale di un’università, quello di fare ricerca e formare le persone. Anzi, se avete bisogno anche di un docente di storia economica, appena vado in pensione sono a vostra disposizione”. I detenuti che accedono al corso sono stati selezionati dopo un piccolo test d’ingresso (il 30% di loro è straniero). La parte didattica è curata dai docenti dell’Università Cattolica in collaborazione con il SELda (Servizio linguistico d’Ateneo), mentre Metis si occupa del finanziamento (questo primo progetto è costato 50 milioni delle vecchie lire) e dell’organizzazione dei corsi, oltre all’inserimento dei detenuti formati nelle sue banche dati, per far sì che tale progetto culmini con un’effettiva possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro e nella società. “Abbiamo fatto un piccolo sondaggio tra le nostre aziende clienti, per conoscere la loro disponibilità a ricevere personale proveniente da un’esperienza carceraria – ha spiegato Piermario Donadoni, amministratore delegato di Metis Spa – E la risposta è stata positiva. Per questo contiamo molto sul successo di questo progetto, per poter avviare subito una “seconda edizione””. Presenti alla conferenza stampa anche loro, cinque nuovi “studenti”: “Passare 24 ore su 24 in cella è molto dura” hanno detto. “Ci auguriamo davvero di acquisire conoscenze spendibili nel mondo del lavoro perché il ritorno di un ex detenuto nel mondo esterno non è un’esperienza facile”. Un’analisi realizzata su circa la metà della popolazione detenuta nelle carceri di S.Vittore, Bollate e Opera (3.173 su 6.505) ha mostrato che 118 sono analfabeti, 188 sono privi di titolo di studio, 2.272 hanno la licenza elementare, 249 la licenza di scuola professionale, 282 il diploma di scuola media superiore, 64 la laurea.


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