Cultura

L’ultima mossa dei contro Lula

Uno scandalo ad orologeria esploso a metà settembre ha impedito la vittoria al primo turno del presidente uscente.

di Paolo Manzo

Smentiti tutti i sondaggi che lo davano vincitore facile al primo turno, il presidente brasiliano Lula dovrà sudarsi le classiche sette camicie per riconfermarsi a Planalto, il Quirinale verde-oro. Il giorno del giudizio per il primo presidente non appartenente alle élite e nato poverissimo è in calendario il prossimo 29 ottobre, quando il ballottaggio con Gerardo Alckmin, il governatore di São Paulo, deciderà il futuro politico del Brasile, nona potenza mondiale in termini di Pil.

Quali le cause del ribaltamento delle previsioni che, anche noi di Vita avevamo fatto lo scorso primo settembre, quando intervistammo Lula a Brasilia?

Innanzitutto l?ennesimo scandalo scoppiato, guarda caso, il 15 settembre, proprio il giorno in cui gli ultimi sondaggi davano Lula al massimo del gradimento, ovvero ampiamente oltre il 50% dei voti necessari per vincere al primo turno. Quel giorno la Polícia Federal arrestò con 607mila euro due membri del Pt, il Partido dos trabalhadores fondato da Lula nel 1980. Soldi in contanti che, a detta dell?accusa, dovevano essere usati per comprare un fantomatico dossier contro lo stesso Alckmin. Peccato che, con il vantaggio esorbitante, Lula di avversari non ne avesse e l?unico a trarre vantaggi da questa situazione sia stato proprio il governatore di São Paulo. Ed è stato proprio il basso gradimento del centro economico del Brasile, dove Lula ha ottenuto appena il 35% dei voti al primo turno, a risultare decisivo per arrivare al ballottaggio. Un trend molto simile a quello dei 104 comuni più ricchi del Paese, dove Lula ha ottenuto appena il 32% delle preferenze, contro il 55% del suo rivale.

Ma se un ruolo decisivo l?ha avuto l?ennesimo scandalo, un errore che gli ha fatto perdere le simpatie di una parte dell?elettorato il presidente brasiliano uscente l?ha fatto, non presentandosi alla sfida elettorale organizzata dalla televisione O Globo, alla vigilia del primo turno. In quell?occasione sia Alckmin che gli altri due principali candidati in lizza, la senatrice radicale Heloísa Helena e l?ex ministro dell?Educazione, Cristovam Buarque, hanno accusato governo e presidente di corruzione, trasformando lo studio in un?arena.

Ma che possano essere i faccia a faccia televisivi a ribaltare i sondaggi che nel giorno della chiusura del nostro settimanale danno a Lula 14 punti di vantaggio, non ci crede nessuno. A cominciare da Mino Carta, direttore responsabile di CartaCapital, settimanale vicino all?ex sindacalista, né Ricardo Kotscho, uomo comunicazione nei primi due anni della presidenza Lula. Entrambi contattati da Vita, rispondono all?unisono: «Solo un altro scandalo a orologeria potrebbe sovvertire i pronostici e, visti i precedenti, non ci sarebbe da stupirsi». Rebus sic stantibus, a Planalto l?inquilino non cambierà.

Info sulla campagna elettorale brasiliana: www.planalto.gov.br

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