Volontariato

L’ultima lira? Va all’erario

“L'effetto Monti” blocca la raccolta delle vecchie lire, avviata da Prosolidar per sostenere cinque progetti sociali

di Maurizio Regosa

 

L’avevano pensata bene. Anzi benissimo: sostenere progetti di solidarietà raccogliendo le vecchie lire in circolazione e che dovevano poter essere cambiate fino al 28 febbraio 2012 (dall’avvento dell’euro a oggi non sono andati all’incasso circa 2500 miliardi di lire).

Ci ha pensato però il decreto “salva-Italia”, che ha anticipato la prescrizione delle lire, a mettere i bastoni fra le ruote di Prosolidar, fondo nazionale del settore del credito per progetti di solidarietà (nato con una intesa bilaterale nel 2005 e alimentato in modo paritetico da aziende e lavoratori). «Ma come si fa?», si chiede il presidente Edgardo Iozzia, «la campagna è aperta da qualche settimana. Le persone hanno già cominciato a portare le lire presso i circa 18mila sportelli bancari che hanno aderito all’iniziativa, autorizzata peraltro dalla Banca d’Italia».

La macchina della solidarietà insomma era partita (vedi sul sito www.lultimalira.it) e in moltissimi avevano rovistato nei cassetti alla ricerca di banconote inutilizzate da anni con le quali contribuire al recupero di beni sequestrati alla malavita napoletana, alla gestione di un centro pediatrico di Emergency nella Repubblica Centrafricana, al sostegno Unhcr in Somalia, alle case del sole di Terres des Hommes e al restauro del Salone Sistino della Biblioteca Vaticana. A questo punto le lire raccolte che fine faranno? «Ho scritto al presidente Monti e ai capigruppo parlamentari chiedendo che la campagna L’ultima lira, avviata prima del decreto e realizzata per scopi di solidarietà, possa continuare», conclude Iozzia, «sono deluso ma non mi do per vinto. Troverò il modo di sostenere egualmente i progetti».

 

 

 

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