Luigino Bruni: «Ministero del Merito, perché è un imbroglio»
L'economista è stato da subito pubblicamente e polemicamente contrario al cambio di denominazione del ministero dell'Istruzione. L'abbiamo intervistato. Ascolta l'episodio n. 31
A poche ore dalla presentazione della lista dei dicasteri del governo Meloni, il professor Luigino Bruni, economista della Lumsa, grande esperto di Economia civile, aveva subito vergato sui social network la sua ferma contrarietà alla ridenominazione di Viale Trastevere.
«Il merito è un imbroglio empirico: ciò che chiamiamo merito è fortuna, caso, Provvidenza, in ogni caso qualcosa che, con l'impegno, c'entra poco», racconta. E ricorda Giulio, suo compagno di scuola alle elementari che oggi fa il contadino e che doveva fare 10 chilometri al giorno per frequentare la scuola.
«Che merito ho avuto io nel nascere in Italia e non nel Cameroun?», si chiede Bruni, «che merito ho avuto nel trovare, rientrando da scuola, una famiglia che mi ha voluto bene e non una che mi ha picchiato? Meritocrazia è il nome nuovo della diseguaglianza. È la legittimazione etica della diseguaglianza: ogni élite vorrebbe, infatti, essere meritevole, ogni oligarchia vorrebbe essere aristocrazia».
Secondo Bruni, «non è un caso che grandi tentativi di riformare la scuola, come quelli di don Lorenzo Milani e di Maria Montessori, avessero abolito i voti», e lancia la proposta di cambiare l'articolo 34 della nostra Costituzione: «Non soltanto i più capaci e meritevoli dovrebbero poter accedere ai livelli più alti dell'istruzione», spiega, «ma anche i meno capaci dovrebbero aver diritto a farlo. Anzi più diritto, perché non è mai questione di merito ma di vita».
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