Politica

Luigi Marino: siamo alternativa all’antipolitica

Il presidente di Confcooperative è capolista al Senato per Monti. «È un ambito nuovo e senza retaggi del passato. Sulle proposte della Piattaforma di Vita, sposo in pieno servizio civile e 5 per mille. Ho dubbi sulla riforma del Codice civile»

di Giuseppe Frangi

Capolista al Senato per Monti in Emilia: dopo essere stato per oltre 20 anni alla guida della più importante organizzazione cooperativa italiana e dopo essere stato in questi ultimi anni anche portavoce dell’Alleanza in cui sono cofluite anche Legacoop e Agci, Luigi Marino ha deciso di fare il salto nella politica. «Questo sarebbe stato il mio ultimo mandato in Confcooperative», spiega Marino. «Quindi ho solo anticipato un po’ i tempi. D’altra parte è il momento di provare a rilegittimare la politica con forti innesti dalla società civile. Infatti sono stati in tanti ad aver fatto questa stessa scelta. È un modo per non restare a guardare da spettatori l’offensiva dell’antipolitica».

Lei “sale” in campo per Monti. Senza uno sbocco come questo la scelta di schierarsi sarebbe stata più difficile?
Certamente la Lista Monti è stato un fattore facilitante per me come per molti altri. È un ambito sufficientemente nuovo, che non ha retaggi del passato. E che permetterà di costruire ipotesi politiche socialmente attive, che vanno oltre la vecchia logica che guarda alla sepsa pubblica come un bancomat. Certo, è scomodo mettere come criterio il rigore di bilancio: ma credo che oggi su questo punto fermo ci si debba mettere tutti in gioco

Eppure il governo Monti non è stato molto sensibile verso le ragioni del mondo cooperativo…
È un giudizio affrettato questo. Se si riferisce alla questione dell’Iva per le cooperative sociali, il rialzo dal 4 al 10 è rientrato e comunque era una decisione presa per chiudere un contenzioso europeo. Quanto al resto il governo Monti si è comportato certamente meglio verso il mondo cooperativo rispetto quello che lo ha preceduto. Ma se anche se si guarda più indietro, vediamo come le cooperative siano state tartassate da governi di ogni colore: basti ricordare i provvedimenti del ministro Visco.

Veniamo alla Piattaforma presentata da Vita e dalle Associazioni del Comitato Editoriale. La condivide?
Condivido il metodo che è stato usato, per raccogliere istanze comuni in modo chiaro e utile per aprire un confronto. Nel merito non sono d’accordo su tutto.

Ad esempio?
Sul tema del lavoro credo che la stretta della Riforma Fornero sui contratti atipici fosse necessaria. Si deve costruire un modello con una flessibilità meno precarizzante, che preveda invece maggiore flessibilità in uscita. Per quanto riguarda le organizzazioni di terzo settore capisco i problemi che questo comporta: bisogna tenere aperto il dialogo e operando a vista assestare le scelte nel modo migliore possibile.

Altre perplessità sulla Piattaforma?
Non mi convince pensare alla riforma del Codice Civile come priorità. Vorrei piuttosto che si aprisse un dibattito, per evitare errori come quello fatto sulla legge dell’Impresa sociale, che ha creato delle specie di minoaturi. Vorrei che si partisse da un rendiconto di questa legge, prima di affrontare il nodo del Codice Civile.

Sul servizio civile universale spenderà la sua azione poltica?
Certo. Mi trova assolutamente d’accordo. Del resto, se mi permette la battuta, è come invitare un’oca a bere: nel mondo cooperative abbiamo avuto migliaia di ragazzi in servizio civile e abbiamo potuto toccare con mano la bontà e l’efficacia di questo strumento. È una cosa che costa poco e incide tantissimo. Quindi dobbiamo lavorare per rimetterlo a nuovo e ridargli forza.

Per quanto riguarda donazioni e stabilizzazione del 5 per mille cosa ne pensa?
Che  sono strumenti decisivi per sostenere la crescita della società civile. E che se un stato non s’impegna per questo, non si capisce bene cosa ci stia a fare, perché viene meno alla sua funzione essenziale.

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