Famiglia

Lui lavora in coop,noi risparmiamo 30mila euro

È questa la cifra media annuale che la finanza pubblica riesce ad accantonare per ogni lavoratore svantaggiato attivo in un contesto professionale

di Francesco Agresti

Intervenendo a una convention di Cgm», ricorda Felice Scalvini, presidente di Cecop, l?organizzazione europea che riunisce le cooperative sociali e di lavoro, «Federico Butera, rivolgendosi a una platea di cooperatori sociali, disse: ?Voi siete i Taylor del 2000?. Il teorema Taylor «La forza di Taylor», continua Scalvini, «fu quella di avere inventato un metodo di produzione che permise di costruire l?azienda a partire da una forza lavoro debole, renderla produttiva e porla a fondamento del più straordinario episodio di sviluppo industriale della storia. Le cooperative sociali di tipo B nel loro laboratorio stanno facendo la stessa cosa, e la fanno in controtendenza rispetto all?universo delle imprese, sperimentando come si possano organizzare aziende produttive ed efficienti a partire da forza lavoro che nessun?altra impresa vuole e ci stanno riuscendo dando vita a un?interessantissima esperienza di innovazione di impresa che genera valore aggiunto per tutta la comunità». Questa non è solo un?affermazione di principio: cifre alla mano, per ogni lavoratore svantaggiato inserito da una cooperativa sociale il beneficio netto medio per la finanza pubblica, e quindi per la comunità, può variare dai 15 ai 30mila euro l?anno. I conti li ha fatti Solco Brescia sulla base della convenzione che le sue coop sociali di tipo B hanno sottoscritto con l?Asm, la municipalizzata della città lombarda. Senza tener conto dei benefici di carattere immateriale, difficili da quantificare, i costi pro capite sostenuti dallo Stato per l?inserimento lavorativo, esclusi i contributi a carattere territoriale, ammontano a circa 6.500 euro l?anno dovuti alla fiscalizzazione degli oneri sociali. Dagli psichiatrici ai detenuti A fronte di questo mancato introito i benefici variano in base al tipo di svantaggio del lavoratore inserito. Ad esempio, nel caso di inserimento da parte di una coop sociale B di una persona che grazie a ciò cessa di essere assistito in una comunità psichiatrica, i benefici, secondo il consorzio bresciano, sono di 50mila euro l?anno, se il lavoratore invece era seguito in un centro diurno psichiatrico il risparmio scende a 27mila euro. Se ad essere inserito è un minore in età lavorativa, il risparmio è di 18mila euro, nel caso, invece, di un ex tossicodipendente il mancato costo per l?accoglienza nella comunità terapeutica è di 14mila euro. Sempre secondo la ricerca, l?inserimento lavorativo di un detenuto affidato in prova consente di risparmiare circa 75mila euro annui, se il detenuto è in semilibertà la riduzione dei costi è di almeno 25mila euro. Oltre a questi benefici bisogna tener conto della mancata erogazione dell?indennità di disoccupazione, 6mila euro l?anno, e dei servizi sociali complementari, circa 300 euro. Infine, ci sono da considerare gli apporti alla fiscalità diretta, mediamente 2mila euro l?anno, e a quella indiretta, circa 3mila. Un?avvertenza: le indicazioni dell?analisi di Solco Brescia sono valide per quelli che possono essere definiti ?buoni inserimenti?, cioè inserimenti stabili e coerenti con le capacità e le competenze del lavoratore inserito. «Per esser tali», spiega Federica Bandini, docente alla Bocconi e autrice di una ricerca sull?inserimento lavorativo per la Sovvenzione globale Cres, «è indispensabile che le coop sociali abbiano un responsabile dell?inserimento in grado di programmare e valutare periodicamente con una metodologia ad hoc l?efficacia degli inserimenti. Nella ricerca è emerso che su un campione di 100 coop sociali di tipo B, tutte quelle che inserivano annualmente più di 5 persone svantaggiate avevano una struttura di questo tipo». Il caso Isb, le ali alla cooperazione sociale Ottomila metri quadrati di capannoni industriali compresi gli spazi adibiti a uffici, una mensa da 200 posti, un?aula multimediale per la formazione con 38 postazioni di cui due per portatori di handicap su carrozzelle, 8 mini appartamenti di circa 60 metri quadrati, ammobiliati per un totale di 16 posti, il tutto a disposizione di sette cooperative sociali di tipo B e del consorzio Koiné di Brescia. Il polo produttivo consortile Buffalora è stato il primo intervento realizzato dall?Immobiliare sociale bresciana, una coop sociale costituita da sei consorzi della provincia a cui aderiscono 135 imprese. L?Isb è nata nel 2001 per realizzare comunità, residenze, interventi di housing sociale, ma anche per costruire nuove sedi, mettendo insieme le risorse e cercando di ottenere migliori condizioni finanziarie dagli istituti di credito, terreni a condizioni di vantaggio, e risparmi sui costi di realizzazione. Il primo intervento è stato realizzato in due anni con un risparmio sui costi di realizzazione di circa il 30%. Buffalora è sorta su un?area complessiva, verde compreso, di 11mila metri quadrati concessi dall?amministrazione comunale in diritto di superficie a 15 euro al metro quadrato. Il polo produttivo è stato realizzato grazie a un contributo di 1,3 milioni della Fondazione Cariplo, un mutuo ventennale di 4,4 milioni di euro concesso da Banca Etica a un tasso agevolato, e all?apporto di 2,3 milioni delle sette cooperative sociali (Aesse, Cauto, La Bottega Informatica, Ecopolis, Exodus, Cantiere del Sole, Cantiere del Verde) e del consorzio di coop sociali Koiné, per i quali è stato costruito il polo. «Dalla posa della prima pietra all?ultimazione dei lavori non sono passati più di due anni», spiega Giuseppe Pezzetti, presidente della Ibs. «Il nostro compito è realizzare interventi edilizi per conto delle associate, trovando i terreni, selezionando il progettista, organizzando le gare per l?assegnazione dei lavori, e ottenere dagli istituti di credito condizioni di favore rispetto a quelle che otterrebbero le singole coop sociali». Alla presenza stabile dei consorzi, nel capitale sociale di Ibs si aggiungono di volta in volta le coop sociali per le quali verrà realizzato l?intervento, che rimangono nel consorzio fino al termine delle costruzione dell?opera. «La nostra è una organizzazione molto snella, abbiamo solo un?impiegata part time per la contabilità», spiega Pezzetti. «In questo modo nei periodi in cui non realizziamo interventi non dobbiamo sostenere gli oneri di una struttura rigida». Terminata Buffalora, Isb sta iniziando la costruzione di una comunità per disabili psichici con 12 posti letto nel comune di Mazzano, in provincia di Brescia. Tra due anni, l?inaugurazione.

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