Sostenibilità

L’Uganda punta sugli ogm Con tanti punti interrogativi

di Redazione

È tempo di esperimenti in Uganda. Dopo l’approvazione ufficiale di luglio 2010, il Paese ha lanciato, a cavallo tra settembre e ottobre 2010, una serie di sperimentazioni a base di alimenti ogm, con la benedizione dell’Uganda National Biosafety Committee. L’obiettivo è di sviluppare entro novembre 2010 nuove varietà di mais resistenti agli effetti del cambiamento climatico, varietà di cassava resistenti al virus che ha decimato le coltivazioni in Africa centrale e dell’Est e banane resistenti alle infezioni del batterio Xanthomonas.
Yona Baguma, vice presidente del comitato, afferma che «questa storica sperimentazione è un chiaro segno che la comunità scientifica ugandese ha le capacità per produrre ogm, nel rispetto delle linee guida internazionali». Ma la situazione non è così cristallina. L’Uganda è ancora priva di linee guida ufficiali per la biotecnologia e la National Biotechnology and Biosafety Bill del 2008, una proposta di legge che dovrebbe regolare sperimentazioni anche in campo ogm, non è ancora stata approvata dal parlamento.
Godber Tumushabe, presidente del think-tank «Advocates Coalition for Development and Environment» di Kampala, nutre molte perplessità. «Il nostro Paese sta spingendo inutilmente il piede sull’acceleratore prima ancora che vi siano certezze scientifiche e strutturali che i prodotti di queste sperimentazioni siano sicuri per gli esseri umani». Ma l’Uganda non è nuova a queste sperimentazioni. Nel 2007 il governo ha lanciato un test sulle banane, seguito a ruota da due sperimentazioni sul cotone e una sulla cassava. E non sembrano voler demordere.
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