Welfare
L’Ue taglia i fondi sul programma alimentare
Banco alimentare lancia l'allarme
Si è svolta oggi a Roma una conferenza stampa organizzata dalla fondazione Banco alimentare per lanciare un drammatico allarme: se la Commissione europea non modifica il regolamento del programma alimentare comunitario e non ripristina i fondi (tagliati per un contenzioso giuridico e non, per una volta, per problemi di budget), sono a rischio milioni di cittadini indigenti. Alla conferenza stampa hanno partecipato, fra gli altri, rappresentanti del ministero dell’Agricoltura e delle Politiche sociali, esponenti delle associazioni che lavorano nei territori distribuendo derrate alimentari.
L’allarme è serissimo
«Negli ultimi anni, 17 milioni di europei hanno potuto beneficiare degli interventi dei vari banchi alimentari, sostenuti a loro volta dal programma europeo che garantiva una percentuale attorno al 40% di derrate alimentari. Ora il rischio è che parecchi milioni di questi cittadini non possano più avere questa forma di sostegno». È estremamente preoccupato Andrea Giussani, vicepresidente della Fondazione Banco alimentare, descrivendo le conseguenze di una decisione che la Corte europea ha assunto a seguito di un ricorso tedesco: il budget del Programma europeo di Aiuti alimentari (in vigore dal 1987) è sceso da 500 milioni di euro a 113. Un calo le cui conseguenze ciascuno può immaginare: nei 21 paesi europei che aderivano (volontariamente) a questo programma, gli aiuti agli indigenti saranno in pratica ridotti a un quinto.
Quale politica europea contro l’esclusione?
Come si sia arrivati a questa situazione, è presto detto: la Germania ha presentato un ricorso sostenendo che, secondo il vigente regolamento, non è possibile utilizzare le risorse comunitarie per acquistare le derrate alimentari dal mercato. Una puntigliosità su cui la Corte non ha potuto che convenire: nel regolamento in effetti è vincolante il ricorso agli stock alimentari dei vari paesi europei. «Nella prassi però», ha spiegato nel corso della conferenza stampa Mario Catania del ministero dell’Agricoltura, «gli stock non esistono più e dunque da qualche anno ci si rivolgeva al mercato». Ci sarebbe la soluzione di modificare il regolamento: l’Italia e altri 15 stati membri sono difatti orientati in questa direzione. Se non che, sempre la Germania assieme ad altri paesi (la Svezia, la Repubblica Ceca, l’Austria, l’Olanda e la Danimarca), bloccano la possibilità di approvarne uno che preveda il ricorso al mercato (perché probabilmente ritengono che la povertà sia una questione che ciascuno stato debba affrontare in modo autonomo). Domani, a Bruxelles, si svolgerà una riunione dei ministri dell’agricoltura europei per discutere di questa opzione.
Una “bomba ad orologeria”
Intanto però le organizzazioni caritatevoli, le ong, la rete dei banchi alimentari (riuniti nella feba, federazione europea banchi alimentari) hanno manifestato la loro grande preoccupazione: senza questa forma di sostegno, c’è il rischio che milioni di persone non abbiano più alcun aiuto. «Una circostanza grave», ha puntualizzato Lorenzo Malagola del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, «anche in relazione all’obiettivo del 20-20, ovvero la riduzione della povertà entro il 2020, che la stessa Unione europea si è posta». «Condividiamo e sosteniamo in pieno la battaglia intrapresa dal ministro Saverio Romano contro i tagli al Pead», ha aggiunto Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare, «la riduzione degli aiuti comunitari avrà drammatiche conseguenze per le persone bisognose che ne usufruiscono sia in Italia che in Europa. In particolare, nel nostro paese, la diminuzione di cinque volte dei beni alimentari erogati rischia di compromettere la tenuta del sistema di welfare. Una vera e propria ‘bomba ad orologeria’ che potrebbe portare a rischiosi conflitti sociali e che solo il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura europei può disinnescare, proponendo nuove soluzioni che integrino il regolamento pubblicato il 10/06/2011. É fondamentale che prevalga il buon senso».
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