Welfare

L’Ue taglia gli aiuti alimentari

Fallisce il consiglio dei ministri Ue dell'agricoltura. L'ira del Commissario Ciolos. Il Pead tagliato del 76%

di Joshua Massarenti

Ci vorrebbe un miracolo per salvare il Programma europeo d’aiuto agli indigenti (Pead). Ma come si è visto con la crisi dell’euro, di miracoli i leader europei fanno fatica a produrne. Questo pomeriggio i ministri Ue dell’agricoltura riunitisi in Lussemburgo non sono riusciti a trovare un accordo per confermare i 480 milioni di euro assegnati al Pead per l’anno 2012, un taglio equivalente al 76% del budget assegnato nel 2011. La decurtazione vale anche per l’anno 2013.

Sui 27 Stati membri, sei paesi (Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Repubblica Ceca e Svezia) hanno confermato il loro rifiuto di avvalorare per il prossimo biennio l’intervento straordinario del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che aveva portato a 480 milioni di euro il budget del Pead contro i 113,5 milioni erogati prima del 2008.

Il fallimento del Consiglio dei ministri ha mandato su tutte le furie Dacian Ciolos. “Ancora una volta sono consternato nel vedere che il Consiglio non è stato in grado sin da oggi di sospendere il blocco dei piani di aiuti alimentari per i più indigenti per gli anni 2012-2013″ ha dichiarato il commissario europea per l’agricoltura e lo sviluppo rurale in un comunicato stampa dai toni durissimi. Negli ultimi giorni, e in queste ultime ore, la Commissione europea ha preso le sue responsabilità per rendere un accordo possibile. Da ora tutti gli argomenti tecnici o giuridici sostenuti da alcuni Stati membri per danneggiare il Pead sono caduchi. Voglio assicurare ai beneficiari degli aiuti alimentari e ai banchi alimentari che la Commissione europea rimane mobilizzata per perenizzare il programma. C’è ancora tempo per agire. E’ ancora tempo per i pochi Stati membri che bloccano la decisione di tornare sulla loro posizione”.

“Benvenuti nel Medioevo!” ha rincarato l’eurodeputato socialista Marc Tarabella, uno dei leader del Parlamento Ue che più si è impegnato per difendere il budget del Pead. E oggi l’amarezza è grande. “Sei Stati tagliano i viveri a 18 milioni di europei totalmente demuniti che dovranno tentare di sopravvivere ai due prossimi inverni senza il sostegno dell’Unione Europea”.

Il Pead è una delle principali fonti di finanziamento per le associazione caritative europee. Basti pensare che nel 2010 il programma ha coperto il 51% dei prodotti distribuiti dalla Federazione Europea dei Banchi Alimentari.

Purtroppo non sono bastate le pressioni esercitate nelle ultime settimane dalla società civile europea, da alcuni Stati membri come la Francia, il Belgio e (in misura minore) l’Italia, e il Commissario Ue per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos (nella foto). Quest’ultimo aveva tentato in fine mattinata un “assalto” disperato organizzando una riunione ristretta con due ministri ‘refrattari’ (Danimarca e Repubblica Ceca) per convincerli di abbandonare la cosiddetta “minoranza di blocco”.

Il trattato di Lisbona prevede infatti una minoranza di blocco composta da almeno quattro Stati membri che rappresentino più del 35% della popolazione dell’UE. “Basterebbe che la Repubblica Ceca abbandonasse la nave per superare la minoranza” rivela a Vita.it una fonte del Parlamento europeo vicina al dossier, “ma nonostante in passato questo paese abbia ricevuto fondi del Pead, Praga sembra decisa di rimanere fedele a Berlino”.

Di fronte alla resistenza della Repubblica Ceca, le associazioni favorevoli al mantenimento del budget attuale nutrono grandi speranzi nella Danimarca. “La società civile sperava che con la vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni legislative, il nuovo governo danese che ha partecipato al Consiglio agricoltura potesse cambiare posizione, purtroppo il nuovo gabinetto del ministro dell’agricoltura danese non ha avuto il tempo necessario per lavorare sugli aspetti tecnici del dossier che gli avrebbe consentito di allearsi con i paesi pro-Pead”.

Nella riunione iniziata nel pomeriggio, c’è chi sperava che i ministri danese e ceco facessero un passo indietro. Ma le pressioni di Stoccolma, Amstersam e soprattutto Berlino sono state tali da rendere qualsiasi intesa impossibile.

Con il mancato su un dispositivo transitorio di finanziamento, da stasera il taglio è diventato (quasi) ineluttabile, con la conseguenza di mettere a rischio per il prossimo biennio i 13 milioni di cittadini europei che ogni anno ricevono pasti alimentari grazie all’appoggio delle reti associativi. Dal Lussemburgo, il ministro dell’agricoltura Paolo Romano ha dichiarato che tenterà di convincere il suo omologo austriaco nel loro incontro previsto il 27 ottobre a Roma. Ma rischia di essere troppo tardi. Per chi crede ancora nei miracoli, rimarrebbe una magra speranza nel Consiglio dei capi di Stato che si terrà questo week-end a Bruxelles. Ma oltre al fatto che i leader europei saranno tutti presi dalla salvezza dell’euro, la possibilità che la presidenza polacca imponga agli Stati membri la riapertura dei negoziati sul Pead è minima. “E’ come se una nave spaziale sbarcasse nella capitale europea domenica sera” confida una fonte Ue. Nel gabinetto del commissario Ciolos, c’è chi sostiene che “la partita non è ancora chiusa. La presidenza polacca ha i mezzi per dare una scossa a questo dossier”.

La battaglia attorno agli aiuti alimentari è nata in aprile in seguito a una sentenza della Corte di Giustizia Europea che aveva sancito la decurtazione del 76% degli aiuti agli indigenti, ‘azzerando’ l’intervento straordinario del presidente della Commissione Ue Barosso. 

La decisione della Corte di Giustizia era scaturita da una denuncia presentata dalla Germania e sostenuta da cinque paesi europei (Svezia, Regno Unito, Danimarca, Repubblica Ceca e Austria). “Il programma”, scrive Le Monde, “alimentato dagli stock europei della politica agricola comune (Pac), patisce di un livello di stock così basso negli ultimi due anni che l’Ue è stata costretta a compensare questa diminuzione con acquisti voluminosi di cibo a favore dei banchi alimentari”.

Su pressione di Berlino, la Corte di Giustizia ha stimato che questi acquisti erano incompatibili con la Pac. Da allora, i sei paesi si oppongono al mantenimento del budget attuale del Pead per gli anni 2012 e 2013. “Non abbiamo nulla contro l’aiuto agli indigenti” spiega una fonte diplomatica di uno dei sei Stati Membri contestatari, “ma la vicenda chiama in causa la politica sociale, una materia che compete agli Stati membri”. Creato 20 anni su iniziativa dell’ex presidente della Commissione europea, Jacques Delors, il Pead è finanziato attraverso i fondi della Pac, quando secondo la Germania la sua è una vocazione sociale.

Chi a Bruxelles combatte per mantenere invariato il budget del Pead nel 2012 riconosce che la sentenza della Corte di Giustizia è giustificata. Il vero timore riguarda invece la fine che faranno i 400 milioni di euro qualora la linea dura adottata da Berlino dovesse trionfare. Oggi l’intransigenza dei sei paesi contestatari ha impedito all’Italia, la Francia e la Polonia, i paesi che più traggono benefici dal Programma europeo d’aiuto agli indigenti, di mandare in frantumi la “minoranza di blocco”

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