Non profit
L’UE riconosce e sostiene la social economy. Servono professionisti che sfruttino questo vento favorevole
«Oggi l'Unione Europea riconosce il valore e l'importanza della social economy. C'è un piano di azione che la Commissione ha previsto dall'anno prossimo. È il culmine di un percorso iniziato con la Social Business Iniziative del 2011. Ora servono professionisti che sfruttino questo vento favorevole», sottolinea Gianluca Pastorelli, Presidente esecutivo della rete europea DIESIS, con sede a Bruxelles, che collabora con Fondazione Triulza nell'organizzazione del nuovo Master in Europrogettazione per il Terzo Settore nato nell’ambito del progetto BEEurope con Fondazione Cariplo
"La novità della prossima edizione del “Master in Europrogettazione BEEurope” promosso da Fondazione Triulza, in collaborazione con CGM, Diesis e CSV Lombardia, è che si tratta di un percorso formativo progettato e dedicato al terzo settore e all'economia civile proprio da esperti e operatori di questi due settori. Questo lo rende un master molto specifico e tecnico, a cui si aggiunge una grande attenzione al lato pratico. Una proposta approfondita e di qualità a cui con piacere abbiamo dato un contributo strategico e tecnico", spiega Gianluca Pastorelli, presidente esecutivo della rete europea DIESIS e docente del master. L'intervista
Come nasce la relazione di DIESIS con Cgm e Fondazione Triulza?
La nostra è una relazione storica con le cooperative italiane. Il nostro lavoro è simile a quello che fa il Gruppo Cooperativo Cgm in Italia ma a livello europeo. Non si tratta di rappresentanza ma di sviluppo industriale del settoredell'economia sociale. L'idea è quella di creare una piattaforma internazionale. Lavoriamo con 19 Paesi Europei. Cgm è un nostro socio italiano, attivo anche nella rete di Fondazione Triulza con cui abbiamo e stiamo partecipando ad alcuni progetti europei.
Questo spiega l'importanza che ricopre l'europrogettazione e quindi questo corso…
L'europrogettazione è un mezzo non un fine. Personalmente mi occupo di progettazione europea da oltre 20 anni. I progetti europei sono uno dei veicoli attraverso cui trovare risorse finanziarie e attivare relazioni di cooperazione. È una risorsa importantissima che bisogna saper usare. Se al contrario non se ne capisce prima di tutto la ratio non serve a nulla
Qual è la ratio?
Il cuore sta nel fatto che si tratta di progetti che devono dare un valore aggiunto al sistema europeo. Non possono essere visti come una fonte di finanziamento tout court. Sono risorse che servono a fare sviluppo e innovazione. Bisogna uscire dalla logica assistenziale che ha un po' caratterizzato il Terzo Settore europeo fin qui.
Questo perché non si tratta di fondi strutturali?
Esattamente, si tratta di fondi sempre collegati alle politiche e alle strategie dell'Unione. Questa è la parte complessa della partecipazione a questi bandi. C'è una programmazione settennale che mette a disposizione fondi collegati a punti programmatici e politici.
Punti programmatici che oggi stanno diventando molto interessanti per l'economia civile…
Sì questa è la grossa novità della programmazione europea. C'è un piano di azione che la Commissione ha previsto dall'anno prossimo. È il culmine di un percorso iniziato con la Social Business Iniziative del 2011. Oggi l'Unione Europea riconosce il valore e l'importanza dell'economia sociale.
Questo spiega il suo coinvolgimento nel master
Sì. Partecipo perché si tratta di un corso nuovo pensato da esperti del terzo settore e dell'economia civile proprio per questi settori. È molto specifico e tecnico con una grande attenzione al lato pratico. Generalmente diffido da questo tipo di corsi, proprio perché rimangono molto vaghi. In questo caso invece mi ha convinto la qualità della proposta.
Quando si parla di un corso pratico a cosa ci si riferisce?
Spesso si pensa che il punto sia imparare a compilare i moduli. Certamente c'è anche quello. Ma la parte veramente dirimente della formazione che proporremo in questo corso riguarda l'approccio.
Può spiegare meglio?
Ci sono tanti aspetti. Il primo sicuramente è che l'europrogettazione deve essere vista solo come un aspetto della strategia di una organizzazione e deve necessariamente essere immaginata a medio-lungo termine. Si tratta di avere una strategia. Pensare che esista un professionista che si limita a partecipare ai bandi non ha senso.
Quali altri aspetti esistono?
Il capire quali programmi e quali ambiti possano fare al caso dell'organizzazione. Non tutti i bandi sono adeguati per tutti. Questo significa avere una sensibilità che permetta al progettista di identificare in quale risvolto delle politiche europee le istanze e le strategie della propria organizzazione possa trovare risonanza. Una sorta di mediatore culturale tra l'Unione Europea e le realtà sociali. Non solo: il passo successivo è capire quali siano i partner più indicati per sfruttare le opportunità che vengono individuate. È un lavoro appassionante e complesso che non ha nulla a che vedere con la compilazione di modelli burocratici.
Il Master in Europrogettazione BEEurope è dedicato ad operatori delle cooperative, del terzo settore, professionisti, neo laureati, organizzazioni ed enti locali che possono già inviare le proprie candidature che saranno valutate, fino ad esaurimento posti, in tre diversi momenti dagli organizzatori (15 luglio, 24 agosto e 15 settembre ). I candidati devono mandare il proprio CV e saranno contattati per un colloquio conoscitivo. Tutte le informazioni a questo link
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