Politica
L’Ue ha un potenziale piano Marshall per l’oncologia e non deve lasciarlo fallire
Il nuovo piano europeo di lotta contro il cancro ha ottenuto il consenso delle organizzazioni del settore e della società civile. Dal momento che la pandemia sta avendo pesanti ripercussioni sulla diagnosi e la cura del tumore, il piano deve essere attuato con urgenza. Senza un'azione decisiva, l'Europa potrebbe trovarsi di fronte a un vero e proprio tsunami oncologico: in poco meno di 15 anni il tumore potrebbe diventare la principale causa di morte nell'Ue
di Redazione
Grazie al suo approccio globale e innovativo in materia di prevenzione, cura e riabilitazione oncologiche, il piano europeo di lotta contro il cancro rappresenta un'enorme opportunità per combattere una malattia che l'anno scorso in Europa ha ucciso circa 1,3 milioni di persone, tante da fare di essa la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari.
Il solo fatto che gli europei rappresentino il 10% della popolazione mondiale, ma rappresentino anche un quarto di tutti i pazienti oncologici del mondo, con oltre 2,6 milioni di nuove diagnosi ogni anno, è più che sufficiente a giustificare un'attuazione corretta e rapida del piano.
Il nuovo piano europeo di lotta contro il cancro è stato al centro dell'audizione organizzata dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), che ne ha analizzato i punti di forza e di debolezza. Nel corso dell'audizione hanno preso la parola rappresentanti delle istituzioni europee, delle organizzazioni del settore e delle parti sociali, i cui contributi confluiranno in un parere che il Cese sta elaborando sull'argomento e la cui adozione è prevista per giugno.
Pur evidenziando la necessità di alcune messe a punto e alcuni miglioramenti, i partecipanti hanno elogiato all'unanimità l'ambizione e il potenziale del piano: in particolare hanno sottolineato l'importanza cruciale dell'attuazione del piano, che richiederà cooperazione e impegno da parte di tutti gli Stati membri, nonché un coinvolgimento a tutti i livelli.
«Il Cese accoglie con favore il piano europeo di lotta contro il cancro, quale passo importante per affrontare il problema sempre più grave dell'incidenza dei tumori. Un chiaro vantaggio del piano, che merita di essere riconosciuto, è il suo approccio multidimensionale e innovativo alla lotta contro questa malattia», ha dichiarato la relatrice dell'imminente parere del Cese sull'argomento, Małgorzata Bogusz.
A suo avviso, le conseguenze potenzialmente disastrose della pandemia di Covid-19, che minacciano di fare del tumore la malattia più letale d'Europa entro il 2035, rendono più necessario che mai un piano anticancro efficace: «Gli enormi ritardi nella diagnosi e nella cura del tumore", ha spiegato, "riducono le possibilità di guarigione. È quindi necessario affrontare in modo efficace le gravi conseguenze del Covid-19 al fine di scongiurare il verificarsi di un vero e proprio tsunami oncologico. In un contesto così allarmante, il piano si può considerare un'ancora di salvezza».
Il nuovo piano anticancro in sintesi
Presentato in febbraio dalla Commissione europea, il nuovo piano è il primo documento strategico globale, da 30 anni a questa parte, a fissare la rotta da seguire nella lotta contro il cancro a livello di Unione europea. Il piano pone l'accento sulla ricerca e sulle tecnologie all'avanguardia, nonché sulla parità di accesso alla migliore assistenza possibile per tutti gli europei, indipendentemente dal luogo in cui si trovano o dalla loro condizione socioeconomica.
Il piano si articola in quattro aree d'intervento fondamentali: prevenzione; individuazione precoce; diagnosi e trattamento; miglioramento della qualità della vita dei malati di cancro e dei sopravvissuti. Nell'ambito delle quattro aree d'intervento, sono previste 10 iniziative faro e molteplici azioni di sostegno, per le quali l'Ue ha stanziato 4 miliardi di euro, erogati attraverso vari programmi europei come EU4Health o Orizzonte Europa.
Nel presentare il piano ai partecipanti dell'audizione, il rappresentante della Commissione Stefan Schreck ha spiegato che esso tiene fede all'impegno politico dell'Ue a non lasciare nulla di intentato nella campagna contro il cancro. Benché il settore della salute rientri principalmente nelle competenze nazionali, il piano anticancro dell'Ue integrerà e sosterrà gli sforzi degli Stati membri e di quanti sono impegnati nella lotta contro questa malattia.
Ad esempio, una delle iniziative faro del piano consiste nell'eradicazione dei tumori causati dalle infezioni da papillomavirus umani, che dovrebbe essere conseguita vaccinando il 90 % delle ragazze e un'ampia percentuale di ragazzi in tutti gli Stati membri entro il 2030. Sono inoltre previste azioni di sensibilizzazione sui danni del consumo eccessivo di alcol, nonché allo scopo di fare dell'Europa un continente senza tabacco. Un'altra iniziativa faro, il nuovo sistema di screening dei tumori dell'Ue, dovrebbe garantire che, entro il 2025, il 90 % della popolazione bersaglio di tutta l'UE abbia la possibilità di sottoporsi allo screening per carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto.
Una rete europea di centri oncologici integrati nazionali, presenti in ogni paese dell'Ue, dovrebbe consentire una migliore collaborazione transfrontaliera, riducendo le attuali disparità tra gli Stati membri per quanto concerne l'accesso alle cure e ai medicinali. Tali disparità dovrebbero essere individuate ed eliminate attraverso un'altra iniziativa, l'introduzione di un registro delle disuguaglianze di fronte al tumore, volto a raccogliere dati sulle situazioni specifiche di ciascun paese dell'Ue.
«Questo piano può rappresentare un nuovo punto di partenza, vantaggioso per tutti gli Stati membri. La lotta contro il cancro richiede un'azione decisa e coraggiosa da parte di tutti i paesi», ha dichiarato Isabel Fernandes, del ministero della Sanità portoghese, aggiungendo che è essenziale tenere conto del fatto che gli Stati membri partono da situazioni tra loro molto diverse.
Garantire un'attuazione uniforme
Pur accogliendo con favore il piano, i partecipanti all'audizione hanno ritenuto particolarmente preoccupante la prospettiva di una sua attuazione non uniforme nei diversi paesi e territori dell'Ue. A giudizio del Cese, il fatto che il piano faccia leva sulle moderne tecnologie di screening e trattamento suscita senz'altro grandi speranze, ma anche gravi preoccupazioni circa le disparità infrastrutturali tra le varie regioni. La natura generale e non vincolante del piano non garantisce una risposta più efficace e regionalizzata alla crescente incidenza dei tumori. La tabella di marcia per l'attuazione che sarà predisposta dalla Commissione dovrebbe includere tappe intermedie dettagliate, indicatori di prestazione e scadenze realistiche.
«Tra gli Stati membri dell'UE esistono differenze notevoli. Oggi un cittadino che si sposti all'interno dell'UE può benissimo non accorgersi di quando abbia attraversato fisicamente una frontiera nazionale; eppure, la sua sopravvivenza potrebbe dipendere proprio dal lato della frontiera in cui egli si trova. L'ineguaglianza dell'accesso alle cure, alle misure di prevenzione e ai trattamenti è una realtà che dovrebbe preoccupare profondamente tutti noi, in quanto cittadini europei», ha dichiarato Bettina Ryll, della rete europea pazienti melanoma (Melanoma Patient Network Europe – MPNE).
È di vitale importanza garantire la parità di accesso a tutti i membri della nostra società, indipendentemente dal loro status sociale ed economico o dalla loro vulnerabilità. Anche la sostenibilità a lungo termine del piano è fonte di preoccupazione, e alcune questioni, come quella delle priorità di investimento a livello europeo e nazionale, non sono ancora state definite, ha aggiunto Isabel Fernandes. I partecipanti all'audizione hanno concordato nel ritenere che l'attuazione del piano richiederà uno sforzo da parte di tutte le componenti della società, secondo un'impostazione "dal basso" volta a far sì che il piano sia avvertito e realizzato come un impegno comune. «Occorrerà una stretta cooperazione tra l'Ue e gli Stati membri, ma anche tra la Commissione europea e gli imprenditori, le organizzazioni dei datori di lavoro e i sindacati. Si tratta soltanto di farla funzionare», ha sottolineato Mario Van Mierlo a nome dell'associazione di piccole e medie imprese SMEunited.
Cosa manca ancora nel piano
Per quanto riguarda l'esposizione al cancro sul luogo di lavoro, il nuovo piano non è abbastanza ambizioso, il che è piuttosto deludente, secondo i rappresentanti della Confederazione europea dei sindacati (Ces) e dell'Istituto sindacale europeo (Etui) intervenuti all'audizione.
«Considerato che sono oltre 100.000 all'anno i decessi causati da tumori connessi a un'attività professionale, pari al 10 % del totale dei decessi annuali dovuti al cancro, dovrebbe esserci un'iniziativa faro specifica a questo scopo», ha dichiarato Per Hilmersson a nome della Ces, spiegando che «nessuno dovrebbe essere esposto al rischio di contrarre il cancro durante il proprio lavoro. L'Ue dovrebbe dar prova di maggiore ambizione e fare di questo obiettivo una priorità. Zero tumori professionali è un obiettivo politico che l'Ue e i suoi Stati membri dovrebbero includere nel piano».
A tal fine, un maggior numero di sostanze, agenti o fattori di rischio dovrebbe essere riconosciuto come cancerogeno, ad esempio l'amianto o le radiazioni solari per i lavoratori impegnati in attività all'esterno, come quelli dell'edilizia o dell'agricoltura. Inoltre, bisognerebbe studiare il ruolo del lavoro notturno nell'insorgenza di alcuni tipi di cancro, ad esempio il tumore al seno.
«Il nucleo fondamentale del mio messaggio è che questi tumori si possono prevenire. L'Ue dovrebbe sostenere maggiormente la ricerca esistente in questo campo», ha dichiarato Marian Schaapman a nome dell'Etui.
Elke Schneider, dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), ha affermato che i registri dei casi di cancro dovrebbero includere informazioni sul luogo di lavoro dei pazienti, consentendo così di valutare in che modo le condizioni di lavoro abbiano contribuito ai singoli casi di tumore. L'Eu-Osha sta attualmente conducendo un'indagine telefonica in sei paesi, che dovrebbe fornire una panoramica della possibile esposizione a 24 fattori di rischio tumorale sul lavoro in un'ampia gamma di attività professionali. Schneider ha inoltre osservato che, per i sopravvissuti al cancro, le strategie di ritorno all'attività professionale sono ancora limitate, e che è necessario applicare soluzioni migliori sul luogo di lavoro.
Van Mierlo ha avvertito che l'onere di adeguare i luoghi e i metodi di lavoro non dovrebbe gravare esclusivamente sulle Pmi e sulle imprese in genere, ma che occorre trovare una soluzione comune per aiutarle ad assolvere questo compito. Matti Aapro, dell'Organizzazione europea di oncologia, ha deplorato la mancanza di obiettivi di sopravvivenza, come quello di raddoppiare la sopravvivenza dei tumori con prognosi infausta, come il cancro del pancreas e quello dei polmoni. «Nella comunità oncologica vi è la sensazione generale che, nel piano, l'area d'intervento dedicata alla sopravvivenza e alla qualità della vita avrebbe potuto essere sviluppata in maniera più incisiva e più robusta, con impegni più risoluti ad attuare il 'diritto all'oblio' in tutti i paesi dell'Ue», ha dichiarato Aapro. Senza tale diritto, ad esempio, le persone sopravvissute al cancro potrebbero vedersi negato l'accesso alle polizze assicurative e ai prestiti finanziari.
Antonella Cardone, della Coalizione europea dei pazienti oncologici (ECPC), si è detta concorde su tale valutazione, aggiungendo che tale diritto dovrebbe essere riconosciuto in tutti gli Stati membri. La Commissione ha sì preso in considerazione alcune soluzioni per agevolare l'accesso dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti al cancro ai servizi finanziari, ma non è riuscita a promuovere un quadro normativo organico e coerente con i diritti riconosciuti ai consumatori dai Trattati europei. L' Ecpcauspica inoltre la creazione di una rete di riferimento specifica per affrontare le complicazioni e le comorbilità legate al cancro, considerata la scarsa condivisione delle conoscenze finora acquisite in materia.
Nell'esprimere il suo pieno sostegno al piano, Pekka Pesonen della Copa Cogeca ha messo in guardia contro la demonizzazione di prodotti che, in base alle evidenze scientifiche, non sono cancerogeni se consumati in quantità moderate, ma possono anzi risultare benefici per la salute, come è il caso del vino. «Facciamo attenzione a non stigmatizzare i prodotti il cui consumo è scritto nel Dna degli europei. Attacchiamo piuttosto il loro abuso, il consumo dannoso ed eccessivo. Sarebbe senz'altro un errore cessare di promuovere il vino!»
Nell'intervento conclusivo dell'audizione, la relatrice del Cese Małgorzata Bogusz ha sottolineato che l'Ue non può permettersi di trascurare la lotta contro il cancro. «L'inerzia dell'Unione europea in questo campo creerebbe un effetto valanga, portando all'accumulo di problemi che, da un momento all'altro, potrebbero diventare ingestibili. L'Ue ha bisogno di un nuovo piano Marshall per l'oncologia. Il piano europeo di lotta contro il cancro è un passo nella direzione giusta. Non dobbiamo sprecare questa occasione e questo potenziale».
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