Europee, i candidati sociali

Lucrezia Iurlaro (Avs): «Sogno un’Europa di diritti e giustizia sociale»

Dal 2021 con il movimento “Tocca a noi” ha girato l’Italia per un welfare più equo e per i diritti delle donne. È candidata per Alleanza Verdi e Sinistra nella circoscrizione Italia centrale. «Voglio dare un contribuito per creare un welfare europeo». Chiede che la transizione ecologica sia «sostenuta e resa accessibile anche alle persone meno abbienti». Sogna un’Europa di pace, accogliente, senza discriminazione e disparità di genere

di Emiliano Moccia

Lucrezia Iurlaro ha un lungo cammino alle spalle fatto di piazze, movimenti studenteschi ed impegni nella società civile. A partire dalla campagna “Stop Tampon Tax”, che dal 2021 con l’associazione “Tocca a noi” l’ha vista girare in lungo e in largo per l’Italia per chiedere un welfare più equo e l’iva al 4% su tutti i prodotti igienici femminili. Fiorentina, 26 anni, le mancano pochi esami alla laurea in Giurisprudenza. Intanto, Iurlaro svolge attività di tirocinio presso la Procura della Repubblica di Firenze nel settore immigrazione, occupandosi di protezione. Non a caso, quello dell’immigrazione è uno dei temi che le sta più a cuore, tanto da sognare «un’Europa accogliente ed un sistema di salvataggio europeo». Ė candidata in quota Alleanza Verdi e Sinistra nella circoscrizione Italia centrale alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Iurlano, da dove nasce la spinta a candidarsi alle elezioni europee?

Mi candidato come indipendente con Avs perché è un progetto che ha voluto aprire anche alle realtà delle reti civiche e delle esperienze positive dal basso, per cui quando me l’hanno proposto ho accettato volentieri perché grazie al movimento “Tocca a noi” che abbiamo creato portiamo avanti impegni civici e sociali. Parliamo di istanze che nascono dal basso, che portiamo avanti con passione e determinazione, ma è giunto il momento di concretizzarle all’interno delle istituzioni. Voglio dare un contribuito sui temi dei diritti e delle opportunità, perché credo che l’Europa sia la dimensione più adatta per combattere certi tipi di battaglie per il riconoscimento dei diritti umani e civili. Da soli, come singoli Stati, possiamo fare ben poco. Credo che l’Europa possa servire anche come stimolo per i singoli Stati. Come accaduto in Italia, per esempio, sui diritti e sulle unioni civili. Ė stata l’Europa ad invitarci ad andare avanti, ad istituire l’unione civile anche se di fatto non basta.

Anche in base alle sue esperienze passate, che tipo di contributo vuole portare in Europa?

L’importanza ed il ruolo dell’Europa è significativo anche se pensiamo alla campagna che abbiamo portato avanti con il movimento “Tocca a noi”, che ha caratterizzato il mio impegno politico degli ultimi anni. Ė nata una rete di donne e uomini che offrono il loro impegno politico e sociale con l’obiettivo di unire più voci possibili, di unire le forze per poter fare di più. Con l’associazione siamo riusciti a portare avanti la battaglia dalla Tampon Tax in tutta Italia grazie ad una direttiva europea che autorizzava e invitava gli Stati membri a rimodulare l’iva sui prodotti igienici affinché fossero accessibili per tutti, per contrastare la povertà mestruale.

Negli ultimi anni l’Europa è diventata solamente l’Europa della libera circolazione delle merci e dei capitali, invece di essere quell’istituzione che estende i diritti a tutte le persone

Che idea si è fatta dell’Europa? Cosa pensa di portare a Bruxelles?

Negli ultimi anni l’Europa è un po’ diventata solamente l’Europa della libera circolazione delle merci e dei capitali, invece di essere quell’istituzione che estende i diritti a tutte le persone. Al contrario, viste le sfide che ci attendono, dalla transizione ecologica al fenomeno dell’immigrazione, che poi sono strettamente collegati tra loro, alla crisi di natalità, credo che l’Europa possa essere l’unica ad illuminare il cammino su questi temi. E nel mio piccolo ho sempre portato avanti queste battaglie sui territori e credo che l’Europa debba ripartire dai territori. Ci sono tante esperienze positive e bisogna ridare fiducia ad un’Europa nella quale la mia generazione si è trovata piuttosto bene, penso alla generazione Erasmus, alla generazione che ha amici e amiche in tutti gli Stati membri, alla generazione che ha la fortuna di circolare liberamente. Però è anche una generazione che forse la sente un po’ troppo lontana. Molti di noi non hanno la percezione di quanto in concreto l’Europa possa incidere e fare nelle nostre vite. Un po’ per disillusione, un po’ perché non si conoscono le reali potenzialità che può avere la politica europea ed istituzionale, oggi molta gente non va più a votare. Invece, le istanze che partono dal basso hanno bisogno dell’incontro con il mondo istituzionale per diventare concretezza.


VITA ha dedicato il numero di maggio alle prossime elezioni europee, individuando cinque temi cruciali, uno di questi è il Green Deal. Quali sono le sue idee in merito?

Le due macro-sfide dei prossimi anni sono quella della giustizia ambientale che va tenuta insieme a quella della giustizia sociale. Nel momento in cui parliamo di transizione ecologica, dalla macchina elettrica alla casa green, dobbiamo avere ben chiaro che la transizione ecologica va finanziata, sostenuta e resa accessibile anche alle persone meno abbienti. Altrimenti diventa una macelleria sociale, con il rischio che solo alcune persone potranno permettersi di investire e di vivere una vita più sostenibile, mentre chi non riuscirà a farlo rimarrà schiacciato da costi allucinanti. Bisogna direzionarsi verso un welfare europeo, che metta al centro il diritto per l’istruzione accessibili per tutti. Dobbiamo eliminare le disparità di genere: nell’Unione europea le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, con un divario retributivo medio di genere pari al 13%. Dobbiamo introdurre il salario minimo europeo rapportandolo al costo della vita dei diversi Paesi. Così come dobbiamo sostenere la formazione ed incentivare le assunzioni. Infine, va effettuata la revisione oraria del lavoro, introducendo la settimana corta con la finalità di tenere uniti lavoro e vita delle persone, offrendo il diritto alla socialità, alla cura di sé stessi, ai propri affetti.

Le due macro-sfide dei prossimi anni sono quella della giustizia ambientale che va tenuta insieme a quella della giustizia sociale

Anche l’Europa è scossa dalla guerra. Tra i temi più urgenti, quello relativo alla difesa non armata. Cosa ne pensa?

Il tema della pace è fondamentale. Dobbiamo costruire una frontiera di pace. La mia generazione si è trovata catapultata in guerra, anche se ci sembrano dei conflitti distanti da noi. Negli ultimi anni in Europa si è investito molto negli armamenti, anziché investire nella giustizia ambientale e sociale. Se pensiamo a quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina e al genocidio in Medioriente dobbiamo dire che siamo vicini sull’orlo del baratro. Ma possiamo invertire la rotta. È opportuno costruire dialoghi diplomatici. L’Europa deve essere presente, far sentire la sua voce unita.

Nel suo programma parla di cura transfemminista. A cosa si riferisce, auali sono le sue finalità principali?

Dobbiamo alzare la voce sui diritti delle donne, perché non c’è più tempo per nessun’altra vita sacrificata dalla cultura patriarcale in cui viviamo. Dobbiamo intervenire contro la discriminazione e la violenza di genere, garantire una giustizia mestruale, sessuale e riproduttiva equa ed accessibile. L’Europa deve garantire l’accesso libero e gratuito ai prodotti igienico sanitari, ai contraccettivi e all’educazione sessuale e affettiva.

Tra le sue battaglie, anche quelle relative alla gestione delle migrazioni e del contrasto alla criminalità. Di cosa si tratta?

Sull’immigrazione c’è molto da fare siamo davvero molto indietro. Serve un piano coeso tra tutti gli Stati membri che garantisca canali legali e accoglienza. Il movimento dei migranti non si fermerà. Integrazione e accoglienza sono le due parole chiave a cui l’Europa deve guardare, ragionando anche su un sistema di salvataggio europeo, per evitare un numero così elevato di migranti che muoiono mentre cercano di raggiungere il nostro continente. Infine, la criminalità organizzata è un fenomeno globale che deve essere affrontato a livello europeo. È necessario, quindi, sostenere l’impegno delle associazioni tramite un fondo europeo dedicato ai progetti di valorizzazione dei beni confiscati e per la costituzione della commissione antimafia europea.

Questa intervista fa parte di una serie sui candidati sociali alle elezioni europee, di cui sono già uscite quelle a Humberto Insolera (Pd), a Rita Bernardini (SuE), a Bruno Molea (FI), a Ugo Biggeri (M5s), a Antonio Mumolo (Pd) a Luca Jahier (Pd)Annalisa Corrado (Pd), Cecilia Strada (Pd), Shady Alizadeh (Pd) e Fabio Aliberti (Pace terra dignità).

Abbiamo dedicato il numero di VITA magazine “L’Europa da rifare” ai più rilevanti temi sociali da approfondire in vista delle elezioni europee del prossimo giugno. Se sei abbonata o abbonato a VITA puoi leggerlo subito da qui. E grazie per il supporto che ci dai. Se vuoi leggere il magazine, ricevere i prossimi numeri e accedere a contenuti e funzionalità dedicate, abbonati qui.

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