Sostenibilità

Luce e cellulari equi per il popolo dei gas

Consumi/ Le nuove sfide dei gruppi di acquisto solidale

di Chiara Cantoni

Cambiare il rapporto con l?acquisto quotidiano per cambiare il mondo intero. Questa l?ambizione dei Gas – Gruppi di acquisto solidali, associazioni di singoli e famiglie che si autorganizzano per comprare collettivamente e direttamente dai fornitori beni di uso comune, privilegiando i piccoli produttori del territorio, le coltivazioni biologiche, il commercio equo. All?origine, la convinzione che si possa migliorare il contesto socio-culturale a partire dal carrello della spesa.

Il primo Gas italiano nasce a Fidenza, nel 1994. «Il territorio si esprime attraverso i prodotti, i produttori e le loro relazioni», spiega il fondatore, Mauro Serventi. «Crediamo che un benessere effettivo per fornitori e consumatori sia possibile in virtù di una relazione fiduciaria, stabilita sulla base di una convenienza reciproca». All?inizio del rapporto, membri del Gas e produttore stabiliscono un prezzo trasparente e soddisfacente per entrambi. I primi si impegnano a onorare le tariffe concordate a prescindere dai prezzi di mercato (in genere superiori del 30%), mentre il produttore si impegna a fornire prodotti bio. «La soddisfazione maggiore, però, è riportare al centro della catena produttiva la relazione personale, i volti e le storie di ciascuno».

Oggi in Italia sono censiti 338 Gas e il fenomeno è in continuo aumento, per cui si comincia a ragionare sull?acquisto di beni immateriali. Se ne è discusso al convegno nazionale dei Gas, tenutosi a Marina di Massa, il 2 e il 3 giugno, dal titolo Dai Gas ai distretti di economia solidale. «È stata ufficializzata la nascita di GasEnergia», spiega Paolo Meschini, coordinatore del Gas di Massa Carrara, «l?associazione di Gas per l?acquisto collettivo di energia pulita e l?avvio di processi virtuosi di auto-produzione». Il gruppo Tessile, invece, ha preso accordi non episodici con i produttori di diverse filiere. «Grazie all?associazione di commercio equo Fair, abbiamo ordinato cotone biologico indiano, per la realizzazione di 1.200 felpe», dice Serventi. «E per quanto riguarda la telefonia, abbiamo stipulato un contratto di fornitura con una cooperativa sociale di Padova, impegnata nell?inserimento lavorativo di persone in difficoltà». L?obiettivo è sempre uno: introdurre nel mercato eticità in piccole dosi. Con la speranza che il contagio si diffonda.

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