Formazione

L’ozono danneggia il grano più delle radiazioni

Frumento e orzo tra le colture più colpite dall'ozono, con cali di produttività rispettivamente del 24 e 18%

di Gabriella Meroni

Perdite stimate in 228 miliardi di lire solo per la produzione padana di frumento. L’aumento della concentrazione di ozono nella aree rurali è ormai esponenziale. Questi i risultati di una ricerca presentata e discussa presso la sede di Legambiente Lombardia, con il coinvolgimento di ricercatori, associazioni degli agricoltori e responsabili tecnici delle politiche agricole regionali. Frumento e orzo tra le colture più colpite dall’ozono, con cali di produttività rispettivamente del 24 e 18%. Nel 1999 il valore totale del raccolto di frumento nella Pianura Padana è stato pari a 722 miliardi di lire: secondo le stime di Legambiente avrebbe invece potuto essere di quasi 1000 miliardi. Il mancato guadagno dovuto all’effetto dell’ozono è stato di 228 miliardi di lire. Tra le colture colpite anche il fagiolo, il trifoglio bianco, i pioppi. “La riduzione dell’inquinamento, il rilancio della ricerca scientifica le politiche ambientali in genere sono le prime misure di difesa e di sviluppo per l’agricoltura italiana e della Pianura Padana” ha affermato Andrea Poggio, Presidente di Legambiente Lombardia. “Per migliorare le rese agricole è forse più efficace una politica di risanamento ambientale rispetto all’uso di prodotti chimici e organismi geneticamente modificati”, ha proseguito Poggio, annunciando tra l’altro iniziative congiunte di Legambiente e delle tre associazioni degli agricoltori presenti oggi (Coldiretti, CIA e Federlombardia) per chiedere a Regione e governo nazionale l’avvio di un piano di intervento. L’ozono, che negli strati alti della stratosfera svolge il ben noto ruolo positivo di schermatura della superficie terrestre dai raggio UV, è in realtà un gas altamente tossico. La maggior parte dell’ozono presente al livello del suolo (detto troposferico) è prodotto dall’uomo: la sua presenza è infatti frutto di una complessa catena di reazioni fotochimiche (ossia indotte dalla radiazione solare) che partono da ossidi di azoto NOx (prodotti soprattutto dai veicoli) e composti organici volatili (VOC – idrocarburi incombusti provenienti da veicoli e industrie, sostanze originate dall’evaporazione di solventi, ecc.). Nelle aree urbane una grossa porzione di ozono antropico viene neutralizzata dagli stessi reagenti che lo generano, principalmente dagli ossidi di azoto, in un ciclo continuo di creazione e distruzione di molecole di O3. Dalle aree urbane e industriali, parte dell’ozono passa alle aree rurali per effetto del vento. Qui, in mancanza degli agenti neutralizzanti, può raggiungere la sue massime concentrazioni. I dati presentati sono frutto di ricerche durate 10 anni condotte da Ivan Fumagalli del CESI e che hanno interessato aree agricole del Milanese e del Piacentino. Si tratta comunque di risultati generalizzabili, come confermano analoghe ricerche in corso presso le università di Napoli e di Roma e in varie università europee. Negli Stati Uniti il fenomeno è già stato ampiamente documentato: le stime ufficiali dell’Environmental Protection Agency (Epa) parlano di 500 milioni di dollari di perdite annuali dovute ai danni dell’ozono al livello del suolo. Tra i relatori tecnici anche Roberto Gualdi dell’ARPA Lombardia, che ha illustrato i risultati dei rilevamenti sulle concentrazioni di ozono in Lombardia. Hanno partecipato al forum i rappresentanti delle associazioni degli agricoltori lombardi e responsabili tecnici dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia. In Italia l’impatto dell’inquinamento da ozono sull’agricoltura è un fenomeno ancora circoscritto all’ambito accademico e della ricerca e non figura quasi per niente sulle agende politiche di regioni e governo nazionale. Eppure si tratta di un fenomeno in crescita. Mentre infatti a partire dagli anni ’50, le medie giornaliere misurate in aree rurali dell’Europa continentale mostrano un aumento dell’1%-2% per anno, alla fine degli anni ’80 si assiste ad un raddoppio dei livelli di ozono: da 30 µg/m3 a 60 µg/m3. All’incremento dei valori medi si accompagnano, durante la stagione estiva, episodi sempre più lunghi ed estesi di accumulo, con concentrazioni che facilmente possono raggiungere valori fino a 200-400 µg/m3.


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