Welfare

Lotto a colpi di reportage.

Padre di due bimbe, ha denunciato gli aborti selettivi di milioni di bambine indiane e la morte del giovane Gopi, ucciso dai maltrattamenti dei poliziotti.... Così Anto Akkara ha conquistato anche l’

di Barbara Fabiani

«I l giornalismo non è una professione come le altre. È una missione. Il compito di un giornalista è quello di essere al servizio della verità» , afferma Anto Akkara giovane giornalista indiano e forse non immagina che dicendo questa frase in una riunione di colleghi occidentali probabilmente passerebbe da ingenuo. Ma c?è di più: «La verità che il giornalista deve portare alla luce sono le cause dell?ingiustizia, della violenza e dello sfruttamento che affliggono le persone, perché, come dice la Bibbia, ?la verità rende liberi?». Sono le parole di chi è ancora convinto che la stampa e i mass media in generale hanno la forza (sempre che scelgano di usarla) di far pressione sui poteri pubblici per chiamarli a rispondere di certe situazioni, oltre ad avere la capacità di sollecitare le coscienze delle persone. Per i suoi articoli di denuncia sulle ingiustizie sociali e sulle violazioni dei diritti umani, Anto Akkara si è meritato il riconoscimento che da due anni l?Aifo, l?associazione italiana amici di Raoul Follereau, assegna a un operatore dell?informazione che, malgrado il crescente cinismo del ?villaggio globale?, continua a ?fare l?ingenuo?. Il mio giornalismo ?ingenuo? Trentasei anni, sposato con due figlie, cattolico, Akkara è nato nello stato di Kerala, in India, dove l?apostolo Tommaso portò gli insegnamenti di Cristo contemporaneamente a quanto faceva Pietro a Roma. La comunità cristiana in India è quindi antica quanto quella italiana, ed oggi è composta da 23 milioni di fedeli (con 7 milioni di cattolici) che rappresentano appena il 2.3% di questa popolosissima nazione, dove vive un miliardo di persone, si parlano 16 lingue ufficiali (ma i linguisti ne hanno censite oltre cento) e dove convivono indù (83%), mussulmani (11%) e sik, cristiani, buddisti e altre esigue minoranze religiose ed etniche. Della condizione dei cristiani in India, Akkara si è occupato spesso: «Non sono d?accordo con chi descrive la situazione dei cristiani in India con i toni di una ?persecuzione?. In realtà, il dialogo tra religioni in India è più aperto di quanto la stampa occidentale non dica. Ad esempio, è stata per me una sorpresa sapere che i mass media italiani hanno parlato di tensioni nei confronti dei cristiani mentre non hanno colto il tipo di accoglienza fatta al Papa dalle autorità indiane. Nessuno ha notato che a ricevere il Santo Padre all?aeroporto c?era il primo ministro in persona e non il ministro degli esteri come è normale procedura nel nostro paese anche per l?accoglienza ai capi di stato». Eppure all?inizio di quest?anno il padre battista Graham Stuart Staines, che da 35 anni dirigeva il lebbrosario da lui fondato nello stato di Orissa, è stato assassinato insieme ai suoi due figli nel rogo appiccato alla loro auto in cui stavano dormendo. «Quello è stato un fatto gravissimo, una vera tragedia, ma che non dimostra che ci sia un odio degli indù nei confronti degli cristiani ? sottolinea Akkara- Quello che gli indù pensano di quel crimine l?ho potuto constatare di persona un giorno che ero all?aeroporto in compagnia della vedova di padre Staines e un distinto signore si è letteralmente inginocchiato ai piedi della donna esprimendo il suo dolore per l?accaduto. La stessa vedova Staines ha ribadito in una mia intervista che non bisognava confondere gli assassini della sua famiglia con i tutti fedeli dell?induismo». « La questione del rapporto tra induismo e cristianesimo in India- ci tiene a spiegare Akkara- non è un problema religioso ma piuttosto ?politico? e coinvolge una certa classe di indù, quella parte più conservatrice della classe dirigente, che mal sopporta le affermazioni sull?uguaglianza fatte dalla chiesa cristiana indiana. La divisione in caste, pur essendo vietata dalla legge, resta una norma culturale molto forte, anche perché legata alla tutela di certi privilegi». Tra gli articoli di Akkara in difesa dei diritti dei più deboli ci sono quelli in cui ha ripetutamente denunciato la nefasta pratica di abortire i feti femmina, una volta saputo il loro sesso dall?ecografia. ?All?inizio del secolo in india nascevano 971 femmine ogni mille maschi. Oggi ne nascono solo 927. Questo significa che ogni anno in india non nascono 44 milioni di bambine» denuncia questo padre di due bimbe La storia del piccolo Gopi La propria voce Akkara l?ha prestata anche al giovane Gopi, morto per i maltrattamenti subiti dalla polizia durante un fermo e che si cercò di far passare per suicida. Per tre anni la famiglia si è rifiutata di celebrare il funerale fintanto che non fosse stata aperta un?inchiesta e fatta chiarezza, ed ha conservato il corpo in una vasca di cemento sotto formalina, spendendo tutte le proprie risorse. Il ragazzo era stato accusato di aver rubato un registratore; secondo i genitori invece la colpa del giovane era stata quella di aver battuto il capo della polizia della contea in un torneo locale. Da quell?articolo di Akkara del 1991 è seguita una lunga battaglia legale e la famiglia di Gopi nel 1997 ha ottenuto almeno un risarcimento per la morte del figlio. Si presenta più difficile, però, la lotta contro ?la fabbrica dei disastri?, come Akkara ha chiamato gli stabilimenti dell?industria Mavoor Gwalior Rayons che con le sue ciminiere e i suoi scarichi sta inquinando pesantemente l?aria e i fiumi di una zona dello stato di Kerala, causando un?impennata dell?incidenza dei tumori tra la popolazione locale che va ben oltre ogni ipotesi epidemiologica naturale. In questo caso il nemico non sono solo gli industriali, che pure restano i più temibili, ma anche una certa mentalità della gente che è convinta, come si legge nel suo reportage, che le malattie di cui soffre sono causate dalla sfortuna o del destino. Ma Akkara è abituato a confrontarsi con le false credenze della gente, si è allenato in tutte le occasioni in cui ha parlato delle persone colpite dalla lebbra. «Il mio ruolo ? chiarisce Akkara- è anche quello di portare informazioni e di fare chiarezza su questi macroscopici errori in una società in cui il 48% della popolazione è ancora analfabeta». Un compito che gli riesce bene visto che l?eco delle sue inchieste ha raggiunto persino il cinico Occidente.


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