Formazione

Lotta all’illegalità. L’Italia si è svegliata?

La svolta degli industraili siciliani contro il pizzo

di Marco Vitale

Ogni tanto questo governo fa delle cose giuste. Certamente annovero tra queste la nomina del prefetto Achille Serra a responsabile dell?Alto Commissariato contro la corruzione. Questo organismo, giustamente ignoto agli italiani perché sino ad ora non ha combinato nulla, sotto la guida del prefetto Serra può trasformarsi da ente inutile ad ente utile se non prezioso. Dico questo non solo per le qualità sperimentate del prefetto Serra – che, tra i più diretti collaboratori potrà contare anche su Gaspare Sturzo, magistrato siciliano specializzato e di grande valore, nipote di don Sturzo – ma perché questa felice nomina cade in un momento propizio. In tema di corruzione e, più in generale, dei temi dell?illegalità (tangenti, malavita organizzata, microcriminalità), come ha correttamente scritto Franco De Benedetti, «sta cambiando il comune senso del pudore politico».

I segnali di insofferenza da parte della società verso l?illegalità, la mancanza di diritto («justitia fundamentum regni», si diceva una volta), l?insicurezza personale, la asfissiante pressione fiscale, la consapevolezza che, continuando a vivere in modo così sgangherato, siamo rovinati, stanno montando. I politici più avvertiti si rendono conto che questa ondata, se non trova risposte serie, alimenterà i populismi alla Grillo e metterà a rischio quel poco che ci resta di democrazia. Perciò mentre sta dando vita, con il Partito democratico, ad un partito che non poteva nascere più oligarchico, autoreferenziale, verticistico, ademocratico, vera e propria società per azioni più che partito, di quello che sta nascendo dalla ?fusione? tra Ds e Margherita; sul fronte della illegalità e della sicurezza si cerca di dare qualche risposta concreta. Rientrano in questa prospettiva la nomina del prefetto Serra ad Alto commissario anticorruzione, la tempestiva e forte reazione alla strage di Duisburg, i tentativi di molti sindaci di mettere un po? di ordine sulle nostre strade e di contrastare il racket dell?accattonaggio (che si scarica sulla molle Italia ma non si vede, in misura paragonabile, a Monaco, Vienna, Zurigo, Berlino e tante altre città europee; mi confessava un Rom: «Noi ci concentriamo in Italia perché qui si può fare quello che si vuole e si può risparmiare molto»).

Il momento, dunque, è molto complicato ma anche molto interessante. Il Paese sembra risvegliarsi dall?apatia contro l?illegalità; sembra, finalmente, aver preso paura dell?illegalità montante. Può, allora, essere non del tutto inutile cercare di riflettere su alcuni punti di fondo.

Continuità e costanza d?azione
Scriveva Einaudi: «Ai mali sociali non si pone riparo in poco tempo, è necessario mutare prima le idee dei più, le idee mutano lentamente, l?impresa di sostituire al male il bene comune è ardua». Ci vuole dunque, molta tenacia, continuità e costanza d?azione. Per decenni abbiamo permesso che l?illegalità si impadronisse delle nostre città e molti ne hanno approfittato. Non possiamo pretendere di mettere la cosa a posto in pochi mesi.

Complessità dell?illegalità
Corruzione, tangenti politiche, malavita organizzata, microcriminalità, racket dell?accattonaggio sono mali molto diversi tra loro, che vanno affrontati separatamente e con metodi specifici. Ma tutti poggiano su una base comune: l?accettazione apatica dell?illegalità come normale modo di vivere. Perciò quello che conta è che le varie reazioni contro questi mali, affidate a mani competenti e specialistiche e condotte con metodi seri, scientifici e sofisticati, trovino motivazione e alimento da una reazione collettiva contro l?illegalità. Perciò guardiamo con attenzione e speranza anche alle varie aggregazioni sociali contro l?illegalità come modo di vivere, che stanno nascendo un po? in tutta Italia da Napoli a Palermo, a Milano.
Guardiamoci, dunque, dal vizio tipicamente italiano di dire che affrontare la corruzione non è sufficiente perché bisogna pensare alle tangenti politiche o alla malavita organizzata e via dicendo, rinviando sempre la palla in altro luogo, a monte o a valle. Ogni cosa va affrontata in sé e per sé, e affrontare un male non vuol dire che non si debbano affrontare gli altri. Ma tutto va alimentato dal desiderio comune che vogliamo vivere, che abbiamo bisogno di vivere in un Paese più pulito.

Economia imprenditoriale contro economia mafiosa. Necessità del trombettiere che suoni la sveglia
La distinzione tra l?economia imprenditoriale e l?economia mafiosa è semplice e assoluta. L?imprenditore e l?impresa sono i soggetti che elaborano dei fattori di produzione che la società affida loro per restituire alla società in varia forma (stipendi, interessi, profitti, miglioramento della qualità della vita) un valore più elevato della somma delle parti (valore aggiunto). L?economia mafiosa è alimentata da soggetti che dalla società prelevano solamente senza mai dare qualcosa di buono in cambio (alle origini della mafia storica qualcosa davano in cambio sostituendosi, a modo loro, a funzioni insoddisfatte dallo Stato). Il contrasto tra l?economia imprenditoriale e l?economia mafiosa è irriducibile ed esistenziale.
Perciò dobbiamo guardare con grande interesse al fatto che associazioni imprenditoriali e Confindustria abbiano preso una posizione forte ed esplicita contro il pizzo, una delle forme più odiose e soffocanti dell?economia mafiosa. è troppo facile criticare, sul piano pratico, questa presa di posizione. Ma è sbagliato farlo. Quello che conta è che, per la prima volta, il mondo imprenditoriale ha suonato la sveglia.
La sera del 14 maggio, quattro giorni dopo lo sbarco a Marsala, prima dello scontro importantissimo di Calatafimi, sulla collina Il Chiantu dei Romani, Garibaldi chiamò il giovane trombettiere, il bergamasco Giuseppe Tironi e gli ricordò la sveglia che aveva suonato prima dello scontro di Fermo (Como) con i Cacciatori delle Alpi. E gli raccomandò di suonare quel motivo, che a Garibaldi era piaciuto moltissimo, per la sveglia alle 3 di notte e durante lo scontro. Poi affidò la bandiera (quella donata dalle donne di Valparaiso per la guerra del 1859) al fidato Simone Schiaffino che, per difenderla, cadrà sui terrazzamenti del Chiantu dei Romani. Bandiera e trombettiere, dal tempo dei tempi, sono importantissimi per combattere difficili battaglie. «La vittoria di Calatafimi», commenterà Garibaldi, « fu d?un risultato immenso per l?effetto morale, incoraggiando le popolazioni e demoralizzando l?esercito nemico». Anche noi abbiamo un disperato bisogno di incoraggiare la popolazione. Perciò lo squillo di tromba della Confindustria e il prendere in mano la bandiera dell?economia imprenditoriale, può essere un fatto di grande importanza.

Sofisticazione della corruzione
La malavita organizzata è il male maggiore ma le sue radici affondano e traggono alimento dalla corruzione. Perciò questo fronte è importantissimo. La corruzione plateale che stava soffocando il Nord ed in particolare Milano prima di Tangentopoli è molto regredita. Perciò dire che Tangentopoli non è servita a nulla è una sciocchezza. Soprattutto a Milano è servita molto. Ma la nuova corruzione è enormemente più sofisticata. Passa fondamentalmente attraverso le Regioni e qualche grande Comune e non si manifesta più attraverso tangenti in senso tradizionale, ma attraverso consulenze d?oro, società piovra che assorbono denaro pubblico, scambi continui tra protezioni politiche e affarismo, occupazione di ?posti? in gangli vitali della vita economica e sociale con una selezione in negativo, (nella sanità, nelle fiere, negli enti pubblici o parapubblici).
Vi sono Regioni, e non tutte nel Mezzogiorno, dove la confusione tra gestione del potere politico e gestione degli affari personali non è quasi più percepibile, come nei tempi degli antichi re, o delle signorie o in molti paesi africani attuali, nei quali la distinzione tra demanio pubblico e demanio privato è inesistente. Perciò l?azione del commissario Serra, per quanto preziosa, non potrà da sola scardinare questo grande fronte dell?illegalità mascherata. Per questo sarà necessario rivedere, riequilibrare e rianimare i meccanismi fondamentali della democrazia (dalle leggi elettorali ai consigli comunali, ai consigli regionali che sono oggi larve moribonde).

Questione nazionale
Nel dibattito di questi giorni ho sentito numerosi interventi parlare di questi problemi come di una faccenda fondamentalmente del Mezzogiorno. Errore fatale! Certe manifestazioni sono certo più intense e visibili in certe zone del Sud, ma l?insieme del problema è questione nazionale, la più importante questione nazionale. L?eccidio di Duisburg, il diffondersi del pizzo e dell?affarismo politico nel Nord, la presenza di comportamenti mafiosi in certe valli delle Alpi, dovrebbe aprire gli occhi a tutti. Non esistono mura che possano contenere il male nel Sud. Il male è tra noi. Va combattuto da tutti insieme.

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