Welfare

Lotta alle dipendenze, senza il non profit non esisterebbe

Anima ancora il dibattito il tema dell'uso e abuso di sostanze stupefacenti, che vede combattere contro la carenza di personale specializzato, budget per la cura al di sotto degli standard adeguati, ma soprattutto contro l'ancora non attuata sinergia tra sociale e sanitario. Riflessioni avviate durante la "Giornata mondiale della lotta contro la droga" di Cosenza che, come sottolinea Luciano Squillaci, presidente della "Federazione italiana delle comunità terapeutiche", passano la mano anche all' Osservatorio regionale sulle dipendenze patologiche che in Calabria ha come riferimento la presidente Pasqualina Straface

di Gilda Sciortino

Senza integrazione socio-sanitaria non si può parlare di un approccio capace di garantire il corretto interscambio tra servizi e, conseguentemente, la presa in carico totale di chi vive in questa dimensione.

Per Luciano Squillaci, presidente della Fict, la Federazione italiana delle comunità terapeutiche, che, insieme a Cnca e Intercear, ha promosso a Cosenza la 36ma “Giornata mondiale di lotta alla droga”, il Terzo settore ha fatto un grande lavoro in questi anni, considerato anche che è sempre stato da solo a occuparsi di chi subisce il fascino della dipendenza da sostanze stupefacenti. Diciassette in tutto le strutture accreditate in Calabria, la maggior parte delle quali comunità di recupero, poi in maniera minoritaria anche servizi semiresidenziali e diurni.

«Non esiste privato profit in questo mondo» – afferma Squillaci – «Ovviamente è una situazione che riguarda tutta l’Italia. Quando questo settore diventerà appetibile non lo so, ma fortunatamente nelle dipendenze ancora non c’è business».

Una giornata, quella promossa nella città dichiarata “Capitale nazionale del volontariato”, che ha offerto ampie occasioni di riflessione, andate ben oltre la singola giornata. Anche in considerazione del fatto che è stato finalmente rimesso in moto l’Osservatorio regionale sulle dipendenze patologiche che oggi ha come riferimento Pasqualina Straface, presidente della terza commissione regionale Sanità e Attività Sociali del Consiglio Regionale Calabria con delega alle dipendenze.

«È stato istituto neanche un mese fa con legge del consiglio regionale – aggiunge Squillaci anche in qualità di portavoce del Forum del Terzo Settore della Calabria – e. ci aspettiamo che cominci a mettere ordine al tutto prima possibile. Come dicevo prima, l’integrazione socio-sanitaria è la madre di tutte le battaglie che si occupano di fragilità, dipendenze, salute sanitaria. Dobbiamo superare questo scoglio, non c’è alternativa, non ci sono altre strade perché il tema delle dipendenze è molto complesso e i nodi da sciogliere sono tanti. Come quelle che ha sottolineato lo stesso sottosegretario di Stato con delega alle Politiche Antidroga, Alfredo Mantovano, parlando di accreditamenti, tariffe, servizi di cura, rimettendo al centro la persona senza fare alcuna scelta ideologica sulle sostanze».

Senza dimenticare la questione del fondo per la lotta alla droga, ma anche il tema della sperimentazione dei servizi multidisciplinari integrati.

«Parliamo di Smi, sperimentati in Lombardia da un paio di anni, una sorta di servizi ambulatoriali gestiti dalle strutture accreditate in collaborazione con i servizi pubblici che stanno dando dei risultati ottimi. Riescono a intercettare quella fascia di bisogni che magari non va ai Serd. Tutti punti molto concreti che il sottosegretario Mantovano ha ripreso, promettendo impegni concreti, da mantenere entro due anni circa».

Ma due anni possono essere tanti, se parliamo di giovani in emergenza…

«La situazione è di una gravità enorme, certo, ma mi sembra che ci siano i presupposti giusti per raggiungere ottimi risultati. Quello che ho dato atto a questo governo è avere garantito gli incontri con i tecnici dei diversi ministeri perché le questioni sul tappeto, riguardanti in modo particolare le dipendenze, hanno tante sfaccettature. Non stiamo parlando, infatti, della rottura di un femore che ha un protocollo standard per la sua guarigione, ma di un problema che chiama in causa tutti i ministeri, quelli delle Politiche Sociali, della Salute, degli Interni e della Giustizia, come anche il Miur per l’aspetto della prevenzione. Adesso dobbiamo concretizzare questa mole di lavoro e, se questi sono gli obiettivi a brevissimo tempo, mi sembra che la strada intrapresa possa essere quella giusta».

Ma qual è la situazione che riguarda nello specifico la Calabria.

«Noi abbiamo un problema di sanità in termini generali con la necessità di garanzia dei Lea, cosa che a oggi non avviene. Abbiamo i Serd che si stanno svuotando di personale, le comunità sono ferme alla loro origine; ancora oggi i budget destinati alla cura, rispetto a tutti gli altri forniti dai servizi accreditati, sono nel rapporto della metà. Per essere molto chiari, per due persone che vanno in riabilitazione, non riusciamo a curare una sola persona con problemi di dipendenza. E questo, nonostante i costi siano molto più bassi perché chiaramente i riconoscimenti economici delle risorse delle comunità non sono assolutamente adeguati. La situazione al momento è complicata da una burocrazia che in Calabria uccide, da un dipartimento delle politiche sanitarie in brutte condizioni in termini di risorse umane. Gli auspici sono tanti, ma anche il lavoro da fare. Detto questo, sembra che ci sia la voglia di mettere in piedi un discorso concertato, quindi andiamo avanti».

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