Sostenibilità

Lotta alla povertà. Con noi l’Italia tornerà in trincea

Un patto con tutti i soggetti coinvolti, un viceministro ad hoc, una nuova legge. La sfida dell’aiuto allo sviluppo secondo Il segretario dei ds. Di Lucio Biancatelli

di Redazione

Cooperare per un mondo più solidale è il capitolo del programma di governo dell?Unione (www.lafabbricadelprogramma.it) dedicato alla cooperazione internazionale. Ne abbiamo parlato con Piero Fassino, il leader dei Ds che dei temi di una politica estera più solidale ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Ecomondo: Onorevole Fassino, quale architettura istituzionale ritiene opportuna per permettere al tema della lotta alla povertà di trovare l?attenzione che merita? Piero Fassino: La nuova dimensione della globalizzazione, i profondi cambiamenti che si sono succeduti nella seconda metà degli anni 80 fino ai giorni nostri, impongono una nuova visione della lotta contro la povertà e quindi nuove politiche e strumenti. La cooperazione allo sviluppo e l?aiuto pubblico allo sviluppo devono far fronte agli scenari nuovi: l?emergenza umanitaria, le migrazioni, i conflitti, i disastri ambientali, i diritti umani negati e inoltre un?esclusione crescente di una parte dell?umanità impoverita che non ha accesso alle risorse essenziali per vivere. È necessario un impegno internazionale per costruire politiche condivise: penso agli obiettivi del Millenium Round, sottoscritti da 191 capi di Stato e di governo, parte essenziale di una dimensione multilaterale che va sostenuta con forza. Questi obiettivi rischiano di essere disattesi se agli impegni sottoscritti non fanno seguito azioni coerenti. Il governo italiano ha tagliato le risorse e disatteso gli impegni presi. Noi pensiamo che la cooperazione allo sviluppo debba interagire con l?insieme delle politiche in ambito internazionale e divenire un elemento importante in raccordo con la politica estera. Occorre costruire un nuovo patto con i cittadini che valorizzi – in modo trasparente – la pluralità delle esperienze e degli attori della cooperazione. Per fare questo – come abbiamo scritto nel programma dell?Unione – si deve indicare una delega forte – può essere un vice ministro – che unifichi l?indirizzo politico e favorisca una gestione organica e non frantumata dei fondi. Un nuovo quadro legislativo che superi la 49/87 anche attraverso la costituzione di un ente distinto in grado di gestire con efficacia e trasparenza le risorse. Ecomondo: Cosa ne pensa di un ministro per il Coordinamento delle politiche volte allo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà nel mondo? Fassino: Un nuovo ministero si aggiungerebbe ad altri e non riuscirebbe a costruire quella rete necessaria che nei paesi in via di sviluppo è essenziale per delineare una ?partnership globale?. Ritengo più utile potenziare un lavoro di concertazione e coordinamento con la società civile e rendere chiaro il percorso decisionale, la responsabilità del governo e le forme di controllo del Parlamento. Ecomondo: In caso di vittoria alle prossime elezioni, l?Unione perseguirà l?impegno di portare entro il 2015 i fondi per la cooperazione allo sviluppo allo 0,7% del prodotto interno lordo e dal 2006 allo 0,24%? Fassino: Abbiamo scritto nel programma che rispetteremo gli impegni presi in ambito internazionale. Aggiungo che è necessario armonizzare le iniziative di cooperazione. Molti paesi europei hanno incrementato le risorse, il contributo europeo all?Aps nel mondo è di oltre la metà del valore complessivo delle risorse. Si può migliorare ma si deve indicare una dimensione più comunitaria, meno frantumata e legata alle politiche dei singoli paesi. Per essere protagonisti di una buona cooperazione occorre rimodulare le risorse: dobbiamo progressivamente avvicinarci agli altri paesi europei e possiamo arrivare allo 0,7% del Pil nel 2011 partendo da un aumento significativo fin dalla prima Finanziaria. Ecomondo: Cosa pensa della proposta del Cini, il Coordinamento italiano network internazionali, di creare un coordinamento interministeriale che permetta di raggiungere coerenza tra l?azione di varie amministrazioni dello Stato, riportando regolarmente al Parlamento sull?azione del paese in merito al raggiungimento degli obiettivi del Millennio? Fassino: Degli obiettivi del Millennio ho già detto: li considero essenziali in questa nuova prospettiva di ?governance globale?. Per quanto concerne il coordinamento ho già indicato degli aspetti essenziali di costruzione delle politiche di lotta alla povertà. È evidente che sarà utile un?armonizzazione, una coerenza delle scelte, e quindi il necessario coordinamento nell?azione di governo. In questo quadro un coinvolgimento del parlamento è fondamentale per costruire un consenso ampio e un confronto che sappia rivolgersi al paese. Ritengo importante una forma nuova e partecipata di concertazione con la pluralità dei soggetti che operano nella cooperazione internazionale. Ecomondo: Il WWF – da anni impegnato nel mondo con centinaia di progetti di sviluppo – è fautore da sempre di una politica integrata che assuma la trasversalità della tutela ambientale e dei diritti umani come condizione fondante per il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile e garanzia di sicurezza nel mondo. È un?impostazione che condivide e, se sì, in che termini? Fassino: Condivido questa impostazione. L?Aps e la cooperazione internazionale non devono produrre nuove forme di dipendenza o riproporre politiche di ricolonizzazione mascherata da aiuto. Nei paesi più poveri – prevalentemente africani – si pone la questione dell?utilizzo delle risorse, dall?asimmetria tra l?utilizzo delle risorse naturali e la tutela dell?ambiente. La sostenibilità è certamente un fattore essenziale di tutela dell?ambiente e di un uso non dissipativo delle risorse, ma ancora di più lo è in positivo nella costruzione di politiche sostenibili nell?insieme. Per questo sostengo che occorre integrare e armonizzare le politiche di cooperazione e del commercio. Per esempio l?accesso al mercato di prodotti agricoli dei paesi poveri, la possibilità di utilizzare farmaci a costi accessibili per curare le malattie endemiche – Aids e malaria in primo luogo – sono parte di un insieme di scelte che vanno portate avanti con coraggio e coerenza. La nuova dimensione della solidarietà non è il ?caritatevole? – così come nella versione dei neoconservatori e della destra – ma un?azione politica forte e consapevole che cambi gli indirizzi generali, le scelte e costruisca una dimensione condivisa. Il nostro paese, per storia, cultura e per la stessa collocazione geografica, può costruire politiche di dialogo, di speranza, di confronto civile. Solo così saremo più sicuri, e senza ansie e paure potremo vivere in un mondo migliore.

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