Non profit

Lotta al tumore, l’esperienza di Salute Donna. Quell’attimo cruciale

Annamaria Mancuso, ex malata, ha messo in piedi un'associazione che si occupa di prevenzione. Qui dialoga il medico che l'ha curata.

di Paolo Manzo

Annamaria Mancuso ha scoperto di essere malata di cancro al seno dieci anni fa e, dalla sua esperienza, é nata Salute Donna, un’associazione di cui Annamaria é presidente. “Abbiamo ambulatori di senologia, dove si fanno gratuitamente visite preventive. Poi seguiamo dall’inizio alla fine le donne cui é diagnosticato un tumore”. Salute Donna opera nella fase della prevenzione, della comunicazione della diagnosi, del ricovero, delle cure e del ritorno alla vita. “Le prime fasi sono le peggiori. E la comunicazione della diagnosi é decisiva e, per questo, noi proponiamo che la diagnosi sia comunicata da un’equipe medica che includa anche psicologi”. Già, perché purtroppo non tutti i medici sono attenti e premurosi anche Milva Zambetti, oncologa presso l’Istituto Tumori di Milano, che sul tema ha le idee chiare: “Su come comunicare la diagnosi di tumore al paziente, credo di non avere il diritto di non dire la verità. Così come ritengo di avere il dovere di non portare sull’orlo del suicidio chi viene informato”. Pensare “favorevole” Domanda d’obbligo: e lei come si comporta? “L’informazione deve essere data, in genere, associando una proposta operativa tipo: “Sì, lei ha il cancro, ma possiamo fare questo, questo e quest’altro per lei”. In pratica faccio pesare quella che é l’informazione favorevole, nell’ambito di una diagnosi di tumore. Senza promettere mai la guarigione che non si può ottenere, ma impegnandomi a migliorare la qualità della vita del malato, o di prolungata”. Massima trasparenza informativa ed impatia nella comunicazione, quindi, la tecnologia giusta. Ma non sempre va così, si sfoga Annamaria Mancuso che ha proprio la professore Zambetti come oncologa, e che nella sua decennale esperienza alla presidenza di Salute Donna ne ha sentite di tutti i colori. ” So di donne cui hanno comunicato diagnosi tumorali nei corridoi dell’ospedale, in piedi, con gli esami in mano. O negli ambulatori, dove squilla il telefono 20 volte e il medico é interrotto dai colleghi. L’interruzione in un tipo di comunicazione del genere é terribile e, spesso, i medici, presi dai loro problemi, sottovalutano il rapporto col paziente e lo trattano sempre allo stesso modo. Invece non siamo tutti uguali e ci si deve mettere nei panni di chi é lì davanti, perché ognuno di noi ha le sue emozioni e l’oncologo dovrebbe capirlo, fungendo un po’ da psicologo in fase diagnostica”. Anche per creare una cultura diversa. Perché quando si parla di cancro si pensa solo alla morte, e ciò crea grandi problemi alla persona cui é fatta la diagnosi. Per poi verificarsi, magari, che una prospettiva di vita lunghissima. Info: Per contattare Salute Donna tel. 02.6470452 salutedonna@augustea.it Salute donna


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