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Lotta al dolore, la cannabis non sia strumentalizzata
La Società cure palliative difende la pdl Turco
A fine aprile, nell?ambito del proprio congresso nazionale, la Società italiana di Cure palliative – in collaborazione con la Federazione cure palliative, che coordina 55 enti non profit – aveva fatto partire una significativa petizione al ministero della Salute: provvedere al più presto a una ulteriore semplificazione della prescrizione degli stupefacenti e della loro erogazione ai malati.
«Dalle prime anticipazioni emerse sulla stampa, direi che con il disegno di legge elaborato dal ministro Livia Turco, che presto sarà discusso in Consiglio dei ministri, siamo vicini a questo risultato», commenta il professor Furio Zucco, presidente Sicp. Il testo elaborato dal ministro e già inviato a Palazzo Chigi contiene diverse novità, dallo snellimento delle procedure amministrative necessarie per ottenere medicine contro il dolore a una piena integrazione di alcuni principi attivi dei cannabinoidi all?interno della farmacopea esistente.
«Direi che ci sono tre traguardi fondamentali all?interno di questa proposta», spiega Zucco. «La prima riguarda i ricettari: ad oggi solo una minoranza dei medici iscritti agli Ordini professionali, probabilmente meno del 60%, ha ritirato il ricettario specifico per gli stupefacenti. Ciò significa la maggior parte dei medici italiani non prescrive gli oppiacei per combattere il dolore inutile dei malati. La proposta di legge abolisce questi ricettari ?speciali? e consente la prescrizione su quelli comuni, rimuovendo una volta per tutte qualsiasi ostacolo tecnico all?accesso ai farmaci contro il dolore».
La proposta del ministro Turco, a quanto pare, mira inoltre a rimuovere una palese discriminazione tra malati: «Nonostante le semplificazioni introdotte con la legge 12 del 2001», precisa il presidente Sicp, «si era stabilita una differenza tra i malati con patologie neoplastiche e degenerative, che avevano accesso agli oppioidi, e tutti gli altri malati interessati da dolore severo o non neoplastico, che non vi avevano accesso. Se ci fosse dunque un?estensione all?utilizzo di oppioidi a ogni tipo di malattia dolorosa grave, avremmo ottenuto il secondo traguardo».
L?ultimo passaggio, infine, appare il più ?spinoso? dal punto di vista politico: l?introduzione dei derivati della cannabis nell?ambito terapeutico. «L?utilizzo dei farmaci a base di cannabinoidi ora non è consentito nel nostro paese, pur essendo ormai numerose le pubblicazioni scientifiche che ne sostengono l?efficacia», dice Zucco. «Vorrei sottolineare che l?integrazione del tetraidrocannabinolo alla tabella delle sostanze prescrivibili non significa l?immediata introduzione in commercio, ma solo il riconoscimento del suo valore terapeutico. Perciò mi auguro che non ci siano polemiche, perché sarebbe come contestare farmaci, già ammessi, derivati dalla morfina o dall?eroina. E che questo ddl giunga all?approvazione in modo condiviso».
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