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L’Oscar per la categoria miglior attivista va a….

Da Jane Fonda a Patricia Arquette: i discorsi più politicizzati della storia degli Academy Awards

di Martino Pillitteri

Era da qualche anno che non si sentivano discorsi con una chiara connotazione politica/sociale sul palco del Kodak Theatre a Los Angeles.  Patricia Arquette, con la sua battaglia sulla parità di retribuzione, è l’ultima di una serie di performance attiviste che hanno fatto la storia della notte degli Oscar: chi in un modo, chi in un altro, chi mandando un portavoce, chi leggendo un cable dal Vietnam.  Ecco i momenti più politicizzati della notte degli Oscar.

1972, Jane Fonda.
Vincitrice della categoria migliore attrice, l'interprete del fim vincitore Klute salì sul palco, ringraziò l’Academy Award, e tornò ad accomodarsi in platea. Tutti si appettavano una fiera presa di posizione nei confronti della guerra in Vietnam in eurovisione. Cosa che in effetti avvenne, ma nel backstage con i giornalisti.

1973, Marlon Brando
Questi si rifiutò di ritirare il premio di miglior attore per la sua performance nel Il Padrino. Al suo posto si presentò Sacheen Littlefeather, la presidentessa della National Native American Affirmative Image Committee che spiegò brevemente la decisione di Brando che era in disaccordo sui maltrattamenti degli indiani nativi d'America da parte del governo e di Hollywood.

1975, Bert Schneider
Il produttore del film-documentario " Hearts and Minds” Bert Schneider impiegò il suo discorso di accettazione per il miglior documentario per leggere un messaggio scritto da Dinh Ba Thi, un ufficiale Viet Cong. Più tardi, nel corso della serata, Frank Sinatra salì sul palco e lesse ad alta voce questo testo: «Mi è stato chiesto dall'Academy di fare la seguente dichiarazione in merito a una dichiarazione che è stata fatta da un vincitore. Noi non siamo responsabili di eventuali riferimenti politici assunti sul programma, e ci dispiace che sono stati fatti questa sera».
La dichiarazione letta da Sinatra, in realtà non era stata redatta dall’ Academy bensì da Bob Hope. L’attore, che aveva intrattenuto le truppe Usa per 50 anni, scrisse quel messaggio a mano e la diede da leggere  a Sinatra  che stava presentando il premio successivo.

1978, Vanessa Redgrave
Vincitrice della categoria Supporting Actress con il film Julia, si scagliò contro coloro che, fuori dal teatro, stavano manifestando contro i simpatizzanti palestinesi. Queste le sue parole:«Dovreste essere orgogliosi del fatto che nelle ultime settimane siete rimasti fermi e non vi siete lasciati intimidire dalle minacce di un piccolo gruppo di sionisti il cui comportamento è un insulto alla statura di tutti gli Ebrei del mondo e alla loro grande ed eroica lotta contro il fascismo e l’oppressione». La Redgrave non ha mai nascosto la sua aderenza alla causa palestinese.

1993, Susan Sarandon e Tim Robbins
In qualità di presentatori, attirarono le ire dell'Academy per aver letto uno script non concordato che affrontava la detenzione a Guantanamo Bay degli haitiani sieropositivi in fuga dal colpo di Stato. Nella stessa serata, Richard Gere espresse la speranza che il leader cinese Deng Xiaoping stesse guardando lo show in modo da poter sostenere le violazioni dei diritti umani in Tibet.

2003, Michael Moore
«Siamo contro la guerra, Mr. Bush, vergognati, Mr. Bush vergognati». Poche parole quelle dette in mondovisione  del  documentarista vincitore di Bowling for Columbine.

2009, Sean Pen
Il vincitore di Milk nella categoria miglior attore, si espresse in favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tre mesi prima, la legge Proposition 8 ripristinava il divieto dei matrimonio gay.

 

 

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