Welfare

Los Angeles trasforma le aiuole in orti pubblici

Dopo una campagna di guerrilla gardening in uno dei quartieri più poveri della città, l’amministrazione comunale ha deciso di permettere ai cittadini di coltivare orti urbani nelle aiuole vicino ai marciapiedi, una decisione che potrebbe rendere più consapevole le scelte alimentari delle persone, cambiare le relazioni e unire le comunità

di Ottavia Spaggiari

Dal mese prossimo a Los Angeles si potranno coltivare orti nelle aiuole pubbliche. Una grande conquista per una città dall’estensione sconfinata, priva di un vero centro, in cui fino a pochi anni fa era impossibile muoversi se non in auto. Una città però che sta cambiando tantissimo, grazie anche all’impegno di chi la abita, come Ron Finley, il primo a fare l’atto più sovversivo che si potesse fare a South Central, uno dei quartieri più poveri e difficili della città, rappresentazione delle disuguaglianze ancora endemiche nel Paese: qui i sudamericani sono il 56,7% della popolazione, gli afroamericani il 38% mentre i bianchi sono appena il 2%.

E’ qui che Finley, stanco di dover guidare prima di raggiungere un supermercato in cui acquistare cibi sani, ha deciso di rompere gli schemi e piantare un orto nell’aiuola di fronte a casa sua. Un atto sovversivo che gli è costato persino un arresto per essersi rifiutato di pagare all’amministrazione cittadina un permesso di 400 dollari per utilizzare l’aiuola, perchè, per Finley, quell’orto ha assunto un significato politico: “Si tratta di essere in grado di autosostenersi, di cambiare la propria vita e diventare responsabili per la propria salute e anche per la propria comunità”, spiega Finley, sottolineando che coltivare qualcosa nel proprio quartiere significa anche essere più vicini a quello spazio e alle altre persone che lo abitano, sentendolo e curandolo, davvero come fosse proprio. “Siamo stati schiavizzati dalle grandi multinazionali…ci sono altri modi in cui possiamo ottenere cibo”.  

E Finley ha condotto una vera e propria rivoluzione alimentare di comunità, moltissimi hanno seguito il suo esempio, i media locali si sono occupati di lui e un gruppo di attivisti hanno lanciato una petizione per ritirare la denuncia dell’amministrazione locale e chiedere di legalizzare la coltivazione gratuita delle aiuole. Da aprile a Los Angeles sarà quindi possibile coltivare il proprio orto nei fazzoletti di terra vicino ai marciapiedi, “In molti quartieri questo è l’unico posto dove le persone possono piantare qualcosa,” spiega Finley. “Tra il cemento, l’asfalto e le recinzioni, non hanno altri posti in cui farlo. E questo è un modo per rendere il cibo, non solo locale ma davvero iperlocale.”

Negli Stati Uniti, gli attivisti di Los Angeles non gli unici a chiedere più spazi per coltivare il proprio cibo, nel Paese è cresciuto un vero e proprio movimento, diventato internazionale, “food not lawns”, “cibo non giardini”, in cui si invitano i cittadini a trasformare i propri giardini in orti aperti al proprio quartiere, come vero e proprio motore di cambiamento della comunità. “Condividere il cibo extra che viene prodotto in cortile, i semi, le piante, gli attrezzi e le informazioni è un modo per entrare in contatto con i vicini,” spiega il manifesto del movimento, “è così che nascono amicizie, relazioni e un senso di comunità più profondo”.

Anche secondo Finley, gli orti cittadini sono una risposta per migliorare la vita della comunità, anche nelle zone più povere, perché veder crescere qualcosa di fronte a casa significa, “uscire dalla porta ed essere salutati da colibrì, api, libellule e un ecosistema verde e sano che, da queste parti, non esiste…Le persone passano e vedono la bellezza invece di solo cemento”.

Foto di David McNew/Getty Images

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