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Los Angeles a brandelli
Film. Crash, contatto fisico: bellissimo affresco di Paul Haggis
Siamo nell?età della paura. Più che la violenza, temiamo il suo fantasma. E ci regoliamo di conseguenza, animaletti inconsapevoli e spaventati.
Così la vede Paul Haggis, sceneggiatore (con Bobby Moresco) e regista di Crash. Contatto fisico. Un ottimo affresco, due giorni in una Los Angeles insolitamente gelida e cupa, senza centro e senza cuore (ed è un vero e proprio personaggio), popolata da figure contraddittorie che ci somigliano e che in fondo vorrebbero un?esistenza diversa.
I molti poliziotti, il regista televisivo di colore, i balordi dalla pistola facile, il procuratore distrettuale, la sua gelida moglie, gli emigrati che non parlano inglese: ciascuno aspira a qualcosa di meglio. Nessuno sa come ottenerlo. Tutti sembrano però intimamente convinti che senza l?Altro la vita sarebbe più facile.
Convincimento ingenuo, certo. Spavaldo, certo. Illusione comoda ma quanto dannosa, suggerisce Haggis: non sono le ragioni altrui a danneggiare le nostre. È l?incapacità di trovare una visione comune, un terreno di confronto a impedirci di convivere. Con noi stessi prima che con gli altri.
Haggis non è il primo a condurre, nel cinema americano, un?analisi simile (l?elenco sarebbe lungo e potrebbe concludersi con Robert Altman). Ha però il grande merito di riproporla in un momento storico come l?attuale attraversato da profonde e insistenti tentazioni di autarchia immatura e unilateralismo violento e sbrigativo. Ed è bravo a condurla con mano salda, senza cedere in facili patetismi e adottando una struttura narrativa assai efficace, quella del puzzle.
La macchina da presa segue brandelli di vita, li documenta inesorabile tenendosi spesso assai vicina ai personaggi (un cast di tutto rispetto, nel quale emerge l?umanità di Don Cheadle: a lui si deve la dichiarazione iniziale sull?assenza di contatto umano nella metropoli e sul desiderio spasmodico di averne).
Il montaggio, agile e assai curato, dispone quei brandelli in modo da far emergere similitudini, contrasti anche fortissimi e coincidenze, mostrando diversi punti di vista. Vediamo un pezzo alla volta, lacerti di enigmi e di storie finché alla fine il quadro si ricompone. Emergono così i ritratti intenzionalmente frammentati di persone a loro volta frammentate, anime perse nei mille rivoli del desiderio e della disperazione.
Stati d?animo che attraversano i differenti strati sociali, le diverse condizioni umane. Per ricordare a tutti che non c?è scampo per chi si vuole solo.
Luce in sala
Lord of war di Andrew Niccol, Usa
È una denuncia dell?assenza di regole e di responsabilità da parte dei governi. L?oggetto? I 550 milioni di armi da fuoco in circolazione nel mondo.
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Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber, Usa
Dal romanzo di Safran Foer il film, tra ricordo e oblio, guarda al passato e a problemi attuali, come il confronto tra culture.
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Enron-L?economia della truffa di Alex Gibney, Usa
Ecco quel che è successo, in un climax che porta alla vera voce di chi è diventato milionario, rovinando tutti.
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La marcia dei pinguini di Luc Jacquet, Usa/Francia
Un giovane biologo alle prese con la macchina da presa e con il Polo Sud. Per raccontare una storia d?amore tra pinguini.
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