Famiglia

Loreto, pellegrini con buona forchetta

Dietro le quinte dell'Agorà del 1° settembre

di Daniela Verlicchi

«Ma come fanno?». È questa la domanda più ricorrente tra le mamme, quando vedono passare coloratissimi fagotti che contengono bambini che ciondolano sulle schiene delle donne africane o sudamericane. Per rispondere alla loro domanda Esther Weber nel 2003 ha fondato Portare i Piccoli, un?associazione che ha come obiettivo il diffondere la cultura del portare i bambini.

Non è quindi solo una questione di praticità (la fascia è uno strumento comodo ed economico, rispetto a passeggini e carrozzine), ma una vera e propria filosofia. «Ho iniziato a interessarmi di questo nuovo modo di relazionarsi con i bambini quando è nato il mio primo figlio», racconta la Weber. «La curiosità e la scomodità di usare il passeggino in montagna mi hanno spinto a frequentare in Svizzera un corso sull?uso della fascia lunga; poi ne è seguito un altro, fino a quando sono diventata istruttrice».

La presidente di Portare i piccoli non ha mai usato passeggini né carrozzine. Una scelta di praticità, ma prima di tutto una scelta. Spiega: «In Occidente siamo abituati a rispondere ai bisogni dei bambini con degli oggetti: il ciuccio per farli smettere di piangere, lettini e box per delimitare il loro spazio, girello per la deambulazione. È una ?cultura della separazione? che da decenni ispira la nostra puericultura e genera soprattutto buoni consumatori». Una fascia contro il consumismo, quindi? «Anche, ma portare i propri figli in braccio è soprattutto una modalità di stare insieme a loro, instaurando sin dalla nascita una relazione di vicinanza e di contatto», spiega.

Portare i bambini infatti costa fatica («ci vuole allenamento», avverte la Weber), ma i vantaggi per i bambini e per le madri sono notevoli: soddisfa il bisogno di contatto fisico e di movimento, delimita uno spazio su misura per il bambino e crea un legame forte con il genitore. E, assicura chi l?ha provato, diminuisce il pianto dei bambini. «Sulle cause neurologiche del pianto compulsivo, la fascia non ha alcun effetto. Ma alcuni studi hanno dimostrato che sulle cause culturali del pianto, tipiche del mondo occidentale, la fascia può avere effetti molto positivi, fino a ridurlo del 40%».

Sono oltre mille le famiglie che ad oggi hanno imparato l?uso della fascia grazie ai corsi dell?associazione di Verona. I cicli di formazione sono due: con il primo si insegna a portare i bambini davanti (la modalità più adeguata per i piccoli dalla nascita al quinto mese), mentre con il secondi si insegna la tecnica per portarli sulle spalle o su un fianco (dai sei mesi). E con il tempo all?associazione Portare i Piccoli se ne sono affiancate altre due: Contatto Continuo, di Palermo e Bimbi in fascia, di Roma. Un?esperienza ormai nazionale, anche se i numeri sono ancora ristretti. Si possono portare in fascia tutti i bambini, purché non superino i tre anni. Nessuna controindicazione. Tutti possono provare. Soprattutto i papà.


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