Donne che fanno la differenza

Lorenza Zanaboni, una vita cambiata dagli occhi di un pastore maremmano

Dallo scorso anno è vicepresidente nazionale di Lav, ma il suo impegno come attivista antispecista è iniziato 39 anni fa. Il punto di svolta è stato l’aver visto morire un maremmano in canile. «Il genio femminile nell’approccio ai problemi permette di conciliare gli aspetti razionali con le emozioni. Peccato che poi le leve vere del potere restino ancora in mano agli uomini» osserva

di Antonietta Nembri

Chiedere a Lorenza Zanaboni quale sia il punto di partenza del suo impegno in difesa degli animali costringe a un viaggio nel tempo. Ad anni in cui se un cane finiva in canile rischiava di venire ucciso dopo tre giorni o utilizzato per la sperimentazione. Veronese, 67 anni, dal 2002 è responsabile della sede territoriale della Lega anti vivisezione di Verona e, dallo scorso anno, vicepresidente nazionale dell’associazione.

Come è iniziato l’impegno per gli animali

«Mi ricordo che stavo cercando un cane che era scappato e al canile municipale ho visto in una gabbia un pastore maremmano che stava agonizzando», ricorda Zanaboni. «Gli avevano dato una dose troppo bassa del farmaco per sopprimerlo… è andato avanti tre giorni. Questa cosa ha dato il via alla mia vita da attivista antispecista». 

Lorenza Zanaboni impegnata in un’azione di recupero in un allevamento

Una militanza forte con tanto di occupazione del canile multizonale di Verona, «una struttura austriaca dove i cani venivano soppressi dopo tre giorni. Lo occupammo per un mese e fummo processati… In quegli anni a Verona c’era un fermento filosofico che mirava all’ottenimento dei diritti anche per gli animali», continua a raccontare. 

Lorenza Zanaboni con un’altra attivista Lav durante il salvataggio di un cane. La componente femminile è molto alta tra i volontari

Per la vicepresidente nazionale di Lav, l’attivismo è una scelta che inizia a metà anni 80 del secolo scorso (la Lav è a Verona dal 1987, dieci anni dopo la nascita a Roma) e non solo a favore degli animali d’affezione come cani e gatti. «La mia è stata una scelta di vita a 360 gradi. Dopo aver visto il comportamento verso gli animali e preso contatto con i pionieri dell’impegno animalista il primo passo è stato quello di diventare vegetariana e poi vegana», sottolinea con forza.

L’essere donna offre dei vantaggi in certe azioni?

Il genio femminile porta ad avere un approccio ai problemi che ha un aspetto da un lato razionale delle competenze e dall’altro un aspetto emozionale che, se ben diretto, anche nei rapporti con le istituzioni è un aiuto. Ogni volta che le affronto è come se avessi un quid in più. 

Si può dire che la predominanza femminile nel Terzo settore è una caratteristica che permea le attività?

Del resto molte attività sono di cura. Noi lavoriamo tantissimo con le associazioni che si occupano di sociale anche perché ci sono molte persone che vivono diversi disagi e che hanno degli animali e noi non ci preoccupiamo solo di salvare il cane o il gatto, ma allarghiamo la nostra attenzione alle persone. Non siamo settoriale e, rispetto ai nostri colleghi maschi, abbiamo direi introiettata l’attenzione alla cura. Questo facilita la risoluzione dei problemi però…

Però?

Anche se il mondo del sociale e il Terzo settore vedono una predominanza della presenza femminile, se si va a vedere i vertici, se si guarda al potere reale, questo è ancora in mano agli uomini. Lo vedo in tutte le associazioni e organizzazioni: le donne sono tante sia nell’ambientalismo sia nel sociale e solo ora stanno cambiando le cose, con molta fatica perché gli stereotipi faticano a sparire. Anche nel Terzo settore le leve del comando le hanno poche donne e con tanta fatica. Su molti temi le giovani generazioni sono più avanti: speriamo…

Nell’immagine in apertura Lorenza Zanaboni mentre si prende cura di un cane – tutte le immagini sono di ufficio stampa Lav

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