Ucraina

L’ora dei Corpi Civili di Pace Europei è scoccata di nuovo, e non ci trova preparati

Una nuova missione del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta a Kiev e Leopoli per chiedere insieme alle istituzioni e alla società civile ucraine l'istituzione di Corpi civili di pace europei. è il momento di chiedere all’UE di diventare leader della pacificazione competente, a partire dalla condizione favorevole di non poter essere leader della guerra.

di Angelo Moretti

Gli attivisti del Mean nel Municipio di Kiev

C’è uno slogan delle battaglie femministe di qualche anno fa che recitava “se non ora, quando?”. É uno slogan efficacissimo perché con poche e stentoree parole racchiude in sè una asserzione: “Se siamo tutti d’accordo su questo punto, allora perchè non lo mettiamo tutti in pratica a partire da ora?”. Anche se pensiamo al tema della  pace ci viene subito da dire: ma se tutti la vogliamo, se perfino chi fa la guerra dice di puntare ad una pace migliore, allora perchè non la facciamo sul serio?

Poichè le guerre continuano imperterrite ed ora si riaccende lo scontro in Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian per una storia di confini iniziata nel 1920, un secolo fa, e mai sopita  del tutto, dobbiamo urgentemente rivedere la domanda. La pace non si ottiene con le parole e neanche con negoziati fatti male e di fretta, come quelli di Minsk, la pace si ottiene come si ottiene la vittoria in guerra: con preparazione, coraggio, senso del rischio, investimenti, persone, tecnologia, reti operative di organizzazioni della società civile e di stati, strategia, tempestività.

L’UE non ha la Comunità Europea di Difesa (CED) sognata e descritta nel manifesto di Ventotene da Spinelli, Colorni e Rossi, la difesa comune europea non è oggi una realtà. Per una serie di eventi la Comunità Europea ha affidato la gestione della forza coercitiva (che in somma sintesi è il leviatano che regge l’ordine negli stati nazionali) ad un’organizzazione di stati che supera la stessa Unione, la NATO, in un momento storico passato in cui gli stati membri erano ancora troppo pochi e troppo deboli per essere considerati forze di deterrenza nel mondo a due blocchi. Caduta la cortina di ferro di Berlino, la Nato ha continuato ad esistere anche senza un vero scopo ed una vera missione unificante, tanto che finanche la Federazione Russa di Putin, nei primi anni del terzo millennio, valutava l’idea di entrare a farne parte, dopo gli accordi del The North Atlantic Cooperation Council  (NACC) e del Partnershp for Peace (FFP), quegli accordi operativi con cui Alleanza Atlantica e Federazione Russa si impegnavano a collaborare per la “manutenzione” della pace nel mondo e nell’est Europa in particolare.

Dal 2007, per ragioni diverse, quell’alleanza operativa e priva di visione è saltata. La Nato ha investito in allargamento delle sue sfere di influenza, la Federazione Russa pure, e sembra di essere tornati ai blocchi di partenza. Non più in una guerra fredda, ma in una guerra “tiepida”, come è stata ben definita dagli esperti dell’Istituto Affari Esteri della  Luiss. Una guerra che si è fatta calda, caldissima, per chi torna a morire sotto le bombe, i droni, le aggressioni, per chi perde la sua libertà di poter vivere come meglio desidera. La Nato ha fatto errori clamorosi in Afghanistan, in Iraq, in Libia, la Federazione Russa altrettanto in Abkhazia, in Georgia, in Cecenia, in Ossezia, in Crimea, in Siria in Africa appoggiando dittature e despoti in giro per il mondo. Nel frattempo, anche il SUD Globale è divenuto soggetto e non solo oggetto delle sfere di influenza degli altri ed il quadro è molto più vivo e più complesso di trent’anni fa, con l’aggiunta della sempre più pressante crisi climatica, che non conosce cortine di ferro e se ne infischia della geopolitica, soffia dove vuole e quando vuole.

L’Europa sarà la prima potenza mondiale dotata di un Corpo Civile di Pace?

In questo quadro, l’UE ha un vantaggio: non ha un esercito, dunque non ha una sovrastruttura del ‘900 che oggi appare come un’arma spuntata nel contesto globale dei conflitti in corso, fatto di rivendicazioni molto territoriali (i confini) e di diverse visioni del mondo, non solo due, ma tante, non tutte contrapposte ed antagoniste. Non è il momento di chiedere semplicemente “la pace”, è un compito che andava bene in una visione semplice della storia a due blocchi, tra due contendenti che litigavano, oggi è il momento di “investire” sulla pace in modo assolutamente nuovo, strategico.

A partire dal trattato di Nizza, e quindi dalla nostra visione di un mondo libero, democratico e solidale, che promuove e tutela il rispetto delle diversità culturali e religiose, l’UE può essere la prima potenza mondiale dotata di un Corpo Civile di Pace. Un corpo composto da personale delle istituzioni e della società civile insieme, capace di portare il dialogo dove sembra impossibile, di tutelare i deboli e contemporaneamente ascoltare il punto di vista dei forti, un corpo che lavora accanto agli eserciti ed alle forze di polizia esistenti da disarmato, ma un corpo capace di disarmare, di ascoltare, di proporre soluzioni nuove, di progettare nuovi contesti, per uscire da quelli che hanno prodotto le guerre. Ma non è una parola, è un’urgenza operativa. È il momento di farlo, ora. Il mondo si sta infiammando sotto gli occhi di tutti e non bastano i proclami, ma neanche le armi.

È questo il cuore della giornata indetta dal MEAN a Kiev con il parlamento ucraino e la società civile ucraina per il 15 ottobre. Kiev, e tutta l’Ucraina (una delegazione Mean sarà anche a Leopoli), con il suo dolore, può parlare al mondo intero e può pretendere di essere ascoltata.

Se non è ora il momento di dotarsi di una nuova istituzione europea per la pace, quando lo sarà?

Unitevi a noi, venite a Kiev (compilate qui il Form), abbiate paura del futuro che incombe sui vostri nipoti, più della paura che vi blocca sui vostri divani. Ora è il momento di chiedere all’UE di diventare leader della pacificazione competente, a partire dalla condizione favorevole di non poter essere leader della guerra.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.