Famiglia

L’Opec compie 44 anni

L’Organizzazione dei paesi esportatori di greggio nacque il 14 1960 a Baghdad per protesta contro la decisione delle majors petrolifere di tagliare senza preavviso i prezzi.

di Francesco Maggio

Compie 44 anni l?Opec, l?Organizzazione dei paesi esportatori di greggio fondata il 14 settembre 1960 a Baghdad per protesta contro la decisione delle majors petrolifere, le famose ‘Sette sorelle’, di tagliare praticamente senza preavviso i prezzi. Un durissimo colpo per i produttori che vivevano degli introiti del petrolio. Da qui la decisione di Arabia Saudita, Venezuela, Iran, Iraq e Kuwait di fondare il cartello del petrolio, una mossa che si rivelerà vincente in quanto in soli dieci anni l’Opec riuscirà a strappare alle compagnie straniere il potere di fare i prezzi e conquisterà il ruolo di ago della bilancia della produzione mondiale. Oggi l?organizzazione conta 11 membri -Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Iran, Algeria, Indonesia, Libia, Nigeria, Qatar, Venezuela e da poco, l’Iraq- e nonostante alterne vicende resta un protagonista indiscusso dello scenario energetico mondiale: controlla infatti circa il 38-40% del mercato e il 75% delle riserve. L?attuale presidente è l?indonesiano Purnomo Yusgiantoro. Il quartiere generale è a Vienna in un edificio accanto al Danubio sul quale sventola il vessillo bianco e blu dell?organizzazione. Dell?Opec che si riunisce periodicamente a Vienna e nelle capitali dei Paesi membri hanno fatto parte anche Equador e Gabon che però poi si sono ritirati. Ma quanto pesa oggi il cartello dell’oro nero? Alla vigilia di un nuovo vertice fissato per domani a Vienna gli osservatori si dividono. Secondo alcuni la sfera di influenza dell’Opec non sarebbe più quella degli anni ’70 quando personaggi come lo sceicco Zaki Iamani pesavano più di un capo di Stato e tenevano nelle loro mani le sorti delle politiche petrolifere mondiali. La maggior parte degli esperti sottolinea però che gli 11 signori del greggio restano gli unici a disporre di una capacità supplementare che consente loro di aprire i rubinetti e dare ossigeno ai mercati in caso di emergenza quando i prezzi toccano picchi record. L’Opec ha fissato una banda di oscillazione delle quotazioni compresa fra un minimo e un massimo di 22 e 28 dollari al barile al di sotto o al di sopra della quale sono previsti interventi automatici di aggiustamento della produzione. In realtà però, da mesi i prezzi sono vicini o comunque sopra i 40 dollari al barile con picchi accanto ai 50, e la banda non è stata cambiata anche se sia in luglio che in agosto l’Opec ha aumentato la produzione. Altra caratteristica del cartello è il meccanismo delle quote produttive assegnate ai diversi paesi con l?obiettivo di evitare di inondare i mercati per un’eccessiva produzione, facendo scendere i prezzi. Sin dalle origini dell’organizzazione, però, il mancato rispetto dei tetti è stato uno dei problemi di fondo che ha minato la compattezza e la forza del cartello. Oggi alcuni membri vorrebbero rivedere le quote loro assegnate e alcuni sono arrivati a parlare addirittura di un?abolizione. Inoltre, il ritorno dell’Iraq nell’Opec ha aperto il problema di assegnare un quota anche a questo nuovo player, ridimensionando quelle degli altri partner.


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