Politica
L’Onu dice sì a intervento militare
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approva risoluzione 'no-fly zone'
Dopo tre giorni di intense trattative, ieri sera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera a una risoluzione per un intervento militare in Libia. La risoluzione, approvata con dieci voti favorevoli e cinque astenuti (tra cui Cina, Russia e Germania) autorizza a prendere “tutte le misure necessarie” per proteggere i civili e imporre un cessate-il-fuoco all’esercito libico.
Escludendo qualsiasi occupazione militare su suolo libico, la risoluzione consente di effettuare bombardamenti aerei contro le truppe fedeli a Gaddaf e la creazione di una no fly zone (zona di esclusione aerea) per impendire l’aviazione del colonnello Gaddafi di bombardare gli oppositori.
La Francia e la Gran Bretagna in prima linea
Dopo il si’ dell’ONU, la Francia ha fatto sapere che l’intervento militare sarà imminente. “E’ una questione di ore” ha dichiarato François Baroin, portavoce del governo, senza dare ulteriori dettagli sulle modalità dell’intervento. Baroin ha aggiunto che ”i francesi, che erano all’avanguardia in questa richiesta, saranno naturalmente coerenti con l’intervento militare, quindi parteciperanno” con l’obiettivo di “proteggere il popolo libico e far cadere il regime di Gheddafi”.
Parigi può contare su Canada, Norvegia e Danimarca si sono detti pronti a partecipare all’intervento militare. La Spagna dovrebbe confermare nelle prossime ore la sua partecipazione. Belgio, Pologna e molto probabilmente l’Italia offriranno un appoggio logistico. A Londra il premier inglese David Cameron ha convocato per stamane una riunione d’urgenza del suo governo sulla Libia, prima di fare una dichiarazione in Parlamento. Cameron, che insieme al presidente francese Nicolas Sarkozy si è sempre dichiarato favorevole all’opzione militare ha dichiarato poco fa che la Gran Bretagna metterà a disposizione della forza d’intervento internazionale dei caccia Typhon e Tornado.
L’incognita Stati Uniti e Italia
Rimane aperta l’incognita Stati Uniti, appesi alla decisione che l’amministrazione Obama dovrebbe prendere nelle prossime ore. Il coinvolgimento delle forze americane sembra scontato, ma sotto quali condizioni e modalità operative nessuno lo sa.
Dal canto suo, il governo italiano sta valutando i prossimi passi diplomatici dopo il voto Onu per impedire a Gheddafi di bombardare la popolazione civile ‘ribelle’. L’Italia e’ pronta a mettere a disposizioni basi e aeree. ‘Non ci sottrarremo ai nostri doveri’ ha ribadito il ministro della Difesa, La Russa. Il vice ministro degli Esteri libico ha auspicato che ‘l’Italia si tenga fuori’ dalle iniziative Onu.
In tarda serata il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è riunito con il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per discutere sulla situazione in Libia alla luce della risoluzione Onu sulla ‘No fly zone’. Al’incontro hanno partecipato alcuni alti gradi delle forze armate.
Sempre stamane si attende gli esiti della riunione che si sta svolgendo a Bruxelles presso il quartiere della Nato. Il Consiglio Atlantico della Nato è stato convocato stamattina per esaminare la risoluzione dell’Onu.
L’opposizione di Germania e Turchia
Tra i paesi risolutamente contrari all’intervent si contano la Germania, la Repubblica Ceca e la Turchia. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle ha giustificato l’astensione della Germania durante il voto Onu sostenendo che l’opzione militare comporta “dei rischi e dei pericoli considerevoli”.
Da Ankara, un communicato diffuso dall’ufficio del Primo ministro Recep Erdogan annuncia che il governo turco si dice contrario al voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu e chiede un cessate-il-fuoco immediato. All’appello mancano ancora l’Italia e la Svezia, molte indecise sul ruolo da coprire nell’operazione libica.
La Lega Araba, alleato decisivo
Sul fronte arabo, il Qatar ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia. È il primo paese arabo a dichiarare la sua partecipazione dopo l’approvazione della risoluzione sulla Libia da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il consenso della Lega Araba. Sulla scia del Qatar dovrebbero intervenire l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
L’organizzazione internazionale politica che raggruppa gli Stati del Maghreb, del Corno d’Africa e del Medio Oriente ha avuto un ruolo determinante negli ultimi sviluppi della vicenda libica. Con venti voti a favore e due contrari (Algeria e Siria), i 22 ministri degli Esteri della Lega Araba riunitisi al Cairo il 12 marzo scorso avevano chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di imporre una zona di interdizione al volo sopra la Libia e aprire un canale di comunicazione con i ribelli a Bengasi. Per l’ONU (o meglio le forze occidentali), il consenso della Lega era una condizione sine qua non per appoggiare un intervento militare.
Gheddafi: “vi aspetta l’inferno”
Sul terreno, il tempo urge. Dopo i bombardamenti degli ultimi giorni, le truppe di terra di Gheddafi provano a entrare nel centro della citta di Misurata. Le ultime tre ore hanno visto i carriarmati libici bersagliare la città e il numero delle vittima starebbe crescente. i carriarmati impegnati nell’operazione sono almeno 25. Secondo al Jazeera, Gheddafi vorrebbe entrare in città per poi poter servirsi dei civili come scudo umano contro possibili raid aerei stranieri. Per quanto riguarda l’altra roccaforte dei ribelli, Bengasi, il regime di Gheddafi avrebbe sospeso la sua decisione di attaccarla.
Intanto da Tripoli, il figlio di Gheddafi, Saif al Islam ha reagito alla risoluione Onu dichiarando che i libici “non hanno paura. Siamo nel nostro paese e con il nostro popolo”.
Secondo quanto riferisce la Reuters, il ministero della Difesa libico ha avvertito che ci saranno ritorsioni in tempi brevi, anche oltre le frontiere della Libia, in caso di azioni militari contro Tripoli, alle prese con una estesa rivolta per rovesciare il quarantennale regime di Gheddafi.
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