Sostenibilità

Lontre, ultima spiaggia

È il mammifero più a rischio estinzione. Ne restano solo 100 esemplari. Abbandonarli, sarebbe un errore. (A cura di Antonio Canu)

di Redazione

La lontra ha un triste e non invidiabile primato: è il mammifero terrestre che più rischia l?estinzione nel nostro Paese. A differenza del lupo e dell?orso, anch?essi ancora in pericolo, non ha dalla sua parte una cultura e una sensibilizzazione diffusa, non gode dello stesso fascino, del rispetto e perfino del timore ancestrale dei suoi compagni di viaggio. Eppure avrebbe tutte le caratteristiche per essere un creatura simpatica, curiosa, affascinante, amabile. L?amica dei folletti È un problema più locale che generale: nei Paesi del Nord è specie simbolo, che è entrata a pieno titolo nella cultura popolare, basti pensare che appare nelle leggende e nelle storie fantasy, come amica degli gnomi e degli altri esseri del cosiddetto Piccolo popolo. Nella tradizione cattolica non è considerata nemmeno un mammifero, visto che si può mangiare il venerdì, giorno dedicato ai pesci. Possiamo quindi affermare che la lontra è specie conosciuta a pochi, se non a chi nel tempo ne ha fatto materiale per pellicce o l?ha messa al bando come competitrice nelle attività di pesca, quindi da eliminare. Da meno di trent?anni è specie protetta, ma la sua presenza è comunque nascosta. Talmente nascosta, che soltanto negli anni 80, grazie al WWF Italia, è balzata alle cronache come specie in rapido declino, scomparsa da molte aree del Paese e con un livello di minaccia d?estinzione altissimo. Solo 100 esemplari La lontra, un mustelide parente stretto della faina e del tasso, della martora e della donnola, ha la peculiarità di vivere negli ambienti acquatici, in particolare fiumi e specchi d?acqua pescosi, peculiarità che alla lunga è divenuta il suo limite. Non c?è, infatti, un corso o bacino d?acqua dolce che non abbia subito nel nostro Paese il peggio che si poteva immaginare: bonifiche, prosciugamenti, canalizzazioni, dighe, degrado. Il risultato è che la specie è scomparsa da gran parte della penisola e resiste con pochi nuclei, anch?essi assediati, in alcune aree della Basilicata, della Campania e ancora meno in altre regioni meridionali. Si è tentato di dare anche un numero agli esemplari sopravvissuti e la stima più vicino alla realtà o comunque più rappresentativa dello stato attuale si aggira sulle 100 unità. Un numero simbolo, cioè lo spartiacque tra estinzione e speranza di ripresa. La battaglia iniziale del Wwf si è concretizzata nella difesa delle ultime roccaforti, nel sensibilizzare le amministrazioni, nel fare azioni di tutela che avessero presa rapida sul territorio. Molto si è fatto, a cominciare dalle aree protette, tra cui alcune oasi gestite dall?associazione, nel creare centri di riproduzione, nel sollecitare ricerche sul campo. Negli ultimi anni, altri attori si sono impegnati in questa corsa contro il tempo, a cominciare dalle università, dal ministero dell?Ambiente, dai Parchi nazionali e in particolare di quello del Cilento – Vallo di Diano che, oltre a custodire una porzione importante della popolazione superstite, sta investendo nella ricerca sul campo. Un doppio Sos Il messaggio che ci lancia la lontra è però più grande e impegnativo: la sua sopravvivenza è legata proprio alla salvaguardia del suo ambiente naturale, della sua casa. Nonostante i passi in avanti, fiumi e laghi, paludi e stagni sono ancora oggetto di scarsa attenzione e vittime di interventi che ne alternano gli equilibri, ne modificano i valori, ne rubano o inquinano le risorse. La battaglia per la lontra è, quindi, la battaglia per conservare questi ambienti straordinari, ricchissimi di biodiversità e opportunità di valorizzazione. La natura non aspetta Sembra quasi che questo delizioso animale, dal suo esilio nascosto, voglia indurci a fare molto di più a difesa di un bene che appartiene a lui quanto a noi. Non ci resta molto: i tempi della natura non possono aspettare quelli dell?uomo e dei suoi provvedimenti tardivi. Salvare la lontra significa mantenere viva una porzione fondamentale del nostro paesaggio e di quello che ci può regalare oggi e domani. Le aree protette istituite sono soltanto un passo, gli altri spettano a un rigoroso rispetto del fluire dell?acqua, del suo raccogliersi in bacini, della presenza di pesce, anfibi e rettili, anch?essi minacciati, e ancora meno fortunati, perché come se non più della lontra, dimenticati, emarginati, penalizzati dal nostro scarso interesse e rispetto.

Responsabile Aree protette e Programma mare WWF Italia


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