Mondo

Lontani dal Paradiso. Un film che resta lontano

Recensione del film "Lontani dal paradiso" di Todd Haynes.

di Giuseppe Frangi

Siamo ad Hartford, Connecticut. I colori di un autunno smagliante fanno da sfondo a questo angolo di America quasi perfetta. Belle casette, belle famigliole, ottime carriere, un?aria linda dappertutto. Non è l?America di oggi, perché tutta la storia di Lontani dal Paradiso, accade negli anni 50. Ma Todd Haynes, il regista, ci dice che non importa nulla. La metafora vale per ogni tempo. E la metafora è questa: nella quotidianità non c?è incantesimo che tenga. Nel caso specifico della famiglia Whitaker, l?incantesimo s?infrange sulla scoperta dell?omosessualità del marito Frank (un Dennis Quaid un po? sopra le righe) e sulla ?scandalosa? attrazione della moglie Cathy (una Julianne Moore bravissima ma un po? troppo Barbie) per un giardiniere nero. Il film, dal punto di vista formale, racconta con distacco e leggerezza questa favola che va in pezzi, senza infierire, senza affondare. Haynes, uno dei nuovi talenti del cinema d?autore americano, è abilissimo nel raccontare questa micro saga stile American Beauty. Fallisce solo in un punto, che non è punto da poco: il raccordo con la contemporaneità. Nel film manca la zampata che ci porti fuori dalla favola, che faccia uscire la storia dal limbo. Ricordiamo la ferocia di John Waters, la cattiveria irresistibile della sua Kathleen Turner: il passato può essere molto più pressante sul presente.


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