Migranti
L’ong finanziata da Berlino: Meloni sappia che lavoriamo anche per l’Italia
Dopo la polemica del governo italiano, fatta esplodere da un’improvvida dichiarazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto a La Stampa, VITA ha intervistato Lukas Kaldenhoff, portavoce dell'ong tedesca finanziata da Berlino per fare quello che né l'Unione europea né i suoi stati membri riescono a fare. Ovvero risolvere i problemi. Quello delle morti nel Mediterraneo è non solo urgente ma destinato ad aggravarsi, in modo razionale oltre che umanitario
di Paolo Manzo
Lasciamo da parte l’umanitario ma anche vista in modo razionale la polemica del governo italiano contro il finanziamento del Bundestag ad alcune ong che salvano migranti nel Mediterraneo è assurda per quattro motivi.
Il primo è che l’importo erogato dal governo tedesco alla ong Sos Humanity per fare il lavoro di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo per rispettare le leggi internazionali del diritto del mare è una miseria, 790mila euro.
Il secondo è che già lo scorso anno era successa la stessa identica cosa, con il Bundestag che aveva finanziato l’ong United4Rescue e Vita aveva spiegato perché fosse una decisione ottima e, per certi versi, storica.
Il terzo è che invece di correggere il solitamente ben informato ministro Guido Crosetto, la premier Giorgia Meloni non ha trovato di meglio che scrivere ad Olaf Scholz per chiedere spiegazioni nel merito.
Il quarto è che la cooperazione tedesca ha finanziato anche la Comunità di Sant’Egidio con 420mila euro, poco meno di quanto dato ad Sos Humanity, «per integrare gli stranieri regolari in Italia», come dichiarato oggi dal presidente dell’associazione cattolica Marco Impagliazzo.
Polemica assurda dunque e, per spiegare il vero problema, VITA ha intervistato Lukas Kaldenhoff, portavoce di Sos Humanity, l’ong chiamata in causa.
Kaldenhoff, ci spiega cosa fa Sos Humanity?
«Cerchiamo nel Mar Mediterraneo imbarcazioni in difficoltà e se le troviamo le salviamo. Questo è il nostro mandato. Per questo scopo abbiamo ricevuto 790mila euro dal governo tedesco, nulla rispetto all’intero budget che il ministero tedesco utilizza per gli aiuti umanitari. Ovvero 700 milioni ogni anno. Lo 0,3%, una cifra incredibilmente bassa che rappresenta solo una piccola parte del nostro budget. Quello che stiamo facendo nel Mediterraneo è semplicemente rispettare il diritto marittimo vigente, perché c’è una legge chiara in vigore che è il faro di tutte le nostre operazioni. Ovvero che la nostra nave deve prestare assistenza se c’è un’imbarcazione in difficoltà nelle vicinanze. Quindi, se troviamo imbarcazioni in difficoltà, siamo obbligati per legge a prestare assistenza e a prendere a bordo le persone. Inoltre, sempre ex lege, un salvataggio è completato solo quando le persone sbarcano in un luogo sicuro. Se guardiamo agli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per esempio la Tunisia o la Libia, non sono affatto sicuri. Perché là queste persone possono essere esposti a tortura, a detenzioni senza motivo, allo sfruttamento. Inoltre possono subire violenze sessuali e a volte persino essere uccise. Questi non sono Paesi sicuri, soprattutto per persone altamente vulnerabili in movimento come i migranti. Quindi un porto sicuro può essere solo in Europa, dove i loro diritti umani fondamentali possono essere rispettati. Noi stiamo semplicemente adempiendo a quanto stabilito dal diritto marittimo internazionale e la nostra richiesta ai governi è che facciano la stessa cosa. Rispettare il diritto marittimo internazionale esistente».
Ma quello che fate voi non dovrebbe farlo l’Unione europea con i suoi stati membri?
«Certo. Le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo non dovrebbero essere condotte dalla società civile come attore. Dovrebbero essere compito degli Stati, dei governi Ue. Come già avveniva ad esempio 10 anni fa con Mare Nostrum. Purtroppo sono mancati i finanziamenti da parte dell’Unione Europea ma è proprio a questo che dobbiamo tornare. A un’operazione di ricerca e salvataggio coordinata e guidata dagli stati Ue. Il problema è che finché non ci sarà, noi colmeremo questa lacuna. Non possiamo accettare che anneghi nel Mediterraneo in media una persona ogni tre ore».
Non solo, Mare Nostrum 10 anni fa funzionava e ora non lo finanziano più. Ora hanno iniziato a dare soldi alla Tunisia, alla Libia e alla Turchia. È una strategia globale ma anche un disastro. Basti guardare agli Stati Uniti dove, nonostante i soldi dati al Messico e ai paesi dell’America centrale, la situazione è terribile. Può fare una dichiarazione in merito?
Il punto è dove vanno a finire tutti i soldi, che evidentemente ci sono. Il denaro dovrebbe andare ad un programma di ricerca e salvataggio coordinato a livello europeo e guidato dagli Stati, come quello che stiamo sostenendo noi, ma manca la volontà politica. Per questo che chiediamo agli Stati europei in modo esplicito, non solo all’Italia, che questo sia un compito europeo e che tutti i paesi membri lo portino a termine. Dobbiamo sederci insieme per trovare una soluzione comune al problema delle morti di massa in Mediterraneo. Questa è l’unica soluzione efficace per fermare questo fenomeno destinato a crescere. Abbiamo già visto morire almeno 2000 persone solo sulla rotta del Mediterraneo centrale e i numeri stanno peggiorando sempre di più. Si tratta di una situazione catastrofica e per affrontarla è necessaria un’azione immediata.
Ci sono cose che vuole aggiungere?
In generale, penso che si debba dire che come Sos Umanity stiamo facendo un lavoro davvero di successo. Siamo attivi con la nostra nave di salvataggio “Humanity One” da più di un anno, siamo già riusciti a salvare più di 1600 persone, abbiamo effettuato sette operazioni di successo e altre ne effettueremo il mese prossimo. In ognuna di queste operazioni abbiamo visto quanto siano necessarie le navi di soccorso in quest’area, perché le imbarcazioni su cui si muovono i migranti sono in pessime condizioni, sia che si tratti di gommoni, di tavole di legno o di barche di ferro, che al momento partono numerose dalla Tunisia. La seconda cosa che vorrei aggiungere, soprattutto alla luce dell’attuale discussione, è che non riusciamo a capire perché le critiche del Governo italiano riguardo ai fondi che sono stati dati a noi dal Governo tedesco siano così aspre perché dovrebbe essere nell’interesse di ogni singolo Stato membro dell’Ue sostenere misure per salvare vite umane nel Mediterraneo. Non solo l’Italia, ma ogni singolo Stato membro. E proprio per questo abbiamo ricevuto i 790mila euro dal Bundestag. Dovrebbe essere nell’interesse di ogni Stato e di ogni singolo politico. Pertanto, chiediamo ai governi, invece di criticare questo finanziamento, di trovare un modo per risolvere la crisi umanitaria in corso nel Mediterraneo. Ripeto: l’unica soluzione efficace è un programma di ricerca e salvataggio coordinato a livello europeo».
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