Guardatevi allo specchio, poi andatevi a leggere i capitoli 11, 12 e 13 de “I promessi sposi”. Siete, siamo, folla. Folla che si muove coi meccanismi della folla, con le contraddizioni e le schifose ambiguità delle peggiori folle. Perché nella storia le folle buone sono state poche. Ma che ne sapete voi della storia. Parlate solo con frasi fatte da altri.
Come nel tumulto manzoniano di Milano, oggi l’italiano medio ha perso l’equilibrio. Si muove come quella folla che si riversa per le strade, saccheggia il forno delle Grucce ed assedia la casa del vicario di provvisione che ritiene maggior responsabile del rincaro. Il Manzoni la racconta quella folla, senza giudicarla, ma il suo giudizio traspare nell’ironia e nelle azioni dei singoli personaggi. Traspare la vostra miseria.
Questo siete voi, questa è l’Italia di oggi.
L’Italia che qualche anno fa voleva giustizia, la chiedeva con belle piazze colorate e oggi di fronte al cambiamento è incapace di immaginare un nuovo Paese. Immagina solo teste che cadono. Questi siete voi, tutti, non mi interessa cosa votiate. Siete complici culturali e materiali di decenni di cancrena, problemi, egoismo. Adesso vorreste che chi ha in mano il potere risolvesse i vostri problemi in due minuti. Li votate e poi diventano altro da voi. Vi fanno schifo perché non siete in grado di ammettere che vi fate schifo.
Vi muovete nei bar e sui social con la scandalosa compliciità di un giornalismo incolto e fazioso, pronto sempre a montare sul carro del vincitore per poi buttare giù il vincitore dieci minuti dopo su richiesta della folla. Non occorre scomodare la storia o la sociologia. Siete quelli che hanno messo in croce Gesù per liberare Barabba. Siete pieni di opinioni da accatto, siete come il pubblico dei talk show televisivi, buoni solo ad applaudire a comando la frase più ad effetto. La frase con niente intorno tranne il vostro applauso e le vostre facce a bischero.
No, non vi arrabbiate, non sto parlando di politica. Sto parlando di voi. Voi che avete avuto le possibilità che noi non avremo mai e vi lamentate pure. Voi che pretendete da chi vi amministra o vi governa valori che manco conoscete. Voi che vi rifiutate di capire come vanno le cose.
Guardatevi allo specchio e abbiate l’onestà intellettuale di ammettere che siete peggio di chi vi governa. Perché siete antropologicamente corrotti. Perché quando dite con le vostre pance e i vostri portafogli pieni che “l’Italia non ha speranza” o che “si sono mangiati tutto” siete il ritratto dell’ipocrisia. Perché i cervelli in fuga non scappano da un Paese di merda (che di merda non è), ma fuggono da voi, dalla vostra mentalità, dai vostri antichi vizi.
Dal vostro malanimo.
Fate ciò che volete, ma provate anche ad osservarvi come folla inerme incapace di sognare, ma solo di attaccarsi al pensiero di un Paese migliore che non potete essere voi. L’onestà intellettuale andrà di moda.
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