Sostenibilità

L’ondata marrone sul litorale laziale

La denuncia degli ambientalisti: «Sversamenti da scarichi fognari non depurati»

di Redazione

Non sarà la marea nera della Bp ma comunque «l’ondata marrone» che ha colpito il litorale laziale non fa un bell’effetto. Escrementi umani e scarichi fognari non depurati. C’è questo, secondo Legambiente «alla base dell’ondata marrone che agli inizi di luglio ha colpito le coste del Lazio, da nord a sud. Un nauseabondo blob che ha reso impossibili i tuffi in un mare costellato anche di rifiuti galleggianti». Dopo la segnalazione di alcuni bagnanti Legambiente ha fatto delle analisi: sono stati evidenziati 14 punti sulle foci dei piccoli corsi d’acqua inquinati o fortemente inquinati da enterococchi intestinali e escherichia coli. «Nel Lazio ci sono 1 milione e mezzo di persone che non hanno depurazione per le fogne, il 26% della popolazione. Questo vuol dire che i loro escrementi vanno a finire direttamente nei fossi o nei fiumi che poi sversano nel mare una miscela micidiale. Solo Roma ha ancora 80 mila abitanti che non sono proprio collegati alle fognature», spiega il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. «La situazione del Lazio – continua Dezza – è drammatica rispetto ad altre regioni per le negatività trovate sulle coste». In provincia di Roma le zone inquinate si troverebbero allo sbocco del Fosso Cavallo morto (Anzio), del Fosso di Incastro (Ardea), del Fosso Zambra (Cerveteri), del canale sul lungomare Pyrgi (Santa Severa), alla foci del Tevere a Fiumicino e del Rio Torto a Pomezia, di Astura (Nettuno) e Rio Vaccino (Ladispoli). Legambiente segnala, oltre agli inquinanti organici alle foci dei corsi d’acqua, «una temperatura allo sbocco dei fossi che tocca picchi di oltre 34 gradi centigradi, una “brodaglia bollente” viscosa e torbida che arriva in mare. E infine una trasparenza che in diversi casi non supera i 10 centimetri».

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