Non profit
L’onda della protesta
Un coro di no alla proposta di Tremonti di poter devolvere il 5 per mille alle zone e alle popolazioni terremotate
Da Facebook alla politica, dalle piccole associazioni ai coordinamenti nazionali del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, della solidarietà internazionale, della finanza etica e del commercio equo e solidale. Si allunga l’onda della protesta contro la proposta del ministro Giulio Tremonti di poter devolvere il 5 per mille alle zone e alle popolazioni terremotate, nonostate lo stesso ministro abbia cercato di calmare le acque con due interviste al TG1 e al TG5 in cui ha parlato di una proposta dal «valore simbolico» (clicca qui per leggere le sue dichiarazioni e qui per leggere il commento di Riccardo Bonacina). Ecco le ultime novità.
Il no bipartisan dell’Intergruppo sussidiarietà
«Senza alcuna remora occorre oggi individuare strumenti che favoriscano il sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. Tuttavia, la proposta del ministro Tremonti di integrare il 5 per mille con una specifica destinazione all’Abruzzo è particolarmente insidiosa». Lo hanno dichiarato oggi Maurizio Lupi, Ugo Sposetti, Vannino Chiti e Maurizio Gasparri, i primi quattro firmatari della proposta di legge sul 5 per mille alla Camera e al Senato. «Il 5 per mille risulta essere oggi un efficace strumento di sostegno libero (secondo la libera scelta del cittadino) alle numerosissime associazioni, fondazioni e realtà di volontariato che operano sul nostro territorio» hanno spiegato i parlamentari «le stesse che per prime sono intervenute assieme alla Protezione civile e che si stanno adoperando sul territorio abruzzese. Parte rilevante di questa attività è favorita proprio dal 5 per mille. L’impianto tecnico funziona e l’Intergruppo è da anni impegnato per la stabilizzazione, oggi incardinata al Senato come frutto di una proposta bipartisan». Secondo i firmatari della legge, «inserire in questo 5 per mille l’opzione per l’Abruzzo mette inevitabilmente in alternativa il sostegno alle realtà non profit e risulta quindi più dannoso che utile, anche in considerazione del tetto massimo di spesa che lo Stato ha preventivato (400 milioni in tutto). Salvaguardando invece ciò che il 5×1000 rappresenta, ovvero la libertà di scelta da parte del cittadino, il ministro Tremonti ha di fronte a se almeno due possibili alternative: l’istituzione di un nuovo 5 per mille (che per esigenze di bilancio può essere anche un 3 o un 2 per 1000) o meglio la più accentuata deducibilità fiscale per coloro che vorranno sostenere direttamente le popolazioni dell’Abruzzo. Sarebbe un errore quindi costringere all’alternativa tra il sostegno al non profit e volontariato da una parte e aiuto alle popolazioni terremotate dall’altro».
Le associazioni
Dopo i pareri negativi espressi ieri dal Forum del Terzo settore, dai Centri servizi per il volontariato e da sigle del non profit come Arci, Cocis, Cipsi e Caritas (clicca qui per leggerle), hanno preso posizione numerose altre associazioni. La FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap,) condivide le istanze sollevate in questi giorni dalla società civile circa la paventata destinazione del cinque per mille dell’IRPEF alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. «È noto che il finanziamento del cinque per mille contribuisce oggi a sostenere i progetti e le attività anche delle più piccole organizzazioni della società civile, come quelle delle persone con disabilità e dei loro familiari. Si tratta di aggregazioni che promuovono i diritti, rivolgendosi a fasce di popolazione assai ridotte che un sistema fortemente democratico dovrebbe tutelare maggiormente rispetto ai poteri “più forti”». «Nemmeno le attività delle organizzazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari dell’Abruzzo si renderebbero possibili senza finanziamenti come quelli del cinque per mille. Riteniamo dunque del tutto improponibile pensare al cinque per mille in questa circostanza, per evitare di arrecare gravi danni al mondo delle associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, che sempre di più, in questi anni, hanno dimostrato di poter supportare le istituzioni statali laddove le stesse sin troppo frequentemente faticano ad arrivare».
Monica Poletto, presidente di CDO Opere sociali ha firmato la petizione di Vita a nome della Compagnia delle opere. «ll nostro Paese» scrive «non può permettersi di perdere una risorsa così importante come il privato sociale. Già l’impressionante ritardo dei pagamenti da parte di molti enti pubblici (il 5 per mille 2007 manca ancora all’appello…) sta mettendo a rischio di sopravvivenza molte realtà non profit». «Se anche l’importante strumento del 5 per mille ritorna nelle casse dello Stato, si corre seriamente il rischio che le prossime calamità, le situazioni di degrado e di povertà non vedano più l’intervento tempestivo e appassionato delle nostre realtà non profit. Ma questo non possiamo proprio permettercelo».
Sergio Marelli, presidente delle Associazioni ong italiane, spiega che «Togliere alle associazioni di volontariato un canale fondamentale di sostentamento» è una misura «contraddittoria» e «miope». Per Marelli le risorse necessarie possono essere trovate riducendo del dieci per cento le spese militari. Tante anche le risposte delle associazioni arrivate in redazione dopo la petizione promossa da Vita che in 24 ore ha toccato quota 1.000 firme: «Quello del 5×1000 è il peggior strumento per la gestione di una emergenza e, qualora lo si applicasse renderebbe disponibili allo stato risorse irrisorie per la ricostruzione (con il tetto a 380 milioni, anche se la metà dei contribuenti destinasse al terremoto si parla di 190 milioni che sarebbero disponibili tra 3 anni!)» scrive per esempio a Vita.it l’associazione Oasi Cana Onlus, «di contro si toglierebbe OSSIGENO alle decine di migliaia di piccole associazioni di volontariato che, proprio nell’emergenza, hanno garantito disponibilità di persone e mezzi proprio nell’emergenza. Al posto di sostenere questo splendido volontariato, statalizziamio gli aiuti?». «Vogliamo anche ricordare che questo 5xmille 2009 arriverebbe ai terremotati ( anzi, chissà a chi?) eventualmente nel 2012» fa notare l’Associazione Namasté Onlus. Su Facebook è nato il gruppo “Non facciamo pagare la ricostruzione alle Associazioni di Volontariato”
Il mondo politico
«Il chiarimento del ministro Tremonti al Tg 5 non fuga i timori sull`ipotesi di introdurre nel cinque per mille una casella per i cittadini colpiti dal sisma» ha detto Gianluca Lioni, responsabile terzo settore del Pd secondo il quale si tratta di una «ipotesi insidiosa, che mette in qualche modo in alternativa il sostegno alle associazioni e al mondo no profit con l‘impegno e la giusta solidarietà con i terremotati d`Abruzzo, e risulta quindi più dannoso che utile, anche in considerazione del tetto massimo di spesa che lo Stato ha preventivato». «Si tratterebbe di un danno grave a quelle stesse organizzazioni che, in questi giorni, sono in prima linea per affrontare l`emergenza: una destinazione a favore dello Stato a discapito delle realtà non profit. Il fatto che lo Stato dica ‘dai a me il cinque per mille’, necessariamente vuol dire ‘non darlo a loro’: un inacettabile gioco delle tre carte. E in tutto ciò, di simbolico, vi è veramente poco, sembra piuttosto un pasticcio».
Sull’ipotesi di destinare i proventi del 5 per mille ai terremotati, il ministro del Lavoro, Salute e Politiche sociali, Maurizio Sacconi, a margine del convegno ‘Lavoro e famiglia’, ha dichiarato: «Ci ragioneremo». «Non che il fondatore del 5 per mille e anche dell’8 per mille è proprio il ministro Tremonti. E’ stato proprio lui che ha voluto una fiscalita’ che in parte fosse messa proprio in mano ai cittadini».«Il volontariato vive di donazioni e il cinque per mille è lo strumento che lo tiene in vita. Immaginare di scippare loro anche questa fonte di sostegno è un`operazione miope e controproducente» ha dichiarato Giuseppe Fioroni, responsabile Educazione del Pd. «Lo è prima di tutto per il governo perché proprio alla luce del dramma abruzzese, tagliare risorse al no profit significa tagliare il ramo sul quale si è seduti, un ramo che in questi giorni sostiene intere popolazioni in Abruzzo, nonché il buon nome del governo. Per questi motivi la proposta di Tremonti rischia di fare solo danni. Per il terremoto in Abruzzo il governo deve quindi stanziare risorse ad hoc e avere un piano mirato di interventi».
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