Welfare
L’omeopatia sale in serie A
Dopo anni di ostracismo, segnali di novità per l'"altra" medicina
A quattro anni dalla direttiva europea che li equiparava
ai farmaci, i prodotti omeopatici sono ancora semiclandestini. Venduti senza bugiardini. E non pubblicizzabili. Eppure in Italia hanno conquistato
11 milioni di persone.
Per questo anche l’Agenzia del farmaco ha dato finalmente un segnale…
L’Europa lo aveva sancito sei anni fa con la direttiva 2004/27CE. L’Italia lo ha recepito con il decreto legislativo 219 del 2006: il prodotto omeopatico ha status di “farmaco” a tutti gli effetti, e i medicinali omeopatici esistenti sono di fatto autorizzati fino al 2015, in attesa di essere registrati secondo le procedure che Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, deve stabilire. Quindi acquistabili, ma senza le indicazioni tipiche di un farmaco tradizionale: né posologia né tanto meno convenzione con il sistema sanitario. E neppure pubblicizzabile. Dal 2006, anno in cui l’omeopatia è diventata legge, il Belpaese non ha fatto passi avanti. Tutto fermo. Silenzio dall’Aifa. In assenza di una procedura per la registrazione (e quindi per la commercializzazione) dei nuovi prodotti omeopatici, produttori e consumatori hanno allora trovato soluzioni alternative. E soprattutto sono cresciuti. Sino a che, finalmente, a giugno è arrivato un primo importante segnale da parte delle istituzioni.
Fausto Panni, presidente OmeoImprese e dirigente della società Wala Italia, non ha dubbi: «Purtroppo esistono ancora carenze culturali che hanno un importante impatto sia dal punto di vista legislativo sia per quanto riguarda la preparazione di alcuni funzionari dello Stato. Le faccio un esempio: abbiamo lavorato al tempo con il ministro Livia Turco, ma i ministri della Salute che si sono via via succeduti si sono espressi più volte smaccatamente contro i prodotti omeopatici. Dell’attuale ministro, Ferruccio Fazio, poi non conosciamo addirittura l’opinione, non avendo ancora avuto il piacere di incontrarlo».
L’omeopatia oggi prende l’1% del mercato. Pare difficile pensare che la grande industria farmaceutica – talvolta accusata di ostacolare l’ingresso di farmaci non convenzionali sul mercato – sia a tal punto preoccupata dall’avanzata dei prodotti omeopatici da impegnarsi in una serrata attività di lobby istituzionale.
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