Welfare regionale
Lombardia, spuntano in extremis 10,5 milioni per la non autosufficienza
A pochi giorni dal 1° giugno, data in cui sarebbero scattati i tagli all'assegno per i caregiver lombardi che assistono familiari con disabilità gravi, il Pirellone annuncia lo stanziamento di risorse aggiuntive che permettono il rinvio ad agosto della "rimodulazione" e che scongiurano le liste d'attesa per accedere alla misura B1. Le associazioni spaccate.
Regione Lombardia nei primi giorni di giugno stanzierà 2 milioni di euro e disporrà la proroga al 1° agosto 2024 dell’avvio della rimodulazione del “bonus caregiver” riconosciuto alle persone con disabilità gravissima e agli anziani non autosufficienti ad alto bisogno assistenziale assistite dal solo caregiver familiare (misura B1). Inoltre, con l’assestamento di bilancio di luglio stanzierà altri 8,5 milioni di euro, per evitare che si creino liste d’attesa per i nuovi accessi alla stessa misura. Al metesimo tempo garantirà la presa in carico dei cittadini in condizione di disabilità gravissima, contemperando la libertà di scelta della persona con quanto dispone la normativa nazionale in materia di implementazione dei servizi. Le risorse si aggiungono – dice la Regione – ai 30,5 milioni già stanziati, di cui 13 provenienti dal Fondo Sanitario Regionale.
È questo l’esito dell’incontro fra il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e i rappresentanti delle associazioni: Alessandro Manfredi di Ledha Fish; Angelo Achilli di Fand Lombardia; Valeria Negrini del Forum del Terzo settore lombardo, Emilio Rota e Salvatore Semeraro di Anffas Lombardia e Emilio Agosti di Anmic. Il confronto – scrive Regione Lombardia in una nota – continuerà anche nei prossimi mesi con la convocazione del “Tavolo Fna”, al fine di rendere strutturale quanto concordato. In particolare questo tavolo di confronto dovrà lavorare in vista del 2025, «con l’obiettivo di individuare soluzioni di lunga durata che evitino di ritrovarci il prossimo anno a dover affrontare le stesse criticità del 2024», spiega Alessandro Manfredi, presidente di Ledha.
Alla vigilia del 1 giugno
Il caso era scoppiato a fine 2023, quando Regione Lombardia aveva annunciato che dal 1 giugno 2024 più di 7mila sussidi per l’assistenza familiare sarebbero stati ridotti da 650 a 400 euro mensili in forza della necessità di adeguarsi al Piano Nazionale Non Autosufficienze che prevedeva uno spostamento di risorse dal supporto monetario all’erogazione di servizi. La delibera in questione era la n. 1669 approvata dalla Giunta regionale il 28 dicembre 2023. Dopo le accese proteste delle organizzazioni che si occupano di disabilità, a febbraio l’assessora lombarda Elena Lucchini aveva condiviso con le associazioni la nuova programmazione regionale del Fondo per le non autosufficienze. Il taglio del contributo ai caregiver veniva ridotto a 65 euro ma solo per il 2024 e non avrebbe toccato i gravissimi. Restava il problema dei nuovi accessi alla misura B1: senza risorse aggiuntive, non ci sarebbe stato modo di inserire nuovi accessi e sarebbero state quindi istituite delle liste d’attesa. Dopo quattro mesi di trattative e confronto con la Regione dai risultati insoddisfacenti, le associazioni lombarde sono scese in piazza il 23 marzo e i 16 aprile, con due manifestazioni di protesta.
«Siamo soddisfatti per questo risultato, in particolare per aver scongiurato la formazione delle liste d’attesa per la misura B1, che avrebbero avuto un impatto tragico per molte famiglie. Questo risultato che è il frutto del lavoro svolto ai tavoli istituzionali e delle iniziative promosse da tutto il mondo associativo, culminate con la manifestazione del 16 aprile», commentano Alessandro Manfredi, presidente di Ledha, e Angelo Achilli, presidente di Fand Lombardia. «Abbiamo ribadito di non essere contrari all’implementazione di servizi diretti di assistenza alle persone con grave disabilità che, al contrario, devono essere rinforzati», sottolinea Angelo Achilli, presidente di Fand Lombardia. «Tuttavia, pensiamo sia importante garantire alle persone con disabilità la possibilità di scegliere se affidarsi ai servizi o a un caregiver familiare, assicurando così la libertà di scelta sancita dalla Convenzione Onu».
La notizia arriva esattamente quattro giorni dopo la notifica del ricorso al TAR disposto dal Coordinamento Caregiver Familiari Misure B1 e B2 affondate, presentato alla stampa il 27 maggio. Si tratta di 27 associazioni seguite dall’avvocato Laura Andrao. «La nota di Regione Lombardia di oggi pomeriggio ci ha sopreso per il tempismo, ma ci conferma che i fondi richiesti a gran voce durante questi mesi ci sono sempre stati. La nostra azione però non mira ad avere un contentino, ma un cambio radicale di visione», commenta il Comitato nel suo comunicato, che non nasconde la spaccatura che si è venuta a creare in Lombardia – a seguito di questa vicenda – tra le associazioni che si occupano di disabilità. «Nella nota di Regione Lombardia non si accenna minimamente a cosa accadrà alle oltre 10mila famiglie che sono coinvolte dai tagli del 75% della misura B2, non si fa riferimento a come e quando saranno implementati i servizi e soprattutto si tratta di una misura emergenziale e non strutturale: risolveremmo il problema (parzialmente) per quest’anno, ma ci troveremo nella stessa identica situazione nel 2025, quando i tagli potrebbero essere ancora più consistenti e i servizi sempre più inadeguati. Per questo motivo, proseguiremo sulla strada del ricorso ancora più decisi e invitiamo le famiglie ad aderire con una cifra simbolica per far sentire la propria voce».
Nella foto in copertina, la manifestazione del 16 aprile (foto di Antonietta Nembri)
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