Welfare

Lombardia sempre più povera: il boom dei pacchi alimentari

Presentato il Bilancio Sociale 2013 dell'associazione Banco Alimentare della Lombardia. Nei suoi dati la conferma di come la crisi stia colpendo sempre più persone. L'emergenza alimentare della classe media +102% di "pacchi alimentari"

di Antonietta Nembri

Riuscire ad aumentare la propria capacità di raccogliere alimenti del 22% in cinque anni è una performance certamente positiva per qualsiasi organizzazione, ma nello stesso periodo i bisogni hanno avuto un’impennata (+79% di poveri assistiti dagli enti caritativi) così che graficamente i due risultati appaiono come l’allargarsi di una forbice.
È questo uno dei dati che si possono trovare nel bilancio sociale del Banco alimentare della Lombardia “Danilo Fossati”, realtà parte di una rete costituita da 21 organizzazioni coordinante dalla Fondazione Banco Alimentare.
Nella presentazione del bilancio sociale 2013 il presidente Gianluigi Valerin ha sottolineato: «Noi non abbiamo la pretesa di risolvere tutti i problemi», soprattutto in un contesto difficile come quello attuale. Il fatto è che la crisi economica sta impattando sempre più sulle famiglie lombarde.  Basti pensare che dei 2 milioni di poveri che secondo i dati Istat vivono nel Nord Italia, 700mila sono in Lombardia (+7%). Da parte sua il Banco Alimentare riesce a raggiungere 236mila bisognosi. E lo fa, ogni giorno, attraverso una rete di associazioni caritative. E il concetto “ogni giorno” è uno di quelli che sono stati sottolineati sia dal presidente Valerin sia dal direttore generale Marco Magnelli che è entrato nel dettaglio dei numeri. E attraverso di essi emerge la fotografia di una società impoverita, ma anche capace di creare valore «per ogni euro investivo nel Banco Alimentare se ne generano 30 che è il valore stimato dei generi alimentari raccolti e donati», ha sottolineato Magnelli.
Da parte sua il presidente Valerin ha posto l’accento sulle sinergie che si sono create nel corso degli anni tra non profit e cittadini, istituzioni e imprese profit e mondo accademico. Non a caso la presentazione del bilancio sociale si è tenuta nella sede di Altis dell’Università Cattolica, presenti i rappresentanti delle strutture caritative legate al Banco, degli enti pubblici come il Comune di Milano e delle aziende sostenitrici.

L’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino dopo aver definito il Banco Alimentare «una realtà bella con cui lavoriamo», ha auspicato la massima alleanza «tra soggetti diversi, per intersecare le risorse. Se da domani il Banco non ci fosse avremmo dei grossi problemi». Non poteva mancare poi un riferimento all’Expo «stiamo per invitare il mondo a casa nostra per discutere di nutrire il pianeta e si impone un’azione educativa sulla sana alimentazione».  E l’equilibrio alimentare è uno degli obiettivi anche di Banco Alimentare grazie anche alla collaborazione attivata con l’Ortomercato che ha visto un incremento di frutta e verdura che con altri alimenti freschi rappresentano il 50% del cibo distribuito.

La fotografia della Lombardia fatta dal Banco Alimentare vede come il numero degli assistiti per ogni struttura è cresciuto di oltre il 50%. E ancora, la sola città di Milano conta il 23% degli assistiti di tutta la regione. Ma il dato che colpisce è l’aumento esponenziale dei pacchi alimentari che vengono distribuiti dalle strutture caritative: +102% «È il sintomo di una povertà più diffusa, di una difficoltà generalizzata», ha osservato Magnelli ricordando come il pacco alimentare sia l’intervento più soft, mentre rispetto al 2009 nel 2013 si è assistito a una leggera diminuzione degli altri servizi dati dalle strutture.
Anche l'efficienza sociale del Banco è misurato nel bilancio: il 97% delle risorse è destinato alla mission. Un’efficienza sottolineata dal professor Grumo, responsabile della divisione non profit e impresa sociale di Altis, che ha definito i dati del Banco Alimentare della Lombardia la «dimostrazione di come anche nel non profit possono esistere esempi di imprese eccellenti. Si tratta di una realtà che fa dell’efficienza coniugata all’orientamento ai valori e al risultato la sua bandiera e che sa coinvolgere aziende e istituzioni in un percorso virtuoso di generazione di valore condiviso: un vero caso di scuola di impresa della carità».

Una realtà fatta di oltre 600 volontari e 17 dipendenti che, al di là della giornata della Colletta Alimentare, ogni giorno raccoglie prodotti  messi a disposizione da vari operatori del settore agro-alimentare e in grado di raccogliere le eccedenze di prodotti o pasti sia della Gdo sia della ristorazione collettiva grazie a Siticibo. Sono 500 le aziende donatrici.
Tra gli enti caritativi anche Fondazione Progetto Arca. «La possibilità di donare cibo è stato per noi un enorme aiuto perché attraverso di esso abbiamo un aggancio per metterci in relazione con la persona al di là del suo bisogno alimentare», ha detto Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca che ha sottolineato come dalla collaborazione con il Banco Alimentare siano nati nuovi servizi, come quello dei pacchi alimentari agli indigenti «attraverso il cibo si può salvare la vita umana nella sua complessità».
 


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