Welfare

Lombardia, più sinergie tra sistema penitenziario e sanitario

La Regione Lombardia ha aggiornato il piano per la prevenzione: in Italia il numero di persone che si tolgono la vita in prigione è 20 volte superiore a quello che si registra fuori

di Luca Cereda

Il piano per la prevenzione del rischio suicidi nelle carceri è stato aggiornato dalla Regione Lombardia Il nuovo documento è stato elaborato da un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti delle aree sanitaria e penitenziaria con l’obiettivo di fornire linee di indirizzo comuni affinché ogni istituto penitenziario intraprenda azioni più efficaci per la presa in carico dei detenuti con problemi di disagio psichico. In Lombardia nel 2022 si sono verificati 17 dei 53 suicidi avvenuti nelle carceri italiane, ad oggi.
L’emergenza Covid in ambito penitenziario ha provocato restrizioni per i contatti dei detenuti con l’esterno, un elemento che ha reso più dure le condizioni di pena. Si tratta insomma di un quadro difficile che, tra le sue conseguenze, ha provocato anche un aumento del tasso di suicidi in carcere, come rilevato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. In Italia infatti il numero dei suicidi in carcere è 20 volte superiore a quello che si registra fuori. A togliersi la vita, sono soprattutto i giovani tra i 20 e 30 anni, nel 2022 sono già 49.
“Un argomento da affrontare con molta attenzione”, ha evidenziato la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti. “E, proprio per questo, è necessario discuterne. Un percorso potrebbe consistere nel coinvolgimento degli attori del sistema penitenziario e sanitario, detenuti compresi, attivando una rete di attenzione per rilevare eventuali segnali di disagio e sofferenza emotiva correlabili ad un rischio di suicidi. E come altri ambiti hanno dimostrato, la prevenzione diventa fondamentale”.
Il piano regionale del rischio suicidi dovrà essere trasmesso alle varie articolazioni territoriali, sanitarie e penitenziarie per definire in modo congiunto, in ogni carcere, un ‘piano locale di prevenzione’.

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