Economia

Lombardia: per legge una riserva del 5% per la cooperazione sociale

La norma sarà approvata martedì dal Consiglio regionale del Pirellone. Intervista al primo firmatario e relatore Carlo Salvatore Malvezzi: «Saranno coinvolte anche aziende fornitrici e Comuni». In allegato il testo del provvedimento

di Redazione

Salvo ritardi dell’ultimissima ora sarà approvata dal consiglio regionale martedì prossimo (il giorno 27) la legge di riforma sulla cooperazione in Lombardia che manderà in pensione la vecchia l.r., n.21 del 18 novembre 2003. Nei giorni scorsi (esattamente nella seduta del 15 ottobre) la Commissione Attività Produttive e Occupazione del Pirellone ha infatti licenziato con i voti di tutti i gruppi e l’astensione del solo Movimento 5 Stelle il Pdl n.246 (in allegato). Il provvedimento porta la firma dei consiglieri Malvezzi, Piazza e Del Gobbo. Lo stesso Carlo Salvatore Malvezzi (Nuovo Centrodestra) è stato il relatore della norma. Vita.it lo ha intervistato.

Quali sono i punti qualificanti della riforma?
Abbiamo stabilito una riserva di legge per le cooperative sociali: la Regione, gli enti del sistema regionale (Sireg), le aziende sanitarie e ospedaliere destineranno almeno il 5% degli affidamenti a terzi per fornitura di beni e servizi alle cooperative sociali. Tutto questo naturalmente rispettando in ogni sua parte le prescrizioni del codice degli appalti. Con questa misura di fatto rendiamo stabile una prassi che fino ad oggi era sancita da un protocollo d’intesa da rinnovare anno dopo anno. Non solo. La destinazione rientrerà negli obiettivi strategici dei dirigenti pubblici in base al quali sono valutati gli stessi dirigenti e in base al quale viene gestita la quota variabile del loro compenso.

Vuole dire che i dirigenti regionali che non rispetteranno la riserva saranno penalizzati in busta paga?

Esattamente questo.

Tutto questo meccanismo non vale però per i Comuni?
Questo è vero, non potevamo obbligare i Comuni. Quello che potevamo fare e abbiamo fatto è stato condizionare la facoltà della Regione di autorizzare spazi di spesa nella cornice del patto di Stabilità territoriale in base all’applicazione o meno della riserva del 5%. Detto in soldoni solo i comuni virtuosi che rispetteranno la quota avranno più soldi da spendere. Poi ci sono altri due aspetti che vorrei sottolineare.

Il primo?
La legge prevede un meccanismo di premialità per quelle cooperative sociali che oltre a rispettare la quota del 30% di soggetti svantaggiati prevista dalla 381apriranno le porte cosiddetti soggetti deboli (così come individuati dal regolamento CE 80/2008):

  • lavoratori che hanno superato i 50 anni di età;
  • chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
  • chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale;
  • adulti che vivono soli con una o più persone a carico;
  • lavoratori occupati in professioni o settori con tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici dello Stato membro interessato;
  • componenti di una minoranza nazionale di uno Stato membro con necessità di consolidare esperienze in termini di conoscenze linguistiche, formazione professionale o lavoro, per migliorare le prospettive ad un'occupazione stabile;
  • lavoratore senza lavoro da almeno 24 mesi.

Il secondo?
Abbiamo previsto un sistema di rating per le società private fornitrici del comune che valorizza quelle che faranno proprio il meccanismo del 5%. In più in alternativa all’assunzione obbligatoria per i soggetti svantaggiati, ovvero al pagamento delle relative sanzioni (legge 68/99), le imprese potranno affidare servizi e attività a cooperative sociali iscritte all’Albo regionale. Assolvendo agli obblighi previsti sull’assunzione dei soggetti svantaggiati e favorendo la crescita del ruolo delle cooperative.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.