Famiglia
Lombardia: nasce una rete fra 22 Dipartimenti oncologici
Il coordinamento della prima fase di costituzione della "rete" è affidato all'Istituto Nazionale per la cura dei tumori
Parte la “rete oncologica lombarda”, che collega tutti i 22 Dipartimenti oncologici degli ospedali lombardi, le strutture diagnostiche, i soggetti che erogano assistenza domiciliare, gli hospice e i centri per le cure palliative fino alle organizzazioni non profit e di volontariato, per la cura del cancro alla mammella, del melanoma e dei tumori più rari.
Il network “Una rete per la vita” è stato presentato il 18 marzo dall’assessore alla Sanità, Carlo Borsani, e dal direttore della programmazione dell’assessorato, Maurizio Amigoni e consente ai pazienti di essere assistiti in tutte le fasi della malattia.
Il tumore della mammella è il più frequente e la prima causa di morte nelle donne (in cinque anni in Lombardia ne sono morte più di 13.000); il melanoma fa registrare 5.000 nuovi casi all’anno in Italia ed ha un’incidenza raddoppiata negli ultimi 20 anni (+300% in 40 anni); i tumori rari, che soffrono di carenza di expertise all’infuori dei centri di eccellenza e di minori investimenti in farmaci, rappresentano invece, globalmente, il 5-10% di tutti i tumori.
Tutte le strutture del network “dialogheranno” attraverso una piattaforma comune, condividendo percorsi diagnostici e terapeutici certificati, standardizzati e validati dal punto di vista della qualità, referti e contenuti clinici dell’assistenza. Potranno inoltre effettuare teleconsulti multidisciplinari e sperimentare forme di teleassistenza.
La “rete” verrà completata entro il 2006 con l’estensione a tutte le patologie tumorali, cosicché non dovranno essere più i malati a spostarsi ma si muoveranno le informazioni che li riguardano. I medici di un ospedale che hanno in carico un malato di tumore potranno ottenere un consulto da quelli di un’altra struttura sanitaria che ha una casistica superiore per quel tipo di patologie, così come un ammalato dimesso da un ospedale che deve fare chemio o radio terapia sarà guidato nei centri più adeguati.
Di fatto, il malato oncologico non si affida più soltanto a una determinata struttura ma, potenzialmente, a tutte le strutture della “rete” che sono in grado di assisterlo ed aiutarlo.
Il coordinamento della prima fase di costituzione della “rete” è affidato all’Istituto Nazionale per la cura dei tumori, che si avvarrà anche dell’expertise dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Per la stesura del provvedimento la Regione si è avvalsa del contributo di molti esperti e operatori impegnati nelle strutture ospedaliere e Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico lombardi, pubblici e privati (dall’Istituto dei Tumori, allo IEO, dal Besta al S. Matteo di Pavia, dal Niguarda al Fatebenefratelli e a tutti gli altri principali ospedali della Lombardia).
Sono state consultate anche le associazioni più qualificate in questo campo (dai rappresentanti della Lega italiana per la lotta ai tumori a quelli dell’associazione italiana di oncologia medica, AIOM).
Il Piano Oncologico Regionale è finanziato con un investimento aggiuntivo di 24 milioni di euro, che si aggiungono 1.407 milioni destinati alla prevenzione, diagnosi e cura della patologia oncologica dei 250.000 malati lombardi colpiti da tumori.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.