Formazione
Lombardia: immigrati più 13 per cento l’anno
Presentato il IV rapporto regionale della Fondazione Ismu per conto dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicit
Immigrati in aumento in Lombardia, con un ritmo del 13% l’anno, che equivale a un raddoppio in un quinquennio circa. Vanno inoltre decentrandosi rispetto al capoluogo (dal 52 al 48%) e tendono a stabilizzarsi: il 14% di essi è proprietario di abitazioni, mentre cresce il numero dei componenti familiari.
Sono questi alcuni dei dati emersi dal “Quarto Rapporto Regionale”, presentato oggi all’Auditorium del Consiglio Regionale, e svolto della Fondazione Ismu per conto dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità, con il patrocinio dell’Assessorato alla Famiglia e alla Solidarietà Sociale della Regione Lombardia.
Nel corso del quadriennio 2000/2004, la presenza sul territorio lombardo di stranieri ‘regolari’ provenienti dai cosiddetti “Paesi a forte pressione migratoria” si è accresciuta di circa 230mila unità, passando da 333mila a 554mila. Gli ‘irregolari’ rappresentano una componente minoritaria e sono soggetti a un andamento altalenante, a seconda delle aspettative del periodo.
Quanto alla localizzazione, anche se l’aumento è generalizzato su tutto il territorio regionale, i dati mostrano l’affermarsi di un sostanziale processo di diffusione e va rilevato come la provincia di Milano sia scesa per la prima volta nel 2004 sotto la metà delle presenze e tenda a crescere meno di quanto avviene sia nell’hinterland sia nel resto della regione.
Il rapporto Ismu esamina anche i cambiamenti intervenuti nelle strutture familiari, dove va accrescendosi la presenza dei minori (dal 14,1% del 2001 al 23,3% del 2004) e quella dei coniugati, fenomeni questi accompagnati da un aumento della titolarità delle abitazioni, passate dall’8,5% del 2001 al 14,1% del 2004.
Sul fronte economico, si riducono i lavoratori a reddito decisamente basso (quelli con meno di 500 euro mensili passano dal 15,1% al 5,1%), mentre aumentano significativamente quelli della fascia superiore ai 1.500 euro mensili (dal 2% al 18,8%). In parallelo, diminuisce di un terzo il tasso di disoccupazione della popolazione attiva (dal 18,5% all’11,1%) e il rapporto tra lavoratori regolari e irregolari sale da 5 a 2 nel 2001 a 8 a 2 nel 2004.
“Si stima infine – ha detto Vincenzo Cesareo, segretario Ismu – che le rimesse degli immigrati rappresentino per i paesi di origine una fonte di reddito pari a circa 500 milioni di euro”.
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