Cultura

Lombardia. Ferretto (An): “No a un partito mussulmano in Italia”

La consigliera regionale di An fa partire raccolta firme per impedire che il partito islamico di Adam Smith si presenti alle elezioni e non vuole che i mussulmani raccolgano fondi per l'8 x mille

di Ettore Colombo

Da oggi, a Milano, volontari di An raccoglieranno firme per due scopi precisi: lo scioglimento del partito islamico italiano appena fondato (una settimana fa) dal presidente dell’Unione musulmani italiana Adel Smith e il rifiuto dello Stato di giungere a un’intesa con gli islamici residenti sul nostro territorio che gli permetta di accedere ai finanziamenti dell’otto per mille.
Due obbiettivi, un solo motivo, spiega Silvia Ferretto, consigliere regionale di An in Lombardia: “La realtà è che il Corano contiene versetti terribili, incitazioni alla violenza, all’intolleranza razziale e religiosa, alla teocrazia e alla discriminazione tra uomo e donna”. Certo, la Ferretto è pronta a riconoscere che lo stesso Corano contiene anche versetti che incitano all’amore e alla solidarietà, ma spiega: “Alcuni musulmani scelgono di ispirarsi a questi ultimi, altri ai primi”. Niente otto per mille, è la sua tesi, e niente partito islamico in Italia fino a che non ci sarà chiarezza su questi temi e gli stessi islamici non saranno riuniti in un’unica associazione con valori condivisi.
Tra i principali temi sul tappeto proprio le sottili differenze confessionali che dividono, per ora, anche i tanti musulmani presenti nel nostro Paese. “Non fatemi passare per razzista – si preoccupa di precisare più volte la battagliera consigliera regionale di An – io sono aperta a tutte le confessioni Ma c’è bisogno che si rinunci a pretese totalitarie o teocratiche”.
Cosa che, a suo dire, non avrebbe fatto proprio lo Smith, protagonista, oltre che della fondazione del primo partito ispirato ad Allah che abbia calcato il territorio nazionale, anche di roventi polemiche con la religione cattolica. Ha cominciato, infatti, con la richiesta di togliere i crocefissi dagli ospedali, e ha continuato con alcune “offese” (così le giudicano, almeno, i suoi detrattori) alla religione cattolica, contenute nel volume che ha recentemente pubblicato per rispondere alle invettive di Oriana Fallaci. “Ci vuole rispetto” spiega la Ferretto. E a chi gli ricorda che nemmeno la Fallaci abbia brillato per correttezza, ribadisce: “Sì, ma lei non vuol mica fare un partito”.
Insomma, musulmani in Italia va bene, ognuno con la propria confessione religiosa, ma non si organizzino in partito e non chiedano soldi allo Stato, almeno fin quando non avranno fatto professione di tolleranza e rispetto dei diritti umani. Secondo la consigliera di An, sulla vicenda, c’è perfino un precedente: un analogo partito nato in Turchia, infatti, sarebbe stato sciolto, con l’approvazione della Corte di Giustizia europea, proprio sulla base dell’adesione della Ue alla carta fondamentale dei diritti umani.
La vicenda però, è destinata a far discutere. Anche perché finora, sebbene Smith abbia mostrato una nutrita vena polemica, di formali richiami a teocrazie islamiche o a intolleranza razziale, nell’atto di fondazione del suo partito, non c’è traccia. Per di più, i musulmani italiani, che per primi riconoscono di non aver ancora raggiunto un’intesa fra loro per un vertice unitario che li rappresenti, si stanno organizzando proprio per ottenere l’otto per mille.
E in un recente convegno presso la Camera dei Deputati, Omar Camilletti, della Lega Musulmana, ha chiarito che, tra i gruppi che hanno richiesto l’adesione, non c’è nessuno che voglia “legittimare le mutilazioni femminili o riposare il venerdì”. Insomma, la questione è quanto mai scottante. E la raccolta di firme rischia di traformarsi in un’iniziativa antidialogo. La Ferretto assicura di no, e chiarisce di aver rivcevuto decine di lettere, mail, telefonate, che la invitavano a tale passo. Da An, per ora, nessuna posizione ufficiale.

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