Formazione

Lombardia: custodi sociali con il servizio civile

Approvata dalla giunta lombarda la sperimentazione per l'evoluzione del custode socio-sanitario nell'area metropolitana di Milano

di Redazione

Una sessantina di giovani che fanno il servizio civile, coordinati da una decina di operatori sociali (i “custodi socio- sanitari”), opereranno, in collaborazione con i portieri dei caseggiati, per individuare e risolvere, anche con l’aiuto della rete dei servizi territoriali, le situazioni di maggior bisogno e difficoltà in cui si trovano gli anziani che lì vivono. Lo prevede il progetto sperimentale “Evoluzione del custode socio-sanitario nell’area metropolitana di Milano”, che è stato approvato dalla giunta regionale della Lombardia su proposta dell’assessore alla famiglia e solidarietà sociale Gian Carlo Abelli. Il progetto lombardo è stato ritenuto dal ministero della Salute, dall’Ufficio nazionale per il servizio civile interessante e ne è stata proposta la realizzazione anche nelle regioni Piemonte, Lazio, e Liguria. Per la realizzazione del primo anno di questa sperimentazione, la Regione Lombardia ha stanziato 375mila euro; altri 750mila sono stati stanziati dal ministero della Salute. Il Comune di Milano contribuirà alla riuscita del progetto mettendo a disposizione dei giovani che faranno il servizio civile alloggi situati nelle case popolari. “E’ un ulteriore tassello – afferma il presidente Roberto Formigoni – della politica a favore degli anziani realizzato in questi anni su più fronti: dal potenziamento delle residenze sanitarie assistenziali ai buoni e voucher socio-sanitari che consentono all’anziano di rimanere più a lungo nel proprio domicilio. Questo progetto sperimentale, tra l’altro, diventerà operativo proprio all’inizio dell’estate che sappiamo essere un periodo particolarmente critico per le persone anziane, soprattutto quelle sole. Così, mettiamo in pratica un metodo che sa dare una risposta non burocratica ma attenta ai reali bisogni delle persone alle quali ci si rivolge” “La Regione Lombardia – ha precisato l’assessore Abelli – ha individuato un modello innovativo di presa in carico degli anziani in difficoltà. Si tratta di un intervento preventivo per contrastare e interrompere quei processi di esclusione che nascono da problemi di salute e di inadeguatezza sociale. E’, anche questo, un modo per mantenere l’anziano nel proprio domicilio e di conseguenza evitargli o ritardargli l’istituzionalizzazione”. Per ora saranno una trentina i caseggiati o gruppi di caseggiati interessati; in ciascuno di essi opereranno, in media, due giovani del servizio civile, opportunamente formati per essere in grado di riconoscere le situazioni di bisogno sia nei casi in cui esse si manifestino chiaramente sia, soprattutto, in quelli in cui il bisogno non si manifesta così chiaramente. In alcuni casi si faranno carico di alcuni interventi (accompagnamento dal medico, acquisto farmaci, ecc) in altri, più complessi, faranno intervenire il “custode socio- sanitario”. I custodi socio-sanitari sono operatori provenienti dall’area socio-sanitaria con un’accurata formazione in materia e in grado quindi di riconoscere i bisogni e di essere valido supporto agli anziani con cui verrà quotidianamente in contatto. Dovranno essere in grado di offrire sia una pronta assistenza nei casi più semplici sia attivare, nei casi più complessi, la rete dei servizi presenti sul territorio. Loro compito sarà anche quello di coordinare la rete dei servizi del territorio, collaborare col portiere dello stabile e svolgere un lavoro di ‘tutoring’ per i giovani del servizio sociale. Anche il portiere dello stabile riceverà un’adeguata formazione per renderlo capace di monitorare la situazione, realizzare piccoli interventi, accogliere i giovani che fanno il servizio civile. L’elemento fortemente innovativo e il vero motore di questa sperimentazione e la “centrale operativa”. Costituita dai “custodi socio-sanitari”, coordinerà tutta l’attività di aiuto sia in forma diretta che attraverso l’utilizzazione della rete dei servizi presenti sul territorio. Questo progetto amplia l’esperienza del servizio di ‘portiere sociale’, promosso dal Comune di Milano, che interessa 20 caseggiati Aler e dove l’attività di assistenza è gestita dai portieri, coadiuvati da personale del terzo settore. Ora la sperimentazione della Regione, oltre ad affiancare a queste 20 postazioni altre 30, inserisce in modo più preciso, nell’assistenza, anche la componente socio-sanitaria “Il modello sperimentale proposto dalla Regione Lombardia, -afferma l’assessore Abelli – che prevede una forte integrazione e interazione con la rete dei servizi gestiti dal Comune e dall’Asl di Milano, dalle associazioni del Terzo Settore e dai giovani del servizio civile, partirà dunque a giugno. Dopo un mese di formazione, a luglio, gli operatori saranno in grado di aiutare molti anziani milanesi ad affrontare meglio il periodo critico dell’estate”


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