Famiglia

L’Olocausto delle persone con disabilità

Furono 300mila i disabili tra le vittime del programma “Aktion T4”, portato avanti dai nazisti in base alla premessa che quelle fossero vite indegne di essere vissute. «Memoria del passato, memoria per il futuro: il virus della discriminazione, dell’odio e del razzismo nei confronti delle persone con disabilità e di chiunque altro venga ritenuto “diverso” è ancora sin troppo spesso presente», dicono le associazioni

di Redazione

Sono state circa 300mila le persone con disabilità vittime dell'Olocausto, sterminate insieme ad ebrei, dissidenti politici, minoranze etniche e omosessuali. È il tristemente celebre programma “Aktion T4” messo in atto dai nazisti, che tra le persone con disabilità si sono accaniti in particolare su bambini e su quanti presentavano disturbi mentali, malattie genetiche o malformazioni. Tutto ciò nasceva dal fatto che le persone con disabilità venivano considerate da Hitler e dai suoi seguaci «vite indegne di essere vissute» e, pertanto, da sterminare. Lo sterminio è stato attuato anche attraverso pratiche di sterilizzazione forzata.

«Oggi, come FISH, ricordiamo lo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale, ma la nostra non vuole essere una semplice rievocazione di ciò che è stato e che mai più dovrà accadere, bensì un monito per i tempi presenti, dove continuiamo purtroppo a registrare parole di odio nei confronti delle persone con disabilità o, ancor peggio, cruenti episodi di cronaca che vedono le stesse persone con disabilità vittime di violenze, minori compresi»: a dirlo è Vincenzo Falabella, presidente della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. L’Olocausto delle persone con disabilità servì da “primo tragico esperimento” per quanto avvenne poi per altre fasce di popolazione, lanciando al tempo stesso un messaggio per «un presente e un futuro che vogliamo sia fatto di inclusione, libertà e rispetto per l’altro». «È proprio di fronte a questo evento dedicato alle tragedie di ottant’anni fa – aggiunge Falabella – che oggi e in ogni altro giorno dell’anno vogliamo ricordare come il virus della discriminazione, dell’odio e del razzismo nei confronti delle persone con disabilità e di chiunque altro venga ritenuto “diverso”, sia ancora sin troppo spesso presente e vada combattuto con forza in Italia e nel resto del mondo».

Anche Silvia Cutrera, vicepresidente della Federazione, impegnata da tempo su questi specifici temi, ribadisce che «la Giornata della Memoria non dev’essere un semplice rituale, ma un impegno forte, per ricordare che il massacro di tantissime persone con disabilità fu una storia di orrore tra gli orrori, solo recentemente, purtroppo, venuta alla luce. Una storia che va resa sempre più visibile e di fronte alla quale non bisogna mai abbassare la guardia perché il pericolo di discriminazioni e violenze è sempre in agguato».

Le atrocità che hanno trovato luogo fertile all’interno di sedicenti società civilizzate quale era la Germania dell’epoca sono le stesse che tutt’oggi, in determinati contesti, continuano a ripresentarsi in maniera molto più “subdola e nascosta”, sottolinea anche Anffas. «Perché, purtroppo, quella della disabilità come “vite di minor valore” o “peso sociale” è una visione che anche nel tempo che viviamo non è ancora del tutto sconfitta. Infatti, le persone con disabilità, soprattutto quelle con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, ancora oggi sono vittima di episodi di segregazione, violenza, maltrattamenti, discriminazioni, pregiudizi e negazioni di diritti. Basti pensare quanta fatica, nella prima fase della pandemia Covid-19 ma anche nella successiva campagna vaccinale, sia stata necessaria al movimento associativo per sensibilizzare le Istituzioni sulle specifiche ed ulteriori bisogni ed attenzioni necessari per salvaguardare la salute e la stessa vita delle persone con disabilità». La Giornata della Memoria rappresenta allora un’occasione imperdibile per ribadire con forza che non si può dare per scontato che alcune dinamiche siano oggi del tutto scomparse. È necessario ricordare quanto accaduto affinché non accada mai più e sensibilizzare le nuove generazioni, come è necessario continuare a consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità a partire dal rendere conosciuti, vivi ed agiti i paradigmi introdotti dalla Convenzione Onu sui diritti delle Persone con Disabilità.

«Solo in presenza di una società coesa, solidale e inclusiva, dove tali valori sono fortemente radicati e costantemente coltivati si può sperare che quei necessari anticorpi, che in ogni società civile devono assolutamente essere presenti, siano capaci di impedire il rigurgito di antiche e nuove forme di odio e violenza verso altre persone a causa della loro diversità, in qualsiasi forma essa si manifesti», dice Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas. In questa giornata, oltre Anffas Nazionale, numerose associazioni Anffas operanti sul territorio si sono a loro volta mobilitate, ad esempio con la mostra “Ricordiamo, perché non accada mai più” a Faenza, Bologna e Rapallo o con il concerto “Un canto libero” a Mantova. Anffas Sanremo ha partecipato alla realizzazione di un cortometraggio dal titolo "Seife", scritto e diretto da Riccardo Di Gerlando e prodotto dall’associazione L’Aquilone Onlus Sanremo e Zuccherarte Ponente: si tratta di un corto sull’Aktion T4, disponibile al seguente link: https://youtu.be/iCxMN2GTgfQ.

In foto, un frame di Seife, il cortometraggio di Riccardo Di Gerlando

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