Migranti

L’Odissea della Life Support finisce a Napoli

Accolta la richiesta di sbarcare in un porto sicuro più vicino e non ad Ancona per evitare condizioni meteo avverse. A bordo della nave di Emergency ci sono 171 naufraghi, 44 quelli trasbordati su una nave della Guardia costiera. Il capo missione Jonathan Nanì La Terra: «Avremmo preferito un porto ancora più vicino, ma ora le condizioni sono stabili»

di Francesco Crippa

Le 171 persone soccorse il 5 aprile nelle acque libiche dalla nave Life Support di Emergency verranno sbarcate a Napoli e non più ad Ancona. È stata accolta, dunque, la richiesta inoltrata il 6 aprile dal comandante Domenico Pugliese al Maritime rescue coordination centre – Mrcc di Roma per evitare ai migranti, già in condizione di estrema vulnerabilità, quattro giorni di navigazione in condizioni meteorologiche avverse. Le previsioni, infatti, danno per questi giorni nell’Adriatico un mare forza 7 (su una scala che arriva fino a 10), il che significa onde alte circa quattro metri.

«Avremmo preferito un porto ancora più vicino, non tanto per noi quanto per i naufraghi perché così facendo si aumenta comunque la loro sofferenza», dice a VITA Jonathan Nanì La Terra, capo missione della Life Support. «In ogni caso, ringraziamo le autorità per averci concesso un porto più vicino che ci ha permesso di evitare condizioni meteo avverse». L’attracco nel porto di Napoli è previsto per le 8.30 di domani 8 aprile.

Inizialmente, i naufraghi erano 215, soccorsi in tre diverse operazioni di salvataggio operate nella zona di Search and rescue della Libia. «La prima era un gommone di circa 10 metri, sovraffollato e su cui i naufraghi non avevano i giubbotti salvagente». Condizioni che chi salva vita in mare vede quasi ogni giorno e infatti riscontrate anche nelle altre due imbarcazioni intercettate, un nave di legno con doppio ponte e un gommoncino. Entrambe imbarcavano acqua. 

Dei 215 naufraghi, 44, quelli individuati come più fragili e vulnerabili, sono stati trasbordati su una nave della Guardia costiera vicino a Siracusa nella notte tra il 6 e il 7 aprile. Tra i disagi ravvisati, oltre a disidratazione e debolezza causata dalle fatiche del viaggio, anche alcuni casi di ustioni provocate dal contatto con una miscela di acqua e carburante. Ora, a bordo della Life Support le condizioni sono stabili: «C’è qualcuno con dei sintomi di mal di mare, ma niente di grave. Tutti i casi di disidratazione sono rientrati, sono stati curati dal nostro staff medico, ma sicuramente sono tutti un po’ provati dal viaggio», continua Nanì La Terra. Si tratta di persone in fuga da instabilità politica, conflitti armati, povertà, crisi climatica e altri fattori. Provenienti in prevalenza dall’Eritrea e dalla Somalia, a bordo ci sono anche persone dal Bangladesh, Camerun, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Ghana, Mali e Benin. Tra di loro ci sono 91 minori, quasi tutti non accompagnati: solo in nove, spiega il capo missione, sono assieme alla famiglia

In apertura: I naufraghi a bordo della Life Support – Foto di Dario Bosio, Emergency

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